Atletica - Le specialità: le prove multiple
La parola decathlon, che proviene dal greco deca "dieci" e athlos, "lotta", "combattimento", fu usata per la prima volta sul finire del 19° secolo in riferimento a una competizione svedese che comprendeva, per l'appunto, dieci differenti gare. La specialità ebbe la consacrazione ufficiale quando la Svezia celebrò il suo primo Campionato nazionale di decathlon del 1909, usando il sistema di punteggio ‒ o scoring table ‒ per determinare il vincitore della competizione, che comprendeva gare di 100 m, 1500 m, 100 m ostacoli, salto in lungo, salto con l'asta, salto in alto, salto triplo, getto del peso, lancio del disco e del giavellotto. Nel 1912 il decathlon venne aggiunto al programma ufficiale dei Giochi Olimpici, in programma per quell'anno a Stoccolma.
Le dieci discipline sono rimaste da allora invariate. Il regolamento prevede che nel primo giorno si disputino i 100 m, il salto in lungo, il lancio del peso, il salto in alto e i 400 m, mentre nel secondo giorno le prove sono: 110 m ostacoli, lancio del disco, salto con l'asta, lancio del giavellotto e 1500 m. Tutte le specialità seguono le regole IAAF, con alcune eccezioni: nel salto in lungo e nei lanci (peso, disco, giavellotto) ogni atleta ha a disposizione soltanto tre prove; nel caso non sia disponibile il cronometraggio elettrico, il tempo di ciascun atleta dovrà essere rilevato da tre cronometristi; l'atleta che sia responsabile di due false partenze viene squalificato (in vigore dal 1° gennaio 2003). Vige inoltre la norma per cui un atleta non può sottrarsi a nessuna delle gare del decathlon, dovendo comunque presentarsi al via (corsa) o effettuare un tentativo (concorso), in ciascuna di esse, pena la non partecipazione alla prova successiva: in caso contrario l'atleta sarà considerato 'ritirato' dal decathlon. Per quanto riguarda il riconoscimento di un eventuale record di decathlon, la velocità del vento nelle prove in cui è richiesta la misurazione (100 m, 110 ostacoli, salto in lungo) non dovrà essere superiore ai 4 m/s.
Il sistema di punteggio è cambiato varie volte. Quello sviluppato dagli svedesi era basato sui record olimpici del 1908; dopo i Giochi del 1912, le tabelle vennero aggiornate in rapporto ai nuovi record. Nel 1934 venne approvata dalla IAAF una tabella basata sul concetto di performance progressiva, con punteggio da 0 a 1150 punti, eliminando, secondo la versione finlandese, le frazioni di punto. Una nuova tabella entrò in vigore nel 1946 (con alcuni cambiamenti apportati tra il 1950 e 1952), quando la Federazione internazionale nominò una commissione di revisione che stabilì un criterio statistico, invece che soggettivo, per determinare la progressione delle performance. I punti assegnati arrivavano sino a un massimo di 1500, anche se per alcune discipline era prevista una considerevole estensione nel punteggio. Nel 1962 subentrò la revisione compiuta da Axel Jorbeck che usò i principi matematici dell'austriaco Karl Ulbrich, partendo dall'analisi di un numero elevatissimo di dati statistici sino a elaborare una funzione lineare estratta dalle prove di velocità ed estesa anche ai concorsi, e tenendo infine in considerazione le differenze di natura tecnica delle varie discipline. Queste tabelle rimasero in vigore per oltre 20 anni, con lievi correzioni nel 1972 e 1977 dovute all'introduzione del cronometraggio elettrico al centesimo di secondo per le gare di sprint e, successivamente, per i 400 m. L'ultima revisione risale al 1985 e venne affidata, nel 1982, dalla IAAF a una commissione diretta dal cecoslovacco Viktor Trkal. Quest'ultima elaborazione, che secondo alcuni esperti presenterebbe il difetto di non essere ancorata a un solido principio statistico-matematico, ha tuttavia avuto il pregio di eliminare ogni incertezza nella conversione delle varie performance, fossero esse ottenute con cronometraggio elettrico o manuale.
La difficoltà maggiore del decathlon è dunque consistita nel determinare come e quanto 'pagare' ciascuna disciplina in modo che ci fosse un criterio di valutazione omogeneo. Per far ciò nel modo più obbiettivo occorreva il supporto di un'indagine statistica allargata che, un tempo, era non soltanto impossibile, ma inimmaginabile.
Eppure le prove multiple sono di origine antichissima. Presso i greci l'istituzione del pentathlon, come parte del programma olimpico, risale alla diciottesima Olimpiade, nel 708 a.C. Il pentathlon classico comprendeva una gara di corsa, normalmente di uno 'stadio', cioè 197 m, il salto in lungo, il lancio del disco e del giavellotto e una gara di lotta. Primo vincitore del pentathlon, che si celebrò sino alla fine delle Olimpiadi antiche nel 393 d.C., fu Lampis di Sparta. Ancora prima dei greci, è probabile che prove multiple facessero parte dei giochi celtici (Tailteann Games), organizzati a Teltown, nell'antica Irlanda, dall'829 a.C. in onore della regina Tailta e sopravvissuti sino al 1100 d.C. Nel 1899 furono ripristinati nella nuova forma dei Caledonian Games, durante i quali si svolgevano competizioni multiple.
