ΑΤΕSSA
Località della Frentania montagnosa, in provincia di Chieti, da cui parte un segmento di tratturo in uso fin da età preromana, che a Tornareccio si immette in un braccio maggiore. Proprio lungo questo tratturo, in località Colle Mozzone, fu rinvenuto nel 1971 un frammento di statua in calcare simile a quella del Guerriero di Capestrano: ne rimane il torso allungato, acefalo, dai volumi appiattiti, mancante di parte del braccio destro e con la superficie molto corrosa. In vita ha un cinturone a cinque zone come nel torso di Rapino e nel più famoso esemplare da Capestrano. Alcune linee incise, quasi illeggibili, suggeriscono una bandoliera. Le braccia, prive di ornamenti, sono appoggiate ad angolo retto sull'addome e di fianco a esse si intravedono dei pilastrini o supporti laterali. La posizione è frontale e mancano approfondimenti anatomici eccettuato un leggero incavo lungo la spina dorsale.
In località Passo Porcari, fu casualmente scoperto nel 1973 un piccolo santuario italico con tempietto in antis senza podio e cella con pavimentò in signino e pareti intonacate. Davanti c'era un altare di arenaria con una testa d'ariete schematica sulla voluta angolare del cappello. Nonostante l'apparente modestia formale, vi è una precisa rispondenza matematica tra le varie parti della cella, dell'ara e del recinto, che non può essere casuale. I moduli di costruzione sono di 6, 8 e 20 piedi osco-campani. Quello di A. rientra nel gruppo di santuari vicani, in prossimità di tratturi, la cui fioritura si colloca nel II sec. a.C. e la cui fine spesso non oltrepassa la guerra sociale. Oltre allo scarso materiale rinvenuto (ceramica in gran parte a vernice nera, monete, punta di lancia in ferro e oggetti bronzei spesso deteriorati dal fuoco), il terreno circostante ha restituito una testa di cavallo fittile e un bronzetto alto cm 32 rappresentante un giovane stante, in nudità eroica, con lancia nella sinistra e mantello sulla spalla. La statuetta era posta su una base bronzea ritrovata accanto. L'ottimo livello di esecuzione fa ritenere per certo che non si tratta di un prodotto locale, ma di importazione, probabilmente dalla Magna Grecia e la sua datazione, per l'eclettismo delle forme, suggerisce una data all'inizio del II sec. a.C., in un'età quindi leggermente anteriore alla costruzione del santuario stesso del quale costituisce un ex voto importante.
Bibl.: G. Colonna, Scavi e scoperte, in StEtr, XLI, 1973, p. 514; V. Cianfarani, Convergenze e divergenze di culture abruzzesi nell'età del ferro, in Introduzione alle antichità italiche. Atti del I Convegno di Storia antica adriatica, Chieti-Francavilla 1971, Chieti 1975, p. 51; id., Culture arcaiche dell'Italia medioadriatica, in AA.VV., Popoli e civiltà dell'Italia antica, V, Roma 1976, p. 83, tav. XCI; V. Cianfarani, L. Franchi dell'Orto, A. La Regina, Culture adriatiche antiche di Abruzzo e di Molise, Roma 1978, p. 119, tav. CXLVIII; G. Iaculli, in Prima Italia. L'arte italica del I millennio a.C. (cat.), Roma 1981, p. 144 s., n. 95; R. Papi, Frammento inedito di scultura italica, in QuadChieti, II, 1981, p. 17, nota 5. Per il santuario: E. Fabbriconi, Architettura templare di età tardo ellenistica nel Sannio meridionale, in AA.VV., Storia come presenza, Ancona 1974, pp. 9-16; ead., Il santuario di Atessa, ibid., III, 1982, pp. 85-112; ead., Il bronzetto di Atessa, in Giornate di studio in onore di A. Adriani, Roma 1991, pp. 209-220.