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ATOMISMO

di Adolfo Levi - Enciclopedia Italiana (1930)
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ATOMISMO (dal gr. ἄτομος "atomo"; fr. atomisme; sp. atomismo; ted. Atomismus; ingl. atomism)

Adolfo Levi

Teoria che nega la continuità e l'infinita divisibilità della materia e vede nei corpi raggruppamenti di atomi, cioè di elementi (fisicamente) indivisibili, immutabili, separati dal vuoto. Generalmente l'atomismo attribuisce agli elementi soltanto solidità, proprietà geometriche e movimento, e con essi spiega la molteplicità e la varietà dei fenomeni che offre l'esperienza; e ritiene altresì che gli atomi non producano essi il movimento, ma che se lo trasmettano, secondo una legge causale rigorosamente determinata. Però nessuna di queste proposizioni è sostenuta da tutte le forme che l'atomismo ha assunte, tanto è vero che alcune ammettono che gli atomi non siano indivisibili.

Nell'India antica, teorie atomistiche furono sostenute dalla scuola Vaiśesika, dai Jaina e da alcune scuole buddhistiche (che però attribuivano agli atomi qualità sensibili e non si servivano del concetto del vuoto). Nell'antica Grecia l'atomismo fu introdotto nel sec. V a. C. da Leucippo (di cui però alcuni hanno negato l'esistenza storica) e svolto da Democrito (sec. V-IV). Questi filosofi, sotto gl'influssi congiunti del Pitagorismo e dell'Eleatismo, cercarono di dar ragione della molteplicità e del divenire offerti dall'esperienza sensibile, condannati dagli Eleati come apparenze ingannatrici, ammettendo una pluralità di atomi (indivisibili fisicamente, non matematicamente), diversi soltanto per proprietà geometriche, e separati dal vuoto, che la critica eleatica aveva dichiarato irreale, perché identico al non essere. Nel vuoto gli atomi si trasmettono un movimento senza principio e senza fine, sottoposto a una necessità meccanica infrangibile. Le dottrine atomistiche di Democrito furono ripresentate da Epicuro (sec. IV-III a. C.), che però le modificò attribuendo agli elementi una deviazione spontanea (clinamen) dal moto verticale, per dar ragione del loro incontro (e quindi della formazione delle cose) e della libertà del volere umano. Inoltre considerò gli atomi, indivisibili non soltanto fisicamente, come costituiti di minimi corporei, ma indivisibili anche matematicamente. In Roma, ove presto l'Epicureismo trovò fautori, l'atomismo fu esposto da Lucrezio Caro (sec. I a. C.) nel poema De rerum natura. La dottrina epicurea persistette certamente sino al sec. III d. C.; nel IV S. Agostino affermava che era già spenta. Nella filosofia antica l'atomismo costituiva un naturalismo rigoroso che con un meccanismo indipendente da ogni azione divina spiegava tutta la realtà, in quanto concepiva anche l'anima e le divinità come formate di atomi. Quando risorse in seguito, venne a collegarsi di regola (e nel Medioevo, si può dire, sempre) con la concezione di un Dio creatore e organizzatore del mondo, che dirige e governa il meccanismo degli atomi. Nel Medioevo, il pensiero arabo (che conobbe l'atomismo greco per mezzo di scritti aristotelici e neoplatonici) diede all'atomismo forme diverse. Secondo la teoria di al-Ash‛arī (v.), prevalsa poi nell'ortodossia islamica, i corpi risultano di atomi puntuali, privi di estensione (le cose estese nello spazio si formano soltanto grazie alla loro congiunzione), tutti omogenei: lo spazio e il tempo hanno struttura atomica e perciò anche il movimento è discontinuo. Ogni sostanza (e per conseguenza l'intero universo) dura un solo istante, sicché il mondo è in ogni momento creato di nuovo da Dio, la cui volontà