Dalla fine delle Olimpiadi antiche sino alla metà del 19° secolo non esiste comunque testimonianza certa, nel mondo occidentale, di prove multiple. A cavallo fra Settecento e Ottocento l'idea del decathleta fu proposta da un celebre pedagogo tedesco, considerato fra gli inventori della ginnastica: Johann Guts Muths, che elaborò per i suoi allievi tabelle di valutazione delle performance nella corsa, nel salto e nel nuoto. Nello stesso periodo cronache giornalistiche svedesi davano conto di una competizione che comprendeva la corsa, il nuoto e il lancio d'una pietra, il cui vincitore era determinato sulla base di uno scoring table.
In Germania, seguendo le indicazioni di Muths, nell'ambito dei campionati di ginnastica fu organizzata a partire dal 1880 una competizione multipla, che all'inizio comprendeva il salto con l'asta, il lancio della pietra e il salto in lungo. Dal 1889 venne aggiunta una prova di corsa sui 200 m. Lo stesso accadde in Norvegia, mentre negli Stati Uniti, come derivazione dei Caledonian Games, si cominciarono a praticare competizioni all around e nel 1984 la National amateur athletic association of America organizzò il primo All around championship in Washington Park, a New York. Il programma originale comprendeva 100 yards, lancio del peso, salto in lungo, 100 yards ostacoli, lancio del martello, salto in alto, lancio di pietra di 56 libbre, salto con l'asta, salto triplo (hop-step and jump). Questo programma venne rapidamente standardizzato sulle 10 prove, includendo una gara di marcia di 880 yards e una corsa del miglio ed eliminando il triplo. Questa prova fu inserita nel programma olimpico dei Giochi di S. Louis del 1904 (con una sola modifica: la 120 yards ostacoli, al posto della 100 yards ostacoli), e il vincitore fu l'irlandese Thomas Kiely.
Nel 1908 nessuna prova multipla si tenne ai Giochi Olimpici mentre, come si è detto, la specialità fu reintrodotta a Stoccolma 1912. I membri del CIO ne discussero nella riunione tenuta a Lussemburgo, nel 1910, e in quell'occasione il barone Pierre de Coubertin si adoperò per convincere i membri del Comitato olimpico ad accettare, assieme al decathlon e al pentathlon dei programmi atletici, l'introduzione del pentathlon moderno, una disciplina multipla di carattere 'paramilitare' che prevedeva la disputa di prove di equitazione, tiro con la pistola, scherma, nuoto e cross country (nella prima edizione del 1912, vinta dallo svedese Gosta Lilliehook, terminò quinto un giovane ufficiale americano: il futuro generale George Patton, eroe della Seconda guerra mondiale).
Nel pentathlon e nel decathlon, invece, il dominatore e il campione di quei Giochi Olimpici fu il pellerossa americano Jim Thorpe, divenuto anche per il suo carattere di uomo e atleta estremamente leale, il simbolo stesso del decathleta: univa infatti qualità fisiche eccezionali alla disponibilità al sacrificio, all'umiltà nel momento della gloria, alla dignità in ogni situazione, anche la più difficile, della vita. A Stoccolma il decathlon, a causa del largo numero di partecipanti, si disputò su tre giorni, anziché due, e le performance di Thorpe furono: 11,2″ sui 100 m, 6,79 m nel lungo, 12,89 m nel peso, 1,87 m nel salto in alto, 52,2″ sui 400 m, 36,98 m nel disco, 15,6″ sui 110 ostacoli, 3,25 m nell'asta, 45,70 m nel giavellotto e 4′40,1″ sui 1500 m. Secondo la tabella oggi in vigore, il suo punteggio sarebbe stato di 6564, tuttora rispettabile. La vicenda atletica di Thorpe si concluse drammaticamente quando, dopo aver vinto negli USA l'All around championship, venne accusato di leso dilettantismo e squalificato. Le medaglie gli furono ritirate (il secondo classificato a Stoccolma, lo svedese Hugo Wieslander, rifiutò di ricevere quella d'oro: "spetta all'uomo migliore" disse), il suo nome fu cancellato dalla lista dei record e si pretese la restituzione di tutti i doni ricevuti in Svezia.
L'uscita di scena di Thorpe fu, anche in termini di progresso atletico, un grosso danno per la disciplina. Il suo primato ‒ benché ufficialmente cancellato dalla lista dei record olimpici ‒ restò imbattuto per quindici anni, mentre la specialità rimase circoscritta ai paesi del Nord Europa e alla Germania, con appendice nei Far Eastern Games dal 1913. Negli Stati Uniti si continuò a praticare ‒ almeno sino agli inizi degli anni Venti ‒ l'All around championship, comprendente le 880 yards di marcia e il lancio del peso da 56 libbre. Si privilegiava, insomma, la forza pura e l'abilità tecnica del marciatore sulle più vere caratteristiche del decathleta: la velocità e l'esplosione dinamica. Americani e scandinavi dominarono il decathlon per tutti gli anni Venti e Trenta. Solo occasionalmente un tedesco ‒ come per es. Wolrad Eberle ‒ interruppe la serie delle medaglie assegnate ad atleti degli stessi paesi: USA, Svezia, Finlandia o Norvegia.
