ATLANTE (A. T., 112)
Il nome di Atlante, connesso con il nome mitico (Atlante che sorregge il mondo; vedi sopra), è dato in tutte le lingue europee alla catena montuosa dell'Africa del nord.
L'Atlante costituisce l'ossatura della regione che gli Arabi chiamano Maghreb, e gli Europei il paese di Barberia (Tunisia, Algeria e Marocco); esso è dunque una delle catene montuose più conosciute del globo.
L'Atlante è una catena a pieghe. All'estremità occidentale continua nella Spagna, di là dallo Stretto di Gibilterra, con la Cordigliera Betica; all'estremità orientale, continua con le montagne di Sicilia e con l'Appennino. Esso fa dunque parte del sistema alpino. Le Alpi, l'Appennino, l'Atlante, la Cordigliera Betica, formano un potente sistema montuoso in forma di cerchio, che gira attorno al Mar Tirreno e al bacino occidentale del Mediterraneo. Al centro dell'anello montuoso emergono i vecchi terreni granitici e gneissici della Corsica e della Sardegna, che i geologi considerano come il resto di un continente ch'essi chiamano la Tirrenide. I vecchi massicci di Provenza in Francia, di Calabria in Italia, di Cabilia in Algeria, sarebbero pure frammenti della Tirrenide, Sprofondata oggidì sotto il mare. La costa mediterranea dell'Atlante è effettivamente regione di fenomeni vulcanici, e la ripidezza dei pendii sottomarini lascia presumere una grande frattura. La Tirrenide, di cui l'affondamento sarebbe recente (Pliocene), avrebbe fatto la parte di compressore nell'emersione della catena; a sud dell'Atlante la piastra rigida del Sahara è l'altra mascella della morsa in cui i corrugamenti dell'Atlante sono stati compressi.
All'infuori della Cabilia, i graniti e i vecchi scisti non appariscono quasi mai salvo che nel Marocco, ove l'erosione è stata spinta più lontano che altrove. Quelli che caratterizzano il paesaggio, sono in generale terreni molto più recenti, a partire dal Secondario: il Triassico (montagne di salgemma, pantani salati, gesso); potenti calcari giurassici (causses marocchine e algerine, creste dentate del Djurdjura); il Cretacico, molto vario, ricopre spazî più estesi che qualunque altro terreno; l'Eocene è rappresentato dai famosi strati di fosfati e dal flysch; il Miocene come anche il Pliocene sono stati portati ad altitudini superiori ai mille metri. I movimenti del suolo sono dunque tutti di data recente; così per la sua età come per la configurazione generale, l'Atlante si riattacca al sistema alpino.
La catena dell'Atlante è doppia. Lungo il mare corre l'Atlante Telliano dell'Algeria, prolungato nel Marocco dal Rif. Ai margini del Sahara corre l'Atlante Sahariano, prolungato nel Marocco dall'Alto Atlante. Sono due sistemi molto differenti: la catena settentrionale è molto profondamente corrugata, e si sono ritrovati nel Rif dei veri carreggiamenti come nelle Alpi; la catena meridionale è soltanto ondulata, di tipo giurassico. Fra le due catene sono intercalati blocchi potenti di vecchi penepiani impigliati nel corrugamento generale, ma rimasti rigidi: il horst marocchino, chiamato altresì meseta marocchina, e il horst algerino.
L'aspetto dell'Atlante, per una parte considerevole della sua estensione, non ha più nulla d'alpino, ma ha un'originalità africana. Forse una metà dell'Atlante, nonostante la vicinanza del mare, appartiene al dominio dei bacini chiusi, ma non si tratta tuttavia d'un fenomeno contemporaneo: i geologi hanno stabilito che, dal Triassico in poi, molti strati sono rappresentati da depositi continentali, che si sono formati nei bacini senza scolo. Il dominio dei bacini chiusi è stato in passato anche più esteso che ai nostri tempi; ha cominciato a diminuire per l'erosione regressiva dei torrenti mediterranei, dopo che il Mediterraneo occidentale ha preso la sua forma attuale per effetto dello sprofondamento della Tirrenide.
