ATENE (V, p. 169; App. II,1, p. 296; III,1, p. 165)
Topografia antica. - La prosecuzione di scavi organizzati (agorà, Ceramico), la frequenza di ritrovamenti fortuiti nelle maglie della città moderna, rapidamente rinnovatasi negli ultimi decenni, la pubblicazione scientifica dei singoli scavi e recenti sintesi storica-urbanistiche hanno ampiamente arricchito le conoscenze della topografia e della storia di Atene.
Saggi sulle pendici meridionali dell'acropoli e presso la Klepsydra, ritrovamenti negli strati più profondi dell'agorà hanno contribuito a una ricostruzione ormai notevolmente chiara della preistoria della città. In periodo Neolitico l'acropoli (pendici meridionali) si è confermata fulcro originario dell'insediamento principale. Ad esso succedono, più ampiamente documentate, le fasi protoelladiche e medioelladiche, con reperti nelle stesse zone, e, più lontano, presso l'Accademia (casa protoelladica). Ma i contributi più notevoli sono rivolti all'A. tardoelladica o micenea: partendo dalle fondamentali acquisizioni degli scavi americani sulle pendici settentrionali dell'acropoli, si è ricomposto recentemente l'aspetto e la storia dell'acropoli micenea con un palazzo del TE IIIb e con una cinta muraria (Pelargikòn alto e basso) del TE IIIc. Tombe a camera con ricchi corredi (ormai più di 30) sono apparse in vari punti della città. Alle necropoli, sia quelle più ricche presso il Dipylon sia quelle sparse un po' dovunque ai limiti delle strade irradiantisi dal centro, si deve l'accresciuta conoscenza di A. nei periodi submiceneo, protogeometrico, geometrico e orientalizzante. La loro distribuzione topografica contribuisce anche alla conoscenza della morfologia urbanistica di A., in questi periodi ancora priva di notevoli resti edilizi, fatta eccezione della cosiddetta hierà oikia dell'Accademia (9° secolo), di un recinto a pianta ovale nell'agorà (8° secolo) e dei poveri resti di una casa presso l'Odeion di Erode Attico (7° secolo).
Con il periodo arcaico e dopo le riforme soloniane, A. assume una qualificazione di aree urbanistiche, che resterà fondamentale nella sua storia, col nucleo religioso dell'acropoli e quello politico dell'agorà.
Acropoli. - La precisazione dell'aspetto dell'acropoli micenea spiega ora più chiaramente il condensarsi di culti, e per conseguenza lo sviluppo di successive fasi edilizie, nelle due aree del pyrgos (già bastione all'ingresso dell'acropoli, con una prima serie di culti) e dell'archaios naòs ed Eretteo (già nucleo centrale del palazzo, col culto di Athena Poliàs e delle divinità eroiche locali). La revisione incessante dei dati del rapido scavo del secolo scorso (1882-90) e delle fonti, ha portato al conseguimento di alcune certezze e alla formulazione di ipotesi più convincenti. Al tempio più antico, documentato dalle fonti, sono ora riferite le due basi di colonne, a S dell'Eretteo, già ritenute del mégaron miceneo: il piccolo tempio prostilo di periodo tardogeometrico giustifica il nome di archaios naòs che si ripete nelle fonti per le costruzioni che si succedono, nell'area centro-settentrionale dell'acropoli, per il culto di Athena Poliàs. Fu ricostruito, o parzialmente restaurato, in età soloniana e radicalmente sostituito dal noto periptero di età pisistratea. Di quest'ultimo tempio, distrutto dai Persiani e solo parzialmente ricostruito per assolvere, fino alla fine del 5° secolo o poco oltre, alle funzioni di thesauròs, sono stati riesaminati i frammenti della decorazione marmorea frontonale, con nuove ricomposizioni, ancora inedite. L'Eretteo, nell'ambito della restaurazione monumentale classica dell'acropoli programmata da Pericle, ne fu il successore, inglobando in un'originale sintesi architettonica anche le vicine aree sacre del Kekropion e del Pandroseion, e assumendo il