Nel frattempo, la IAAF aveva deciso di riconoscere il record del mondo del decathlon. Il primo registrato come tale fu quello dell'estone Alexander Klumberg-Kolmpere con 7485,61 punti, ottenuto nel 1922 a Helsinki. Il titolo olimpico del 1920, ad Anversa, andò invece al militare norvegese Helge Lövland, con 6803 punti. Lövland divenne famoso nel 1940 quando, a seguito della invasione tedesca del paese, invitò tutti gli atleti a scioperare contro gli occupanti.
All'Olimpiade di Parigi, nel 1924, l'americano Harold Osborn riuscì nella sensazionale impresa di vincere il decathlon e il salto in alto ‒ di cui era primatista del mondo a 2,03 m ‒ con la misura di 1,98 m: è stato l'unico, nella storia dell'atletica, ad aver vinto una prova multipla e una singola. Nel pentathlon, che si disputò per l'ultima volta in quella edizione, tornò a imporsi il finlandese Eero Lehtonen, già vincitore nel 1920. Ma l'evento di maggior importanza fu registrato durante la gara del lungo, nella quale l'americano Robert LeGrange saltò 7,765 m, stabilendo il nuovo primato del mondo della specialità.
Tra gli anni Venti e Trenta due finlandesi, Paavo Yrjola e Achilles Jarvinen ‒ fratello del celebre giavellottista Matti ‒ si alternarono come primatisti del mondo. Yrjola ottenne il titolo olimpico ad Amsterdam 1928, davanti a Jarvinen; lo stesso Jarvinen finì ancora secondo nel 1932 (dietro l'americano James Bausch). Ma il più forte decathleta di quel periodo fu il vincitore dell'Olimpiade di Berlino 1936: l'americano Glenn Morris (n. in Colorado nel 1912), che tuttavia rimase largamente inespresso avendo disputato soltanto tre decathlon, tutti nel 1936. In aprile, alla Kansas Relays, ottenne 7109 punti, primato americano. Appena un mese più tardi, ai Trials olimpici a Milwaukee, arrivò a 7880 punti, miglior prestazione mondiale che non venne però ufficialmente omologata (i parziali furono: 10,7″ sui 100 m, 6,97 m nel lungo, 13,49 m nel peso, 1,80 m nell'alto, 50,9″ sui 400 m, 15,2″ sui 110 m ostacoli, 41,14 m nel disco, 3,39 m nell'asta, 56,06 m nel giavellotto, 4′48,1″ sui 1500 m). A Berlino, il 7-8 agosto, Morris vinse la medaglia d'oro migliorandosi ancora con 7900 punti. Secondo l'attuale tabella, la prestazione olimpica di Morris sarebbe stata pari a 7254 punti, un risultato ancora di tutto rispetto. Fu un vero peccato, dunque, che Morris subito dopo passasse al football americano per dedicarsi poi al cinema.
Gli anni della Seconda guerra mondiale stroncarono molte carriere: in particolare, negli Stati Uniti, quelle di William Watson, il primo decathleta di colore al quale venne negata l'opportunità di un titolo olimpico, e di Irv Mondschein. Alla ripresa dei Giochi, a Londra nel 1948, emerse il talento di un ragazzo americano non ancora diciottenne: Robert Bruce 'Bob' Mathias. Rischiò più volte di perdere il titolo per inesperienza, ma nonostante gli errori e la mancanza di allenamento conquistò il titolo olimpico, con 7139 punti e questi parziali: 11,2″ sui 100 m, 6,615 m nel lungo, 13,04 m nel peso, 1,86 m nell'alto, 51,7″ sui 400 m, 15,7″ sui 110 m ostacoli; 44,00 m nel disco, 3,50 m nell'asta, 50,32 m nel giavellotto, 5′11,00″ sui 1500 m.
A Londra a favore di Mathias giocarono in realtà molte assenze: soprattutto quelle di tedeschi e sovietici. Appena quattro giorni prima della gara olimpica, un atleta estone, Heino Lipp, in un meeting a Tartu, aveva ottenuto 7584 punti. Lipp, il cui allenatore era Fred Kudu (poi allenatore di Nikolay Avilov per il record del mondo nel 1972), fu escluso dai dirigenti sovietici, che diffidavano di lui, dall'Olimpiade 1952. Quarant'anni dopo, a seguito della disgregazione dell'URSS e del ritorno dell'Estonia all'indipendenza, Heino Lipp partecipò come portabandiera del suo paese all'inaugurazione dei Giochi Olimpici di Barcellona 1992.