Sebbene l'Atlante marocchino abbia delle cime che oltrepassano i 4000 metri, attorno alle quali si sono scoperte tracce modeste di glaciazione, tuttavia il Quaternario non può qui essere chiamato un periodo glaciale; esso fu bensì caratterizzato da un clima più umido di quello attuale, e le alluvioni quaternarie, che i fiumi non erano in grado di trasportare fino al mare, hanno ricoperto i bacini chiusi sopra immense superficie. Queste formano delle pianure malamente definibili, di cui le parti più basse sono occupate da paludi salate. Quantunque i corrugamenti dell'Atlante nel complesso serbino una direzione E.-O., si verificano nell'interno dell'Atlante stesso grandiosi accidenti sahariani, con orientazione N.-S., che sono di estrema importanza; dobbiamo prenderli in considerazione per analizzare le varie parti dell'Atlante, ch'essi dividono in altrettante sezioni ben distinte e sovrapposte a piani di altitudine crescente da E. a O., cioè dalle Sirti all'Atlantico.
L'Atlante marocchino. - L'Atlante marocchino è la parte più caratteristica di tutto il sistema: è come un mondo chiuso. Il grande solco sinclinale N.-S., che è seguito dalla Muluia, è la linea divisoria di due piattaforme profondamente diverse. La piattaforma marocchina raggiunge subito considerevoli altezze, superiori a 3000 m. questo tratto occidentale dell'Atlante è il solo che possa considerars come alta montagna, rivaleggiando in altitudine con le Alpi. Anche la catena del Rif lungo la costa non oltrepassa i 2000 metri che in via eccezionale, ma essa è assai più elevata e più massiccia che non le modeste colline del Sahel Oranese (da 300 a 400 metri) delle quali è la continuazione. L'Atlante marocchino forma una barriera potentissima fra le pianure e gli altipiani subatlantici de Marocco (Fez, Marocco) e le pianure e gli altipiani dell'Orania Algerina.
Tra il Rif e il restante dell'Atlante marocchino s'insinua una valle profonda, lunga e stretta, con direzione E.-O., che è quella generale del corrugamento. Questa era in tempi non remoti uno stretto, che potrebbe dirsi antenato di quello di Gibilterra, e metteva l'Oceano in comunicazione con il Mediterraneo. È chiamato i Corridoio di Taza, dal nome di una piccola città d'importanza strategica, che è al suo centro. Alle due estremità di esso si trovano Tlemcen dalla parte dell'Algeria, e Fez dalla parte del Marocco due sorelle rivali; ciò basterebbe a dimostrare l'importanza d'un corridoio così difeso. È veramente la sola porta di comunicazione fra l'Algeria e il Marocco, una porta che gli avvenimenti storici mostrano spesso chiusa; prima cura del protettorato francese fu di aprire e liberare il corridoio per costruirvi una strada ferrata L'Atlante marocchino si stende come un immenso anfiteatro di fronte all'Oceano Atlantico, il che ha molta importanza dal punto di vista climatico. Infatti esso alimenta grandi fiumi: il Sebou navigabile nel suo corso inferiore (portata invernale e primaverile circa 50 mc. al 1″), e l'Oued Oum-er-Rebia, anche più importante del Sebou, ma che conserva fino all'oceano i caratteri proprî di un torrente alpino. Non vi è altro fiume simile in tutto il resto dell'Atlante, e l'Oum-er-Rehia, e soprattutto il suo affluente l'Oued-el-Abid, schiudono possibilità uniche nell'Africa del nord per la produzione di energia con lo sfruttamento delle cascate. L'importanza di questi due fiumi non deve essere attribuita soltanto alla quantità assoluta delle precipitazioni, forse assai più scarse di quanto si possa immaginare, ma altresì al fatto che l'Atlante marocchino è completamente asciugato dai corsi d'acqua; non vi si trovano affatto i bacini chiusi, che sono un carattere così particolare dell'Atlante orientale; scavato da un'erosione fluviale già avanzata, l'Atlante marocchino presenta l'aspetto delle nostre montagne europee.
Seguendo Foucauld e P. Schnell, dividiamo l'Atlante marocchino in Rif, Medio Atlante, Alto Atlante e Anti Atlante.
