Egoyan, Atom
Regista, sceneggiatore e produttore cinematografico armeno, naturalizzato canadese, nato a Il Cairo il 19 luglio 1960. Con David Cronenberg è considerato l'autore più rappresentativo del cinema canadese. Nei suoi film si affida per lo più a tempi narrativi dilatati per dare forma alla rappresentazione della glacialità dei sentimenti nella società contemporanea e di una sessualità alienata, quasi virtuale. Il confronto con le proprie origini armene, l'uso frequente di filmati video, fotografie, specchi o oggetti, che, come il telefono, assumono amplificazione simbolica, sono tutti elementi che concorrono a strutturare il suo 'cinema sull'alienazione', in cui l'immagine visiva si è ormai sostituita alla corporeità mentre la comunicazione artificiale sembra costituire l'unico antidoto alla solitudine. Tutti i lungometraggi da lui diretti sono stati interpretati dalla moglie Arsinée Khanijan. Con The sweet hereafter (Il dolce domani) ha vinto nel 1997 il Gran premio della giuria al Festival di Cannes.
Figlio di due pittori, si trasferì in Canada all'età di tre anni. Inizialmente attratto dal teatro (soprattutto dall'opera di Harold Pinter e Samuel Beckett) si iscrisse al Trinity College della University of Toronto. Alla fine degli anni Settanta si avvicinò al cinema e realizzò Howard in particular (1979) dove, in quattordici minuti, narra la vicenda di un uomo costretto ad andare in pensione dalla società per cui lavora. Dopo aver diretto i cortometraggi After grad with dad (1980), Peep show (1981) e Open house (1982), E. ha fondato nel 1982 la sua casa di produzione, la Ego Film Arts, e nel 1984 ha diretto il suo primo lungometraggio, Next of kin. Ha poi lavorato per la televisione dirigendo qualche episodio delle serie televisive The twilight zone (1985) e Alfred Hitchcock presents (1985) prima di farsi conoscere all'estero con Family viewing (1987; Black comedy), opera di inquietante freddezza che vede al centro della vicenda un uomo, affascinato dal sesso telefonico e dai video porno, e suo figlio, che diviene amico di una prostituta di cui il padre è assiduo cliente. Il successivo Speaking parts (1989; Mondo virtuale) è un altro rigido ed estremo 'teorema sugli affetti' (l'attrazione sessuale di una sceneggiatrice e di una cameriera per un giovane) debitore del cinema di Michelangelo Antonioni, in cui i filmati video (come, per es., gli schermi al posto delle lapidi) sembrano ancora sostituirsi alla realtà. The adjuster (1991) è il primo visibile segno di una maturazione artistica; E. riesce infatti a rivelare il lato umano dei suoi personaggi (un perito di una compagnia di assicurazione che rimane vicino ai propri clienti dopo che si sono visti distruggere l'abitazione da un incendio e la moglie, un'impiegata del dipartimento di censura, che registra di nascosto le immagini di sesso e violenza che vengono tagliate) e a mostrare il loro continuo desiderio di fuga dalla solitudine. Dopo essere stato coregista, nello stesso anno, del film collettivo Montréal vu par..., si è confrontato in maniera diretta con le proprie origini culturali in Calendar (1993). Il film ha come protagonista un fotografo che torna in Armenia per riprendere alcune chiese. L'uomo però non si accorge che tra la moglie e la guida locale sta nascendo una storia d'amore. In quest'opera E. estende il suo personale discorso sulle immagini video (l'obiettivo della telecamera che 'non vede' il presente e le registrazioni dei nastri che rivelano le tappe progressive di un tradimento) che si compone di frammenti apparentemente slegati (i filmati delle chiese, le comunicazioni al telefono delle donne invitate a cena dal protagonista), capaci però di comunicare una sensazione di persistente disagio. Ha poi diretto Exotica (1993), sulla frammentazione della memoria artificiale, sull'assenza della corporeità e sull'ipotesi di un erotismo che non riesce a realizzarsi (la figura della spogliarellista del locale, oscuro oggetto del desiderio di un agente del fisco rimasto traumatizzato dalla morte della moglie e della figlia). The sweet hereafter, tratto dal romanzo di R. Banks, è invece una coinvolgente meditazione sul dolore (quello dei genitori di alcuni bambini morti per un incidente del bus scolastico, contattati da un avvocato che cerca di convincerli a fare causa), materializzata visivamente da E. in un set innevato e arido (come quello di Fargo, 1996, di Joel ed Ethan Coen, o di Affliction, 1997, di Paul Schrader), in cui la dimensione temporale appare definitivamente sospesa. Altro adattamento letterario, da W. Trevor, è stato Felicia's journey (1999; Il viaggio di Felicia), film sul rapporto tra uno strano e inquietante scapolo di mezza età con l'hobby della cucina e una ragazza venuta a Birmingham dall'Irlanda alla ricerca del giovane che l'ha messa incinta. Con questo film E. ha rielaborato i temi tipici del suo cinema, ma con un'ambizione stilistico-cinefila (i riferimenti horror ad Alfred Hitchcock e Michael Powell) che ne ha snaturato lo sguardo, sempre caratterizzato fino allora da un'assoluta concretezza. Con Ararat (2002), presentato a Cannes, è tornato a confrontarsi con la storia armena (la vicenda di un regista impegnato nella realizzazione di un film sul genocidio del popolo armeno avvenuto nel 1915 a opera dell'Impero ottomano) e ha rielaborato il tema dell'incomunicabilità familiare (il contrastato rapporto di una madre con il figlio e la sua ragazza), caratterizzandosi ancora per l'efficace sospensione narrativa capace di lasciare i personaggi in uno stato di incessante ipnosi, continuamente sospesi tra passato e presente.
Ombre elettroniche: il cinema di Atom Egoyan, a cura di F. D'Angelo, A. Ronchi, Ferrara 1991.
Atom Egoyan, éd. C. Desbarats, Paris 1993.
A. Weinrichter, Emociones formales: el cine de Atom Egoyan, Valencia 1995.
Solitudini troppo silenziose ‒ Il cinema di Atom Egoyan, a cura di L. Sandrini, A. Scandola, Verona 1997.
Atom Egoyan, a cura di A. Momo, Roma 2000.