Gli anni Cinquanta videro un acceso agonismo tra i decathleti americani e quelli sovietici. Tra questi ultimi va ricordato Vasilij Kuznyetsov che nel 1953, appena ventenne, vinse il primo di molti titoli nazionali; nel 1954 riuscì a migliorare il record europeo del tedesco Hans-Heinrich Sievert, conquistando anche il titolo continentale a Berna (e rivincendolo nel 1958); nel 1956 arrivò terzo alle Olimpiadi di Melbourne. In Australia vinse Milton Campbell, ma già si faceva notare il giovane afroamericano Rafer Johnson, arrivando secondo. Altri atleti emergenti erano l'ostacolista-decathleta tedesco Martin Lauer e, soprattutto, il cinese di Formosa Yang Chuan Kwang. Sul finire del decennio, la battaglia tra Kuznyetsov e Rafer Johnson continuò con alcuni incontri diretti, nel quadro dei confronti USA-URSS. Il primo avvenne nel 1958 a Mosca, allo stadio Lenin, davanti a una folla enorme. Johnson, con una prima giornata spettacolare e ottime prestazioni nella seconda, stabilì il record del mondo con 8302 punti. L'anno seguente, in un'altra sfida allo stadio Lenin, questa volta contro il suo compatriota (di origini ucraine) Yuri Kutyenko, toccò a Kuznyetsov stabilire un nuovo primato mondiale a 8357 punti.
I quattro atleti ‒ Johnson, Yang Chuan Kwang, Kuznyetsov e Kutyenko ‒ si incontrarono ai Giochi Olimpici di Roma per uno dei più bei decathlon mai disputati. La vittoria fu di Johnson, davanti a Yang: 8392 punti a 8334. La battaglia più dura si ebbe nell'ultima prova, i 1500 m, che erano il tallone d'Achille di Johnson e uno dei punti di forza di Yang, che però non riuscì a staccare Johnson di quei 10 secondi che gli avrebbero dato la vittoria, mentre l'americano, con uno sforzo estremo, ottenne il miglior tempo che avesse mai realizzato nella prova di mezzofondo. Johnson e Yang erano cresciuti assieme come atleti all'UCLA, sotto le cure dello stesso allenatore, Ducky Drake, che dalla tribune dello stadio Olimpico continuò a dare loro preziosi consigli durante tutta la competizione. I risultati parziali di Rafer Johnson furono: 10,9″ sui 100 m, 7,35 m nel lungo, 15,82 m nel peso, 1,85 m nell'alto, 48,3″ sui 400 m, 15,3″ sui 110 m ostacoli, 48,49 m nel disco, 4,10 m nel salto con l'asta, 69,76 m nel giavellotto, 4′49,7″ sui 1500 m; quelli di Yang: 10,7″, 7,46 m, 13,33 m, 1,90 m, 48,1″, 14,6″, 39,83 m, 4,30 m, 68,22 m, 4′48,5″. Alle spalle dei due rivali, terminarono Kuznyetsov e Kutyenko, mentre due italiani, Franco Sar e Luciano Paccagnella, ottenevano rispettivamente il sesto posto con 7195 punti e il dodicesimo. Mai l'Italia aveva avuto, né più le sarebbe accaduto di avere, una così forte coppia di decathleti.
Il ventennio che seguì l'Olimpiade di Roma produsse un notevole cambiamento nell'idea stessa del decathleta: si affermò il principio che questi dovesse non tanto prevalere in qualche specialità, pur essendo modesto in altre, quanto piuttosto mostrarsi capace di un rendimento elevato, anche se non eccezionale, in tutte e dieci le discipline. Sostenitore di questa impostazione, che presupponeva un allenamento completamente diverso, fu il preparatore tedesco Friedel Schirmer, lui stesso decathleta avendo partecipato alle Olimpiadi di Helsinki. Schirmer non cercava i grandi specialisti ‒ come per es. l'ostacolista Martin Lauer o il lunghista Igor Ter Ovanesian, ai vertici anche nel decathlon in URSS, sul finire degli anni Cinquanta ‒ per trasformarli in decathleti, ma insisteva sulla necessità di pianificare la formazione di un vero e proprio specialista delle dieci prove, attraverso anni e anni di preparazione. Il risultato doveva essere un atleta perfettamente 'bilanciato' in velocità e destrezza, forza e resistenza. Portando avanti questi concetti, Schirmer diede inizio a una vera e propria scuola tedesca: il decathlon diventò, infatti, uno degli sport più seguiti dal pubblico in Germania e produsse eccellenti campioni.
Nel 1963 Yang a Walnut raggiunse i 9121 punti. L'eccezionalità della sua prestazione fu determinata soprattutto dal salto con l'asta, completamente stravolto dall'introduzione dell'asta di fibra di vetro: Yang saltò 4,84 m (contro i 4,30 m che otteneva con l'attrezzo precedente), sfondando addirittura il tetto di 1500 punti previsto in base alle prestazioni ottenibili con l'asta d'alluminio o d'acciaio. Si rendeva, dunque, indispensabile una revisione del sistema di punteggio che, iniziata dalla IAAF nel 1962, sarebbe entrata in vigore alla vigilia dell'Olimpiade del 1964 a Tokyo. In quell'edizione, un allievo di Schirmer ‒ il tedesco occidentale Willi Holdorf ‒ divenne campione olimpico davanti al sovietico estone Rein Aun e a un altro tedesco dell'Ovest, Han-Joachim Walde. Yang, invece, si vide seriamente danneggiato dalla nuova tabella, che 'pagava' assai meno il salto con l'asta: la differenza era di 485 punti e terminò quinto.