Il Rif è un'individualità geografica evidente, ancora poco conosciuta: è la catena costiera del Mediterraneo. L'Alto Atlante è la grande catena del Marocco meridionale; la parte orientale e quella occidentale si distinguono per i caratteri molto variati: a O. del colle di Telouet abbiamo l'Atlante di Marrakech (Marocco), composto di vecchi scisti, con le più alte cime dell'intero sistema (Diebel Toubkal 4250 m.); ad est del colle di Telouet l'Alto Atlante, che, per quanto se ne può giudicare presentemente, appare qual era in origine: ha conservato benissimo un rivestimento di calcare giurassico ed è un po' meno elevato (Aribel Aïachi 3500 metri). È abitato da uomini feroci, divisi in piccoli aggruppamenti, i Berberi. L'Atlante occidentale al contrario, di cui Marocco si può dire la metropoli, fu la culla della dinastia Almohade, e oggi è la zona dei grandi caïds, il Glaoui, il Goundafi, potenti signori, che provvedono all'ordine pubblico e regnano ciascuno nella propria alta vallata.
L'Alto Atlante è spezzato bruscamente dalla costa oceanica nella regione di Agadir; sul suo prolungamento si trovano le Canarie. Geologi, zoologi e anche archeologi hanno raccolto un certo numero di elementi che tenderebbero a provare che, in questa regione, la vecchia leggenda platonica dell'Atlantide non è completamente priva di fondamento (Gentil, Maroc plysique; découvertes archéologiques de M. Lequeux à Agadir, 1926).
A S. dell'Alto Atlante si estendono lunghe ondulazioni parallele, che sono evidentemente le ultime ripercussioni del corrugamento nella piattaforma sahariana: Anti Atlante e, più a sud, Djebel Bani. Dopo che Foucauld ha segnalato queste ondulazioni, non se ne sono apprese molte altre notizie; Gentil ha tuttavia scoperto un potente massiccio eruttivo, il Djebel Siroua, che riunisce e in un certo modo rinsalda l'Alto all'Anti Atlante sotto il meridiano di Marrakech, formando così il quadro montagnoso nel quale è compresa la provincia marocchina del Souf.
Il Medio Atlante è la parte dell'Atlante marocchino intorno alla quale le nostre conoscenze sono state più rinnovate dopo che vi è il protettorato francese. Nella più gran parte del suo sviluppo non è una catena, ma il blocco sopraelevato della meseta marocchina. Il basamento è un vecchio penepiano, in cui i corrugamenti spianati dall'erosione hanno una direzione erciniana N.-S. All'estremità occidentale, nell'hinterland di Rabat, il penepiano è stato ripulito e ringiovanito dall'erosione; è il paese dei Zaërs, dei Laïan e dei Zemmour, a struttura appalachiana e a rilievo tormentato, quantunque modesto, fino a circa mille metri (Termier, Le pays des Zaïan, in Bulletin de la Société Géologique de France, 1925, fascicoli 7-8). Più ad E. il penepiano ha conservato il suo rivestimento di calcari giurassici potentissimi; è un paese di causses. Sovrasta al paese dei Zaïan con una falaise terminale dirupata e mostra alla superficie un lungo allineamento in direzione S.-N. di vulcani quaternarî ben conservati, che l'hanno fatto soprannominare l'Alvernia del Marocco. Esso contiene le più belle foreste di cedri del Marocco e le più fiorenti; ha qualche lago montano (prodotto dallo sbarramento delle lave) circondato di cedri e popolato di trote (Aguelman Sidi Ali). Situato interamente tra i 1800 e i 2000 metri d'altezza, esso non è abitabile nell'inverno per i Marocchini; si chiama altipiano dei Beni Mtir e dei Beni Mguild, dal nome delle tribù che vi portano le loro greggi a pascolare durante il periodo estivo. Soltanto al margine meridionale e sud-orientale, lungo la Muluia, il Medio Atlante ha l'aspetto di una vera catena; le maggiori altitudini, superiori a 3000 metri, sono al S. di Taza, nel paese dei Beni-Ouaraïne, dove sono appena penetrate le truppe francesi.
L'Atlante marocchino, nel volgere degli anni è sempre sfuggito interamente all'autorità del governo (Makhzen). Ma il Medio Atlante è la quintessenza del paese ribelle (bled siba); con la sua massa enorme, con la sua situazione nel cuore della regione, esso ha esercitato sullo sviluppo del Marocco una grande influenza negativa.
L'Atlante algerino. - Ad E. della Muluia incomincia bruscamente un altro Atlante, quello dove i bacini chiusi degli Chotts hanno il predominio; può chiamarsi Atlante algerino, quantunque comprenda anche il Marocco orientale (regione di Figuig, Oudida).
La divisione corrente è in Atlante telliano, Altipiani, Atlante sahariano.
