ATANASIO di Ricardo Primario
Architetto attivo a Napoli nella prima metà del sec. 14°, la cui opera al servizio della casa d'Angiò è testimoniata da documenti dell'epoca. Fonte primaria a tal riguardo sono i registri tratti dalla cancelleria angioina (Schulz, 1860), in particolare quelli che fanno riferimento a iniziative edilizie promosse da Roberto d'Angiò e nei quali A. viene menzionato per il conferimento di incarichi. L'architetto, il cui cognome risulta di antiche origini nell'onomastica napoletana, con molta probabilità era figlio di Ricardo Primario, preposto alla direzione di opere pubbliche a Napoli nel periodo di Carlo II. Una testimonianza che avvalora questa ipotesi è fornita da un documento del 20 febbraio 1313 relativo a un'eredità riguardante la vedova di Ricardo e i figli del defunto, Gallardo, Giovanni, Martucello e un altro ragazzo di nome appunto A. (Carabellese, 1899). L'impegno a Napoli in opere pubbliche dei Primario e di altre maestranze locali, accanto ad artisti francesi, è rappresentativo, agli inizi del Trecento, del progressivo accoglimento, da parte degli Angioini, delle complesse tradizioni culturali trovate in situ e rientra in un programma politico finalizzato a consolidare il potere della dinastia nel territorio.Dopo aver eseguito nel 1328 riparazioni in Castel Nuovo, nel 1336 A. lavorò come protomagister nella fabbrica della certosa di S. Martino, subentrando in tale carica a Tino di Camaino, morto in quell'anno; nel cantiere erano presenti anche altri due artisti napoletani, Francesco de Vito, responsabile dei lavori assieme al maestro senese, e Mazzeo di Malotto, assunto con la funzione di assistente (Schulz, 1860, docc. CLVII, CLXXI). Il 7 marzo 1329 Roberto d'Angiò aveva dato ordine a Giovanni de Haya, reggente della Curia della Vicaria, di edificare quello che successivamente venne denominato Castel Sant'Elmo, ovvero un "palatium in summitate montanae sancti Erasmi prope Neapolim" (Colonna di Stigliano, 1896, p. 27). In una lettera del 1336, indirizzata al tesoriere Martuccio Sirico, lo stesso Giovanni de Haya, soprintendente dell'opera, rende nota la morte di Tino di Camaino e nomina in suo luogo A. come protomagister operis castris Belfortis (Schulz, 1860, doc. CDXIII). Sempre nel 1336, A. stimò con il fratello Gallardo e con Agostino Bonifacio lo stato della chiesa e della fabbrica di S. Pietro ad aram. Successive notizie di A. si trovano in una lettera di Roberto d'Angiò datata 1 marzo 1337, indirizzata al notaio Riccardo Squallato: in essa il sovrano ordina che venga edificato un arsenale sulla spiaggia Muricino, vicino alla chiesa del Carmine, e sceglie l'architetto napoletano come protomagister della fabbrica. Il 3 luglio dello stesso anno A. venne incaricato di completare gli interventi nei cantieri degli arsenali presso la loggia dei Marsigliesi e di quelli al di sotto di Castel Nuovo, nel luogo detto Suppalazio (Colombo, 1894). Dal 1336 al 1338 fu nuovamente designato direttore dei lavori nella fabbrica di Castel Nuovo, fondato da Carlo I d'Angiò; Roberto vi promosse alcune opere di ristrutturazione, tra le quali anche i lavori per gli acquedotti affidati ad Atanasio. Lo stesso sovrano comandò nel 1338 al castellano Vivaldone di Millau di fare eseguire restauri in Castel dell'Ovo, designando A. come responsabile. Gli interventi, stimati urgenti, riguardavano la cappella del Salvatore, la torre maggiore detta Normandia e la porta Magna.Non si hanno più notizie dell'artista sino al 1340, quando Pietro di Cadeneto e Giovanni da Giovenazzo, succeduti a Giovanni de Haya nella soprintendenza della fabbrica di Castel Sant'Elmo, comunicarono in una lettera datata 1 agosto 1340 la morte di A., nominando in suo luogo il napoletano Balduccio de Bacza, con il titolo peraltro di praepositus anziché di protomagister (Schulz, 1860, doc. CDXVII).
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