Altri due validi allievi di Schirmer vennero presto alla ribalta: il tedesco Kurt Bendlin e l'americano Bill Toomey. Bendlin, un atleta che univa velocità e forza di braccio-spalla (10,5″ sui 100 m, 78,40 m nel giavellotto), divenne primatista del mondo nel 1967 con 8319 punti, togliendo il primato a un americano tanto fragile di muscoli quanto dotato di talento, Russ Hodge. La carriera di Hodge (8230 punti) fu breve e soprattutto segnata da incidenti che lo tennero a lungo lontano dalle competizioni. Toomey, invece, era il prototipo del decathleta vagheggiato da Schirmer. Non possedeva speciali punti forti, ma la sua qualità prima era la costanza, la pazienza nel costruire ogni prestazione nelle dieci specialità. Alle Olimpiadi di Città del Messico diede prova di questa sua forza d'animo con una splendida vittoria e un record olimpico (8193 punti) benché nel salto con l'asta avesse commesso due errori consecutivi alla misura d'apertura del suo concorso. La lotta fra i tre allievi di Schirmer fu accesa e si concluse con tutti e tre i campioni sul podio: alle spalle di Toomey (che l'anno seguente divenne primatista del mondo con 8417 punti) si classificarono infatti Walde e Bendlin. Quarto fu un futuro grande campione: il sovietico ucraino Nikolay Avilov, mentre al sesto posto si piazzò un altro americano, Thomas Waddell, che è ricordato, soprattutto, per esser stato uno dei principali attivisti del Gay Pride e organizzatore dei primi Gay Olympic Games (sostenne una battaglia contro il Comitato Olimpico USA per il diritto di usare la parola 'Olympic' nella denominazione dei Giochi riservati agli omosessuali, ma la Corte Suprema gli diede torto). Nel 1987 Waddell morì di AIDS, avendo deciso egli stesso di interrompere la terapia farmacologica.
Avilov vinse agevolmente le Olimpiadi di Monaco 1972, con il record del mondo di 8454 punti, in parte favorito dall'incidente occorso, nei 110 m ostacoli, al suo più tenace avversario: il tedesco dell'Est, due volte campione d'Europa, Joachim Kirst. Ma negli anni seguenti, gli Stati Uniti furono di nuovo in grado di mettere in campo un decathleta di talento, Bruce Jenner, e il duello con l'Europa si riaprì. Jenner si rivelò ai Trials di Eugene dove, da sconosciuto allievo del Graceland College (Iowa), riuscì a conquistarsi un posto per i Giochi di Monaco, nei quali si piazzò al decimo posto. Nel 1974, Jenner era già leader delle liste stagionali e nel 1975, nel corso dell'incontro di decathlon tra Stati Uniti, URSS e Polonia, con tutti i migliori specialisti del mondo, riuscì non soltanto a vincere, ma anche a battere il record del mondo con 8524 punti, davanti alle tre medaglie dei Giochi di Monaco. Migliorò ancora a Eugene, nel 1976, e poi ai Giochi di Montreal, dove compì il suo capolavoro precedendo, con il record del mondo di 8618 punti, il tedesco occidentale Guido Kratschmer e Avilov (questi i parziali: 10,94″ sui 100 m, 7,22 m nel lungo, 15,35 m nel peso, 2,03 m nell'alto, 47,51″ sui 400 m, 14,84″ sui 110 m ostacoli, 50,04 m nel disco, 4,80 m nell'asta, 68,52 m nel giavellotto, 4′12,6″ sui1500 m).
La fine degli anni Settanta vide nascere l'astro del britannico Daley Thompson, forse il più grande campione nella storia moderna del decathlon. A 18 anni, nel 1976, aveva partecipato all'Olimpiade di Montreal, finendo diciottesimo. Ma già l'anno seguente, nel primo di una lunga serie di duelli con il tedesco Jurgen Hingsen, in occasione dei Campionati Europei Juniores, conquistò il titolo arrivando a 8000 punti. Nel 1978 vinse ai Giochi del Commonwealth di Edmonton, in Canada, e fu battuto ai Campionati Europei di Praga dal sovietico Alexandr Grebenyuk: la sua ultima sconfitta sino al 1987. Campione olimpico a Mosca nel 1980, campione d'Europa nel 1982 ad Atene, campione del mondo nel 1983 a Helsinki, rivinse l'oro olimpico a Los Angeles diventando il solo, dopo Bob Mathias, a imporsi in due Olimpiadi consecutive. In seguito, una serie di incidenti ne ridussero la capacità di rendimento, costringendolo a cedere il titolo mondiale, nel 1987 a Roma, al tedesco dell'Est Torsten Voss. Nel 1988, a Seul, per il persistere di dolori alla schiena, si vide sfuggire d'un soffio la medaglia di bronzo, mentre quella d'oro andò a un altro tedesco dell'Est, Christian Schenk. L'ultimo record del mondo di Thompson fu di 8847 punti, ottenuto nel 1984 a Los Angeles (parziali: 10,44″ sui 100 m, 8,01 m nel lungo, 15,72 m nel peso, 2,03 m nell'alto, 46,97″ sui 400 m, 14,33″ sui 110 m ostacoli, 46,56 m nel disco, 5,00 m nell'asta, 65,24 m nel giavellotto, 4′35,00″ sui 1500 m).