La divisione in Atlante telliano e Altipiani è del tutto regolare e di dominio comune. La differenza dei paesaggi colpisce il viaggiatore, anche il meno attento: da una parte le grandi spianate prodotto di colmamenti, dall'altra le gole, i dirupi, le guglie dell'Atlante telliano profondamente dissecato da un'erosione energica. Tuttavia l'Atlante telliano non è uniformemente montagnoso. Serba questo carattere al massimo grado nella parte più centrale, la Cabilia (il massiccio di vecchi scisti che si suppone sia un frammento della Tirrenide, incastrato nell'Atlante telliano come un corpo estraneo). Vi si trova la cima più elevata dell'Atlante telliano (2308 metri) nel Djurdjura, una serra calcarea schiacciata contro il margine del massiccio di vecchi scisti. All'ovest della Cabilia, l'Atlante Zakkar, Ouarsenis), in cui l'altitudine oltrepassa i 1500 metri. Ma nel complesso è disposto attorno a una corona di grandi pianure sublitoranee (Mitidja, Chéliff, pianure oranesi); è la grande sinclinale che continua nel Marocco con il Corridoio di Taza.
All'est della Cabilia il regime delle pianure sublitoranee si riprende con la pianura di Bona, avanguardia delle pianure tunisine.
L'Atlante sahariano è più elevato che il telliano. L'Aurès contiene la cima più elevata dell'Algeria (Djebel Chélia 2329 metri). Ma l'Atlante sahariano è molto meno imponente, anzitutto perché s'innalza sopra lo zoccolo elevato degli Altipiani, poi perché come questi è ricco di bacini chiusi colmati: è, per così dire, nascosto sotto i suoi stessi resti, penetrato e sommerso dalle pianure. Una caratteristica frequente del paesaggio sono certe corone di tronchi montagnosi, susseguentisi, che emergono isolati dalle alluvioni: i geologi li hanno paragonati a una processione di bruchi.
L'Atlante sahariano è tagliato in due da un grande accidente N.-S., la larga breccia di Biscra, alla quale corrisponde sugli Altipiani la conca detta Piana di Hodna (400 metri soltanto, mentre nel Marocco orientale lo zoccolo degli Altipiani è a 1400 metri). All'ovest di Biscra e di Hodna, gli Altipiani hanno certamente per basamento costante il vecchio penepiano erciniano (horst algerino), che rimane generalmente nascosto sotto sedimenti di grande potenza. Lo si scorge tuttavia attraverso delle finestre aperte nei calcari giurassici sopra le causses dell'Orania e del Marocco orientale.
All'est di Hodna, vi è una zona di alte pianure chiamate spesso Altipiani di Costantina, che sommerge la continuazione dell'Atlante sahariano. Qui veramente (v. algeria) l'Atlante sahariano e il telliano si raggiungono, e l'horst algerino intermediario scompare. (V. Tavv. LIII e LVI).
L'Atlante tunisino. - L'Atlante tunisino è molto meno caratteristico dell'Atlante marocchino. L'Atlante tunisino e l'algerino si continuano e si compenetrano scambievolmente; le alte pianure di Costantina si prolungano in Tunisia nella regione del Kef; la grande vallata della Megerda sembra una pianura sublitoranea. L'Atlante tunisino ha tuttavia alcuni caratteri particolari: anzitutto i corrugamenti prendono una direzione nord e lasciano penetrare, fra di essi e il golfo delle Sirti, una sporgenza della piattaforma sahariana fino alle porte di Tunisi; poi, con questa direzione, si immergono perpendicolarmente sotto il canale di Sicilia, fra il Capo Bianco e il Capo Bon: il che forma un disegno di coste incavate da baie e irte di promontorî. Questo carattere è accentuato dal fatto che il livello del mare ha avuto qui un movimento positivo. Il porto di Biserta è certamente un rias.
Tali caratteri orografici hanno ripercussioni umane considerevoli (v. marocco; algeria; tunisia).
Flora. - È noto come la porzione settentrionale dell'Africa percorsa, dal Marocco alla Tunisia, dall'Atlante come da una spina dorsale, appartenga, per il suo clima e le sue produzioni, alla regione mediterranea. La vegetazione è un elemento essenziale di questo paesaggio, sia per la sua composizione, sia per la distribuzione altimetrica che assume in rapporto con l'orografia.