valore di area misterica: recenti studi hanno accertato il senso della descrizione pausaniana, da E a O, fondamentale per la comprensione di una struttura così articolata, di cui s'ignora ancora l'ideatore, nonostante i tentativi di attribuzione a Mnesikles o a Kallikrates. Le vicende edilizie nell'area del Partenone sono meno chiare, non essendo possibili profonde verifiche sul terreno: è convinzione ormai diffusa, tuttavia, che qui sia sorto originariamente un Hekatompedon, anche a giustificare la trasmissione del nome al successivo Partenone pericleo, quindi un tempio al quale vengono riferiti gli elementi della cosiddetta trabeazione H e i grandi gruppi in poros come decorazione frontonale. Tra Maratona e Salamina si data la grande impresa di un Partenone marmoreo (vecchio Partenone), interrotto dall'incursione persiana al secondo filare dell'alzato. Il progetto fu ripreso, sottilmente modificato e portato a termine da Pericle nel Partenone di Iktinos e Kallikrates. Vari tentativi di dare altra spiegazione alla successione di tali fasi mancano di sufficienti argomentazioni. Più concreti contributi vanno ricordati per la decorazione scultorea del monumento, oltre che per il recupero dell'aspetto, stilisticamente corretto, della statua criselefantina della Parthenos. Anche l'area dell'ingresso (Propilei e santuario di Athena Nike) è stata oggetto di studi, che ne hanno precisato fasi, aspetto e problemi: in particolare si ricorda il recupero significativo, anche se ancora assai lacunoso, della decorazione frontonale del tempietto di Athena Nike. Scavi e ricerche hanno portato a notevoli risultati sulle pendici meridionali dell'acropoli: precisazioni topografiche e storiche in santuari già noti (Asclepio, Afrodite Pandemos e Dioniso Eleutereo), scoperta di un santuario, ricco di offerte e dedicato alla ninfa, a S dell'Odeion di Erode Attico (recentemente restaurato), in un quartiere di lunga vita che vede, in periodo tardoantico, anche la presenza di scuole filosofiche.
Agorà. - Il quadro topografico, sostanzialmente recuperato da alcuni decenni, si è ulteriormente precisato con le scoperte di singoli monumenti. La stoà basileios, portico della metà del 6° secolo distrutto dai Persiani, ricostruito e ampliato con due ali avanzate alla fine del 5° secolo, presso l'angolo nord-ovest dell'agorà, chiarisce ora per riflesso i problemi della vicina stoà di Zeus. Presso l'angolo sud-ovest una grande fontana pubblica di periodo classico, il grande quadrilatero dell'Heliaia tardoarcaica, il recinto degli eroi eponimi e altri monumenti minori si affiancano all'ingresso nella piazza di una delle più importanti arterie viarie di Atene. Presso l'angolo sud-est la pisistratea Enneàkrunos segna, con la vicina Zecca, un altro punto fermo nella topografia dell'agorà. Tra le due aree si stende l'imponente complesso di tre portici del medio ellenismo, elevati a sostituzione di una più semplice sistemazione di periodo classico. Sul lato orientale, per rispondere a esigenze di conservazione museografica dell'imponente massa di materiali di scavo, è stata ricostruita con esattezza scientifica (anche se in contrasto con principi di conservazione storica del paesaggio archeologico) la stoà di Attalo. Davanti ad essa passa la via delle Panatenaiche: vari monumenti ad essa affiancati sono stati esplorati e studiati, dall'altare dei XII Dei fino all'Eleusinion, scoperto, al di là dell'agorà, sulle pendici nord dell'acropoli. Ancora ignota buona parte del lato nord dell'agorà, mentre gli scavi stanno ora chiarendo le vicende dell'area di collegamento tra l'agorà greca e quella romana. Lo studio dei materiali per classi completa l'aspetto monumentale del centro politico ateniese, con una documentazione fondamentale anche per la storia del mondo antico.