Bisognò attendere otto anni e la maturazione di un altro grande campione, l'americano Dan O'Brien, perché il primato di Thompson fosse battuto. Nel 1992 O'Brien, che l'anno precedente aveva conquistato il titolo mondiale, era considerato il favorito dei Giochi Olimpici di Barcellona. Attorno al suo nome e a quello del connazionale David Johnson era stata montata una grande campagna pubblicitaria, soprattutto da parte della ditta di articoli sportivi Reebok (oltre 25 milioni di dollari impegnati), basata sulla rivalità fra i due campioni. Invece, ai Trials olimpici di New Orleans, O'Brien compì un triplice errore alla misura d'ingresso nel salto con l'asta, venendo eliminato dalla gara e dalla partecipazione ai Giochi. Qui la vittoria andò, non senza qualche sorpresa, al cecoslovacco Robert Zmelik, davanti allo spagnolo Antonio Penalver e a David Johnson. Ma un mese dopo, nel corso del tradizionale meeting di Talence, in Francia, riservato al decathlon, Dan O'Brien totalizzò 8891 punti, nuovo record del mondo (parziali: 10,43″ sui 100 m, 8,08 m nel lungo, 16,69 m nel peso, 2,07 m nell'alto, 48,51″ sui 400 m, 13,98″ sui 110 m ostacoli, 48,56 m nel disco, 5,00 m nell'asta, 62,58 m nel giavellotto, 4′42,10″ sui 1500 m). L'anno successivo, a Stoccarda, riconquistò il titolo mondiale in una memorabile 'due giorni', seguita nello stadio da oltre 120.000 spettatori e nel 1995 si confermò per la terza volta campione del mondo a Göteborg, preparandosi alla medaglia d'oro olimpica, che l'attendeva nel 1996 ad Atlanta. O'Brien fu il perfetto interprete delle più moderne idee sul decathlon, contribuendo in maniera efficace a promuovere la specialità negli Stati Uniti e nel mondo, e portandola nel terzo millennio.
Alla fine degli anni Novanta si impose all'attenzione mondiale una nuova potenza, la Repubblica Ceca, che già nel 1992 aveva ottenuto un grande successo con Robert Zmelik e che poi trovò in Tomas Dvorák il suo campione. Dvorák (n. nel 1972 a Gottwaldov), ottenne tre titoli mondiali consecutivi nel 1997, 1999 e 2001, eguagliando O'Brien, ma si fece sfuggire, dopo esser stato terzo alle Olimpiadi di Atlanta, la vittoria a Sydney, dove si piazzò soltanto sesto, per un incidente alla schiena. La medaglia d'oro andò all'estone Erki Nool.
Nel 1999 Dvorák era riuscito a migliorare il record del mondo, arrivando a un soffio dai 9000 punti: 8994. I 9000 punti furono superati, nel 2001, dal suo concittadino Roman Sebrle, già medaglia d'argento a Sydney, che a Gotzis, in Austria, compì l'impresa di raggiungere 9026 punti, con i seguenti risultati parziali: 10,64″, 8,11 m, 2,12 m, 47,79″, 13,92″, 47,92 m, 4,80 m, 70,16 m, 4′21,98″.
Negli anni Venti del 20° secolo competizioni di pentathlon femminile avevano luogo specialmente in Germania ed era tedesca la più grande pentathleta di quel periodo: Gisela Mauermayer, che ottenne i suoi trionfi più eclatanti nel lancio del disco, compreso il titolo olimpico a Berlino 1936.
Negli anni Venti e Trenta il pentathlon si svolgeva su due giornate di gare: nella prima si disputavano il getto del peso e il salto in lungo; nella seconda i 100 m, il salto in alto e il lancio del giavellotto. Nel 1933 a Weimar, Mauermayer ottenne, con la tabella tedesca del 1929, poi corretta nel 1934, 357 punti, miglior prestazione mondiale. Questa prestazione ‒ 12,90 m nel peso, 5,32 m nel lungo, 13,2″ sui 100 m, 1,465 m nell'alto, 36,96 m nel giavellotto ‒ convertita nella tabella IAAF del 1954 avrebbe dato un totale di 3991 punti. Mauermayer nel 1938 migliorò le sue prestazioni, rispettivamente a 418 punti (attuali 4391). Sul finire degli anni Quaranta cominciarono a impegnarsi nel pentathlon anche le atlete sovietiche e si ebbe notizia dei risultati ottenuti da Aleksandra Chudina che, a Mosca nel 1948, arrivò a 429 (4395) punti.
Nel 1951 la IAAF riconobbe ufficialmente il pentathlon e stabilì anche un nuovo programma, prevedendo nella prima giornata getto del peso, salto in alto e 200 m; nella seconda giornata 80 m ostacoli e salto in lungo. L'olandese Fanny Blankers Koen, fu la prima primatista del mondo ufficiale con 4692 punti (11,50 m nel peso, 1,60 m nell'alto, 24,4″ sui 200 m, 11,4″ sugli 80 m ostacoli, 5,88 m nel lungo). Per tutti gli anni Cinquanta, però, il dominio fu sovietico: Irina Press rimase incontrastata vincitrice di ogni competizione, nonché prima campionessa olimpica della specialità nel 1964 a Tokyo, con 5246 punti. Dal 1961 il programma del pentathlon era stato modificato per cui la prima giornata prevedeva 80 m ostacoli, getto del peso, salto in alto; la seconda giornata salto in lungo e 200 m.