Sotto quest'ultimo riguardo possono essere distinte nella regione atlantica tre zone principali:
1. Zona inferiore sempreverde o mediterranea costiera, la quale raggiunge nel Marocco circa 660 m. s. m., in Algeria 1000-1200 m., in Tunisia 800-900 m., nell'Atlante sahariano, secondo recenti ricerche del Rickli, 2061 m. (Djebel Mekter); in generale il limite altimetrico della vegetazione mediterranea s'innalza da N. a S. e da O. a E. in rapporto diretto con l'accentuarsi del carattere continentale del clima. Il paesaggio botanico della zona inferiore si complica poi per il fatto della lunga depressione interposta fra la catena costiera (Piccolo Atlante) e la catena interna (Grande Atlante), cosicché bisogna distinguervi anzitutto un distretto mediterraneo vero e proprio, comunemente noto col nome di Tell, e uno interno o steppico, presahariano.
Il Tell è essenzialmente caratterizzato dalla macchia e dalla gariga mediterranee, molto ricche di specie. e perfettamente corrispondenti, sia per le affinità floristiche, sia per la loro fisionomia stazionale e stagionale, alle corrispondenti formazioni degli altri settori del nostro mare interno. Sulla costa esiste, oltre alla macchia, anche una vegetazione propria delle stazioni sabbiose e rupestri, e, specialmente lungo il margine delle sebkhas tunisine e algerine, s'incontrano consorzî di piante caratteristiche dei terreni salmastri (Chenopodiacee, Salsolacee, Tamarix articulata, Cynomorium coccineum, ecc.). All'interno, il rivestimento vegetale primitivo è largamente alterato dall'estensione assunta dalle colture e, in generale, dall'azione dell'uomo. Sul terreno argilloso calcareo è largamente diffusa la steppa secondaria, con piante bulbose e boscaglie di Chamaerops humilis; mentre, dove la profondità del suolo e le altre condizioni stazionali lo consentono, permangono lembi del bosco primitivo, caratterizzati essenzialmente dalle querce (Quercus suber, Quercus ilex, var. ballota) o dal pino d'Aleppo (Pinus halepensis). Delle due prime specie, il sughero è specialmente abbondante nell'Algeria orientale e fra i 200 e gli 800 m. s. m., raggiungendo però anche 1300 m.; il leccio è più propriamente accantonato fra gli 800 e i 1200 m. s. m. e si spinge sino al margine del Sahara. Quanto al pino d'Aleppo, esso s'incontra dal litorale sino alle altezze notevoli dell'Atlante sahariano, 1700 m., ma il suo centro di diffusione sembra essere situato lungo il limite meridionale del Tell. Nelle pinete che esso costituisce s'incontrano, frammisti alla specie principale, anche i due ginepri mediterranei (Juniperus oxycedrus, J. phoenicea) e, in sottobosco, come arbusto o come alberetto la Callitris quadrivalvis, conifera endemica dell'Atlante e tipo certamente molto antico, in quanto le specie congeneri appartengono tutte all'emisfero australe ove assumono una distribuzione estremamente disgiunta, dall'Africa meridionale a Madagascar e in Australia.
Le steppe nell'interno sono state classificate da Flahault in 5 tipi distinti: 1. steppa sassosa a Stypa tenacissima (Alfa); 2. steppa argillosa a Lygeum spartum ed Artemisia herba-alba; 3. steppa salina a salsolacee, Tamarix, collegata dalla lunga catena degli Chotts interni; 4. steppa sabbiosa ad Aristida pungens (Drinn); 5. Davas, cioè depressioni arricchitesi di sostanze fertilizzanti trasportatevi dalle piogge, a macchie di Pistacia atlantica e Zizyphus lotus.
Un carattere particolare presenta infine la vegetazione steppico-desertica della costa atlantica marocchina per la presenza delle euforbie cactiformi (Euphorbia resinifera, E. officinarum, ecc.), dell'Acacia gummifera e dell'unica Sapotacea (Argania sideroxylon) che raggiunga latitudini così settentrionali.
Da un punto di vista colturale questa zona corrisponde alla zona dell'olivo, pianta che in Algeria si estende dal livello del mare fino a 1200 m., prosperando dovunque è sufficientemente curata, tanto che l'eccesso di produzione viene adoperato per l'industria dei saponi. Vi crescono tutte le specie proprie della coltura mediterranea e quindi assai bene la vite, gli agrumi e gli alberi fruttiferi; e vi si possono coltivare molte piante delle altre zone temperate e subtropicali calde del globo.
