ATLANTE
. Architettura. - L'idea di adoperare la figura umana come sostegno architettonico è stata largamente utilizzata dagli antichi artisti; a codeste figure, se maschili, essi diedero il nome di Atlanti (v. sopra) o di Telamoni; se femminili invece le chiamarono Cariatidi (v.). La parola τελαμών deriva d'altro canto dallo stesso verbo greco *τλάνω, cui si riconduce il nome Atlas.
Il più antico e cospicuo monumento dell'arte classica in cui sussistono avanzi degli Atlanti, è il famoso tempio di Giove Olimpico in Agrigento, costruito intorno la metà del sec. V a. C. Esisteva quivi tutta una serie di tali statue, di cui recenti scavi; hanno chiarito l'originaria collocazione sull'esterno dell'edificio fra colonna e colonna, a sostegno dell'architrave. Testimonianze scritte e monumenti ci informano che simili figure dovevano decorare molti edifizî: così un portico di Sparta ricordato da Vitruvio, la famosa nave di lusso fabbricata da Jerone siracusano, la tenda di Alessandro in Persia, il muro di fondo della scena di alcuni teatri, fra cui quello di Dioniso ad Atene, il tepidario delle terme di Pompei, un portico di Corinto, ecc.
Il tipo originario dell'Atlante ci appare come una figura generalmente del tutto ignuda, ritta con le gambe serrate e con le braccia sollevate e piegate ai gomiti ai lati della testa, come ad ampliare a guisa di capitello la superficie del supporto. Su questo tipo ha influito l'iconografia di Atlante sorreggente il mondo, ed esso è specialmente imparentato con la celebre Metopa di Olimpia. In esso si trova analogia d'impostazione con le Catiatidi.
Più tardi troviamo invece figure che reclinano il capo sotto il grave peso e sorreggono se medesime colle mani ai fianchi. Sono queste che hanno potuto suggerire l'idea di una rappresentazione di prigionieri, come nel citato portico di Sparta, interpretazione nella quale si può vedere piuttosto un mito iconografico.
Da codesta tendenza a mostrare lo sforzo del sostegno, in relazione al generale indirizzo dell'arte greca, si perviene a un terzo e più tardo tipo di Atlante, di cui il più rappresentativo esempio è quello che sostiene il proscaenium romano del teatro di Dioniso in Atene, cui si possono accostare quelli della precinzione del piccolo teatro di Pompei.
La figura, che "si vede giunger le ginocchia al petto", è come schiacciata dal grave pondo "sì che fa - si può dire con Dante - del non ver, vera rancura". (V. Tavv. LVII-LVIII).
Bibl.: J. Durm, Handbuch d. Architektur: Die Baukunst d. Griechen, 3ª ed., Lipsia 1910; B. Pace, Il tempio di Giove Olimpico in Agrigento, in Monum. antichi dei Lincei, Roma, XXVIII (1922); P. Marconi, Studi agrigentini, in Riv. dell'Istit. di arch. e storia dell'arte, I (1929), p. 198 segg.