Il pentathlon veniva considerato dai tecnici competizione non paragonabile al decathlon. Era troppo facile, infatti, per alcune eccellenti specialiste individuali (ostacoliste e saltatrici, soprattutto) diventare pentathlete fruendo anche di una suddivisione del programma che rendeva l'intera competizione poco impegnativa. La mancanza, poi, di una prova di corsa di media resistenza toglieva ogni requisito di endurance alle pentathlete, mentre questa era assolutamente necessaria ai decathleti.
Alla fine degli anni Sessanta, in concomitanza con la trasformazione della gara degli 80 m ostacoli in 100 m ostacoli, fu conseguentemente cambiato anche il programma del pentathlon. Heidemarie Rosendahl, tedesca, grande specialista del salto in lungo, e Liese Prokop, austriaca, furono tra le migliori pentathlete di quel periodo, vincendo i Campionati d'Europa del 1969 Prokop e del 1971 Rosendahl. Nel 1972, all'Olimpiade di Monaco, una bellissima gara ebbe luogo tra Rosendahl, la nordirlandese Mary Peters e la tedesca dell'Est Burglinde Pollack. La spuntò, per soli dieci punti (4801 a 4791), Peters su Rosendahl (già medaglia d'oro del lungo), mentre Pollack era terza.
Quattro anni dopo, a Montreal, le tedesche dell'Est Siegrun Siegl, Christine Laser e Burglinde Pollack dominarono il podio olimpico, mentre le sovietiche Nadezhda Tkachenko, Olga Rukavishnikova e Olga Kuragina restituirono la pariglia nel 1980 a Mosca, conquistando le tre medaglie olimpiche e superando, tutte, il vecchio record del mondo. La prestazione di Tkachenko rimase l'ultimo, imbattuto primato della specialità con 5083 punti: 13,29″ nei 100 m ostacoli, 16,84 m nel peso, 1,84 m nell'alto, 6,73 m nel lungo, 2′05,2″ sugli 800 m. Nel 1977 il pentathlon era stato ancora cambiato, con l'introduzione degli 800 m al posto dei 200 m e stabilendo che le cinque gare si svolgessero tutte nell'arco di una giornata, ciò che avvenne ai Campionati Europei di Praga 1978 (vittoria della ungherese Margitt Papp) e alle Olimpiadi di Mosca.
A partire dal 1° gennaio 1981 la IAAF ufficializzò la modifica della prova multipla femminile, con la quale le gare in programma venivano portate da cinque a sette. La sperimentazione dell'eptathlon, che aveva avuto il via già nel 1979, aveva infatti dimostrato che le atlete potevano tranquillamente sostenere sette prove e che, anzi, questa competizione aveva assai più significato del pentathlon. La struttura della nuova competizione, proposta dalla Commissione tecnica, accettata dal Consiglio e votata dal Congresso IAAF, si incentrava su un programma, tuttora in vigore, da svolgersi nell'arco di due giornate: nella prima, 100 m ostacoli, salto in alto, getto del peso, 200 m; nella seconda, salto in lungo, lancio del giavellotto, 800 m. Appariva evidente che si trattava di un compromesso tra l'ultima versione del pentathlon (da disputarsi in un giorno con 100 m ostacoli, peso, alto, lungo, 800 m) e il desiderio di introdurre, in un futuro più o meno prossimo, il decathlon come prova anche per le donne. Questo rimane, l'obbiettivo del Women's Committee, presieduto dalla tedesca Ilse Bechthold, che da anni chiede alla IAAF di procedere alla definitiva equiparazione delle gare maschili con quelle femminili. Un passo importante in questa direzione è stato già fatto, con la regolamentazione del decathlon femminile secondo la norma nr. 200 IAAF che prevede due giornate consecutive di gare: nella prima, 100 m, disco, salto con l'asta, lancio del giavellotto, 400 m; nella seconda 100 m ostacoli, salto in lungo, getto del peso, salto in alto, 1500 m. Le gare sono identiche a quelle del decathlon maschile, ma è modificata la sequenza (disco, asta, giavellotto nella prima giornata invece che nella seconda; lungo, peso e alto nella seconda) nell'intento di bilanciare le gare di forza e agilità con quelle di sprint e resistenza veloce, per andare incontro alla fisiologia e alla struttura muscolare femminile.
Al termine del 1981 fu riconosciuto il primo record del mondo dell'eptathlon: 6716 punti realizzati dalla tedesca dell'Est Ramona Neubert a Kiev. La promozione della specialità a livello dei grandi avvenimenti risale ai Campionati d'Europa di Atene 1982, nei quali Neubert non ebbe difficoltà a imporsi, con 6622 punti, dopo che un paio di mesi prima, a Halle in giugno, aveva migliorato il suo primato del mondo portandolo a 6773 punti (parziali: 13,70″ sui 100 m ostacoli, 15,10 m nel getto del peso, 1,83 m nel salto in alto, 23,14″ sui 200 m, 6,84 m nel lungo, 42,54 m nel giavellotto, 2′06,16″ sugli 800).