2. Zona mediterranea montana. - La maggior parte di questa zona è rivestita da estesi consorzî forestali, costituiti sia da latifoglie a chioma caduca, sia da conifere. Fra le prime è già stata accennata l'estensione assunta verso l'alto dalla Quercus ilex var. ballota, tanto nell'Atlante telliano, quanto nel sahariano; fra le seconde, ricordata l'Abies numidica nel massiccio di Babor e probabilmente anche nell'Atlante marocchino, deve essere particolarmente citato il Cedrus Libani var. atlantica, il quale costituisce grandi foreste fra 1300-2000 m. s. m., raggiungendo in qualche punto il limite della vegetazione arborea. Il sottobosco di queste foreste si distingue per un'abbondante contingente di specie europeo-siberiane, giuntevi per via iberica e italiana in un periodo prequaternario.
Ricerche paleontologiche anche recenti dimostrano come numerose specie di questa categoria fossero già durante il Terziario intimamente mescolate alla vegetazione mediterranea. In Africa, dove non possono essere giunte che anteriormente all'inizio del periodo glaciale, esse debbono, grazie alle fasi pluviali del Quaternario, avere assunta in questo periodo, relativamente recente nella storia del clima, la grande diffusione che attualmente presentano nella zona montana dell'Atlante, eliminando anche gli ultimi residui della flora sub-tropicale del Terziario.
3. Zona delle orofite. - Nell'Atlante, come nel resto della regione mediterranea, le vette montane che si spingono al disopra del limite della vegetazione arborea, sono rivestite da una flora di impronta alpina; cotiche di graminacee, erbai crescenti in mezzo alle petraie, frutici e suffrutici a cuscinetto, vegetazione rupicola e così via; flora orofila, caratterizzata dalla povertà di forme specifiche, spesso anche d'individui, ma da un endemismo complessivamente ricco, perché parecchie specie hanno un'area assai ristretta.
Dal punto di vista della sua genesi, questa flora orofila può essere distinta nei componenti seguenti:1. artico alpino, scarsissimo in Africa (per es. Juniperus nana); 2. alpino e specialmente alpino occidentale, con specie in comune (Alopecums Gerardi, Trisetum gaudinianum, Arenaria grandiflora, Ononiscenisia, Erinus alpinus), o con varietà vicarianti, veri endemismi neogenici (Berberis alpina var. hispanica, Draba aizoides var. hispanica); 3. mediterraneo, assolutamente predominante e composto, anche in questo caso, sia delle stesse specie della zona inferiore, che si spingono sino a grande altezza, sia di forme orofile di evidente derivazione mediterranea.
Recentemente il Maire, considerando la distribuzione delle orofile atlantiche anche nella direzione est-ovest, ha distinto floristicamente l'Atlante marocchino dalle montagne numidiche, rilevando che mentre il primo ha affinità nettamente iberiche, le seconde presentano piuttosto rapporti siciliani e tirreni. Evidentemente la penisola iberica, più lontana dai centri di dispersione delle specie arcto-terziarie e percorsa da catene montane dirette in senso est-ovest, non ha potuto trasmettere all'Atlante marocchino che un contingente molto impoverito di questa origine, il che spiega il carattere arcaico e più prettamente mediterraneo della flora orofila marocchina, in confronto a quello della flora numidica.
Fauna. - La fauna della regione dell'Atlante offre una mescolanza di forme tipicamente circummediterranee, e quindi simili a quelle europee, e di forme nettamente etiopiche. Le forme africane, molto più numerose fino al periodo pontiano, diminuirono successivamente, in parte estinguendosi sul luogo, in parte migrando verso sud; nondimeno, specialmente nel Marocco, ne restano ancora oggi varî rappresentanti caratteristici. Tali sono: un macaco (Inuus ecaudatus), che abita il Marocco (come anche le rocce di Gibilterra); un insettivoro della famiglia dei Macroscelides propria dell'Africa meridionale e dell'Africa orientale, vivente in Algeria e Tunisia, il Macroscelides rozeti; il leone, limitato nell'Africa settentrionale all'Alto Atlante; il Felis pardus; il F. serval berberorum; il Cynailurus jubatus guttatus; il Canis aureus; la Hyaenastriata; la Zorrilla lybica; Xerus getulus; Gerbillus; Meriones; varie specie di dipi; Ctenodactylus gundi; Hystrix cristata; Gazella dorcas; Alcelaphus bubalis; un muflone, Ammotragus lervia; ecc. Gli orsi, i ricci, i toporagni, le lepri, i cinghiali, il Putorius hernmineus algiricus, la genetta nera, sono invece elementi faunistici di carattere europeo.
