ATEIO Pretestato Lucio (L. Ateius Praetextatus)
Si chiamò da sé Philologus, pare sull'esempio di Eratostene di Cirene, e fu di svariata dottrina letteraria, ragguardevolissimo fra i grammatici dell'ultimo periodo repubblicano. Nato ad Atene, dovette cadere assai giovane nelle mani di M. Ateio, l'avo del celebre giurista Ateio Capitone, in occasione della presa di Atene stessa (86 a. C.), e, con lui venuto a Roma e ivi manomesso, tenne scuola con larga fortuna, e istruì molti delle migliori famiglie. Ebbe intimità di relazioni letterarie con Sallustio e Asinio Pollione, e aiutò entrambi, con indicazioni o suggerimenti scritti, nella composizione delle loro opere storiche. Il lavoro suo più vasto fu certamente una miscellanea dal titolo Hyle (Silva), ch'egli in una lettera a tal Lelio Erma caratterizzava con le parole: quam omnis generis coëgimus... octingentos in libros. Se non fu un opuscolo a sé, poté rientrare in codesta opera, come uno dei libri che la componevano, la trattazione An amaverit Didun Aeneas; la quale non era probabilmente questione di quel genere vuoto e insipido che fu caro ai grammatici ἐνστατικοί e λυτικοί, di cui parla K. Lehrs nel volume su Aristarco, ma o discuteva il problema se proprio Didone, e non piuttosto la sorella Anna, secondo che affermava Varrone, fu l'amante di Enea, o indagava la storicita della tradizione degli amori di Didone e d'Enea (R. Heinze, Virgils epische Technik, 3ª ed., Lipsia 1915, p. 115, 1). Ateio si occupò pure di pinacografia, il che implicava valutazione critica ed estetica degli scritti e degli autori catalogati. Maggior risonanza ebbe certamente l'opera sua di glossematore, più volte sfruttata da Verrio Flacco: un genere che a Roma fiorì fin dal principio della scienza filologica ed ebbe il primo trattatista con Aurelio Opillo.
I frammenti si trovano in G. Funaioli, Grammaticae rom. Fragmenta, Lipsia 1907, I, p. 136 segg. Fonte principale di notizie, Svetonio, De grammaticis.