Ancora Neubert trionfò nella prima edizione dei Campionati del Mondo, nel 1983 a Helsinki, mentre le fu negata la soddisfazione del titolo olimpico. Infatti, la Germania dell'Est boicottò l'Olimpiade di Los Angeles. Senza le atlete dell'URSS, che avevano dominato il pentathlon ai Giochi di Mosca, e senza Neubert, la strada era aperta per altre atlete. A Los Angeles non mancarono le sorprese: il titolo andò all'australiana Glynis Nunn, ma i critici annotarono i nomi di due giovani rivelazioni: Jackie Joyner Kersee, americana, medaglia d'argento a soli cinque punti dalla vincitrice (6390 a 6385) e Sabine Braun, tedesca, piazzatasi sesta.
Jackie Joyner dominò la specialità per tutti gli anni Ottanta e Novanta, sino al suo ritiro dall'agonismo, resistendo alle sfide di Heike Drechsler, che nel 1981 aveva esordito con un record del mondo juniores di eptathlon e nel 1994 a Talence, ottenne 6741 punti, e di Sabine Braun, che riuscì a ottenere il titolo mondiale a Tokyo 1991 soltanto per un incidente muscolare occorso a Joyner durante la prova dei 200 metri. Joyner Kersee non ebbe avversarie né ai Mondiali del 1987 a Roma né alle Olimpiadi di Seul, dove all'oro olimpico aggiunse un nuovo primato del mondo, tuttora imbattuto, di punti 7291(parziali: 12,69″, 1,86 m, 15,80 m, 22,56″, 7,27 m, 45,66 m, 2′08,51″) né a Barcellona 1992. La sua superiorità era duplice: nel talento e nella preparazione meticolosa, quasi fanatica, alla quale si assoggettava con incredibile forza di volontà.
Nel 1995, in coincidenza dei Campionati del Mondo di Göteborg, si rivelò un'atleta siriana, la ventitreenne Ghada Shouaa. Dopo aver praticato il basket, questa ragazza alta 1,89 m e dall'apertura di braccia di oltre 2 m, era passata all'atletica, in un paese dove questo sport era particolarmente povero sia come tradizione sia come strutture. Inoltre il contesto sociale e religioso non era certo favorevole all'impegno femminile nell'agonismo, ma Shouaa aveva mostrato di possedere sufficiente forza di carattere per imporsi anche nelle più avverse situazioni. Dopo aver stupito con la conquista del titolo mondiale ‒ primo successo siriano ‒, la giovane atleta, che il 26 maggio del 1996 aveva sfiorato i 7000 punti a Gotzis (6942), si ripeté ai Giochi di Atlanta, nell'agosto dello stesso anno. Ghada Shouaa svolse un ruolo quasi di 'missionaria', straordinariamente importante nell'ambito delle società islamiche. Purtroppo, a causa di una serie ininterrotta di incidenti, la sua carriera fu breve: non riuscì più a recuperare, nonostante vari tentativi e un ottimo terzo posto ai Mondiali 1999, il livello di efficienza atletica consono al suo talento.
Quasi a rilevare il suo ruolo, da uno dei paesi del mondo più poveri e più martoriati dalla guerra civile ‒ la Sierra Leone ‒ arrivò un'altra fuoriclasse delle prove multiple: Eunice Barber. Nel 1997, con alle spalle una buona carriera come lunghista ed eptathleta e una frequentazione francese a Reims, dove era solita allenarsi, fece la sua comparsa ai Mondiali di Atene, nell'eptathlon (vinto dalla tedesca Sabine Braun), ma senza riuscire a portare a termine la competizione. Nel 1999, ottenuta a tempo di record la cittadinanza francese, Barber arrivò a 7,01 m nel lungo e, in agosto, vinse la medaglia d'oro dell'eptathlon a Siviglia, con 6861 punti, davanti all'inglese Denise Lewis.
La specialità, tuttavia, mostrava segni di ripiegamento e nessuna delle atlete che via via prendevano la leadership possedeva la continuità, la concentrazione e la completezza di talento di Jackie Joyner Kersee. L'inglese Denis Lewis, indubbiamente superba atleta, dopo due secondi posti mondiali (1997 e 1999), colse un'affermazione prestigiosa all'Olimpiade di Sydney, con 6584 punti, davanti alla russa Yelena Prokhorova, ma la distanza che separava queste atlete dalle performance della grande americana appariva abissale. Il Mondiale del 2001, a Edmonton, vedeva sì la vittoria di Prokhorova con un lieve miglioramento nel punteggio (6694), ma l'assenza per un infortunio di Lewis, e un triplice, incredibile errore di Barber al getto del peso, non potevano che accrescere il rimpianto per le grandi atlete che, guidate da Joyner Kersee, avevano dominato e fatto la storia della specialità a cavallo degli anni Ottanta e Novanta. I Campionati del Mondo di Parigi, nell'agosto del 2003, decretavano però l'irresistibile ascesa di una nuova stella: la ventenne svedese Carolina Klüft. Con 7001 punti ‒ terza prestazione di tutti i tempi ‒ non soltanto otteneva il titolo iridato ma annunciava che Jackie Joyner Kersee aveva incontrato un'atleta il cui talento era tale da superare le sue prestazioni.
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