Gli Uccelli della regione dell'Atlante, come quelli di tutta l'Africa settentrionale, posseggono un carattere più spiccatamente mediterraneo anziché etiopico; nondimeno, nel Marocco, come anche in Egitto, si nota una penetrazione tropicale abbastanza accentuata. I quattro uccelli più caratteristici della fauna del Marocco sono. la Faraona del Marocco (Numida Sabyi), il Pycnonotus barbatus, il Francolinus bicalcaratus ayesha e l'Eupodotis arabs, a cui possono aggiungersi il Gufo del Capo (Otus capensis), il Geronticus calvus, sorta d'Ibis sudafricano, l'Aquila Adalberti, forma occidentale dell'aquila imperiale. Altri uccelli notevoli sono l'Ardea garzetta, il Corvus corax tingitanus, il Telephonus senegalus cucullatus, il Turdus merula mauretanicus, il Carduelis carduelis africanus, l'Emberiza striolata Saharae, il Dryobates major mauretanicus.
Fra i Rettili, due generi (Saurodactylus e Trogonophis) e 13 specie sono esclusivi della regione. La Testuggine mauritana e l'Emide leprosa sono molto abbondanti. Così i camaleonti. Vi sono varie specie di gechi, due Gymnodactylus particolari e varie forme di Acanthodactylus, localizzati specialmente nell'Alto Atlante. Notiamo ancora fra i rettili più interessanti l'Uromastix, chiamato impropriamente lucectola delle palme, l'Ophisaurus Koellikeri, localizzato al sud del Marocco, varî Eumeces, Scincus, Gongylus, Seps, i rappresentanti dei generi Coronella, Zamenis, Tropidonotus, Macroprotodon, Psammophis (P. Schokari), Caelopeltis, qualche vipera, il Cerastes cornutus, la Naja haje, il Bitis arietans.
Fra gli Anfibî che hanno carattere nettamente europeo, sono piuttosto frequenti la rana verde, il rospo verde, il Bufo mauritanicus, la raganella, il Discoglossus pictus, qualche salamandra, qualche tritone.
Fra i Pesci d'acqua dolce sono notevoli gli elementi africani come i Leobarbus e il Varicorhinus. I molluschi terrestri e d'acqua dolce presentano un miscuglio di forme europee ed etiopiche. Il comune granchio d'acqua dolce è diffuso; mancano i gamberi (Potamobiidae).
Bibl.: Per la sezione tunisina e algerina esiste una collezione completa di carte topografiche al 200.000, al 100.000, al 50.000, disegnate dal Servizio Geografico dell'esercito francese. Al Marocco il rilievo topografico, ancora provvisorio, è a buon punto.
Un servizio geologico funziona in Algeria da circa mezzo secolo. Molte carte geologiche al 50.000 sono state pubblicate, e la serie si avvia al completamento. La carta geologica generale dell'Algeria all'80.000 è stata pubblicata nel 1900 (Servizio Geologico); quella della Tunisia nel 1892 (Aubert); quella del Marocco a 1.500.000 nel 1912 (Gentil).
Si hanno numerose monografie geologiche per le varie regioni. Per la struttura d'insieme, cfr. soprattutto L. Gentil, Le Maroc physique, Parigi 1912; E. F. Gautier, Structure de l'Algérie.
Per notizie sulla flora v.: A. Engler, Die Pflanzenwelt Afrikas, in A. Engler e O. Drude, Die Vegetation der Erde, IX, I, Lipsia 1901-1909; M. Rikli, Lebensbedingungen und Vegetationsverhaltnisse der Mittelmeerländer und der Atlantischen Inseln, Jena 1902; Ch. Flahault, Rapport sur les herborisations de la Société Botanique de France en Oranie, in Bull. Soc. Bot. de France, LIII, Parigi 1906; R. Maire, Origine de la Flore des Montagnes de l'Afrique du Nord, in Mém. de la Société de Biogéogr., II, Parigi 1928.