Quartieri e zona dell'Ilisso. - Scavi fortuiti, oltre ad ampliare le nostre conoscenze sulle necropoli e sull'architettura privata ateniese, ristudiata recentemente nella valletta dell'areopago e ai limiti dell'agorà, hanno permesso l'individuazione topografica di vari monumenti pubblici, soprattutto nell'area meridionale (tribunale del Palladion, quartiere en limnais, con il Dionysion e il Pythion) e il percorso delle mura urbane con le relative porte, nelle diverse fasi. Una vasta area a S dell'Olympieion offre, oggi, una serie di monumenti nel contesto topografico e in successione stratigrafica, presso il locale percorso delle mura temistoclee: ai monumenti di età romana, già noti, si sono aggiunti i resti di un tempio della seconda metà del 5° secolo, forse di Apollo Delfinio, con l'adiacente tribunale del Delfinion, resti di fulloniche tardoantiche e di un grande recinto rettangolare d'incerta identificazione. Al di là dell'Ilisso, sono ancora in luce gli ultimi resti del muro di terrazzamento del tempio ionico, smantellato alla fine del Settecento e oggi identificabile come tempio di Artemide Agrotera, mentre il celebre Metroon viene collocato più a valle. Ai limiti ormai di questa vasta area sono state precisate anche le sedi di due importanti ginnasi della città, il Liceo a nord e il ginnasio di Cinosarge a sud-est.
Ceramico e Accademia. - Accertamenti scientifici, unitamente alla progressiva edizione dei materiali delle necropoli, hanno chiarito i problemi di tre importanti settori dell'area del Ceramico esterno. Le mura, qui ben conservate con i due ingressi del Dipylon e della hierà pyle, presentano una successione dalla fase temistoclea a quella cononiana, con rifacimenti nella seconda metà del 4° secolo a.C. e in periodo tardoantico. Tra le due porte è stato esplorato il Pompeion nelle sue tre fasi edilizie: un'originaria struttura nel tipo dei ginnasi, degl'inizi del 4° secolo, punto di partenza della pompé panatenaica, fu ricostruita a tre navate nel 2° secolo d. C. e ripristinata in periodo tardoantico. E proseguita anche l'esplorazione dei recinti tombali della necropoli lungo le due arterie della via sacra e della via dell'Accademia col demosion sema. Anche l'area dell'Accademia, ricordata da numerose fonti, è stata oggetto di recenti indagini: chiaramente identificata dal recupero di un horos, è ormai sufficientemente nota nella successione delle sue fasi storico-edilizie. Area di insediamenti e necropoli preistoriche e protostoriche, ebbe un notevole sviluppo a partire dai Pisistratidi fino in periodo ellenistico e romano, con un ampio portico e un grande ginnasio. Vedi tav. f. t.
Bibl.: Oltre agli aggiornamenti annuali in Bull. Corr. Hell. (Chronique), Ergon e Praktikà della Società arch. greca, Arch. Deltion (Chronikà), Arch. Reports of JOurn. Hell. Stud., il materiale archeologico e bibliografico è organicamente raccolto nelle seguenti ampie sintesi: I. Thallon Hill, The ancient City of Athens, Chicago 1953 (rist. 1969); W. Johannowsky, in Enc. Arte ant., I (1958), pp. 767-863; J. Travlos, Πολεοδομικὴ 'Εξέλιξις τῶν 'Αϑηνῶν, Atene 1960; Kirsten-Kraiker, Griechenlandkunde, Heidelberg 19675, pp. 49-155, 865-70; L. Beschi, in Enc. Arte ant., Suppl. 1970 (1973), pp. 90-8; J. Travlos, Bildlexikon zur Topographie der antiken Athen, Tubinga 1971; W. Zschietzschamann, in Pauly-Wissowa, Real-Enzykl. klass. Altertumsw., Suppl. XIII (1973), cc. 56-140; N. Papachatzis, Παυσανίου ‛Ελλάδος Περιήγησις, 'Αττικά, Atene 1974. Per l'acropoli cfr. gli ultimi contributi: J. K. Trikkalinos, Die Geologie der Akropolis, Atene 1972; A. K. orlandos, Les graffiti du Parthénon, ivi 1973; J. A. Bundgaard, The Excavations of the Athenian Acropolis, I-II, Copenaghen 1974; M. Bruskari, Τὰ μνημεῖα 'Ακροπόλεως, Atene 1975. Per l'agorà, oltre alla rivista Hesperia e ai suoi Supplements, cfr. le due collane: The Athenian Agorà, Results of Excavations conducted by the Americ. School class. Stud. of Athens; Excavations of the Ath. Agorà, Picture Books; e inoltre H. Thompson, The Athenian Agorà, A Guide, 19622.
Per il Ceramico, oltre a singoli contributi in Athen. Mitteilungen, e in Archaeol. Anzeiger, cfr. la collana Kerameikos, Ergebnisse der Ausgrabungen, I, 1939 segg.