arbitraria produce ciò che appare la persistenza delle cose e la successione regolare degli avvenimenti, di cui però nessuna legge causale reale governa il decorso (v. islamismo). Alcuni pochi fautori trovò l'atomismo fra gli scolastici (ad es. Adelardo di Bath, Guglielmo di Conches, Ugo di S. Vittore nel sec. XII; Nicolò d'Autrecourt nel sec. XIV), ma ebbe maggiore diffusione in seguito. Nel Rinascimento, la dottrina atomistica (di cui si trovano accenni in Girolamo Fracastoro e di cui si sa che nel sec. XVI era diffusa in una scuola di medici) fu sostenuta da Giordano Bruno, che nella sua teoria dei minimi concepì i corpi solidi come raggruppamenti di atomi, divisi però non dal vuoto, ma dall'aria o dall'etere, e da Eilhard Lublin. Più ampio sviluppo ebbe l'atomismo alla fine del '500 e nella prima metà del '600; e in quest'epoca venne in generale a riassumere l'antico carattere meccanicistico (che nelle età precedenti aveva abbandonato), soprattutto per opera di Francesco Bacone, che, pure criticando la teoria democritea, sostenne una dottrina corpuscolare affine all'atomistica, e di Galileo Galilei, che delineò questa brevemente, ma lucidamente. Altri fautori dell'atomismo furono (ad es.) Daniele Sennert, Davide van Goorle, Gioacchino Jungius in Germania e in Olanda, Sebastiano Basso, Claudio Bérigard (ambedue però non ammisero il vuoto, e il secondo difese un atomismo qualitativo), Giovanni Crisostomo Magnen in Francia. Il suo vero rinnovatore fu Pietro Gassendi, che però collegò con le dottrine dell'epicureismo il concetto di una divinità creatrice e direttrice dei movimenti degli atomi, eliminò il clinamen e attribuì agli elementi una tendenza interiore al movimento, comunicata loro dal Creatore insieme con la direzione dei loro moti; così il meccanicismo, caratteristico dell'atomismo classico, si connetteva con la teleologia per dar ragione dell'ordinamento del mondo. Il Descartes, fautore della continuità della materia, combattè la dottrina atomistica; ma essa fu accolta da uno dei suoi discepoli, G. de Cordemoy. In Inghilterra, Tommaso Hobbes, sebbene fosse un materialista e un meccanicista risoluto, non prese una posizione decisa di fronte all'atomismo, che invece fu accettato più tardi da uno dei principali seguaci della scuola platonizzante di Cambridge, Ralph Cudworth, il quale però (opponendosi al meccanicismo) lo integrò con la concezione di un'azione ordinatrice della divinità, esplicantesi per mezzo del mediatore plastico, una specie di anima cosmica, organizzatrice del mondo fisico. Roberto Boyle, Isacco Newton (cioè i maggiori rappresentanti della scienza inglese nella seconda metà del '600 e nella prima del '700) furono campioni dell'atomismo (il primo però non ammise atomi veramente indivisibili), ma sebbene contribuissero efficacemente allo sviluppo della nuova scienza matematica della natura, lo collegarono con la credenza in un Dio creatore e ordinatore del meccanismo universale. A queste concezioni, che furono accolte da Giovanni Locke, si contrapposero nel sec. XVIII da una parte l'atomismo materialistico del barone di Holbach, dall'altra quello ilozoistico, difeso da alcuni rappresentanti dell'illuminismo francese (principalmente da P. L. Moreau de Maupertuis e da Dionigi Diderot) che attribuivano alle parti ultime della materia vita e senso: questa dottrina fu ripresa nel sec. XIX da alcuni scrittori, fra i quali si deve ricordare soprattutto Ernesto Haeckel.

Sul terreno della scienza, R. G. Boscovich, svolgendo la teoria newtoniana dell'attrazione, concepì gli atomi come centri inestesi di forza, e a questo atomismo dinamico aderì il Kant nell'interpretazione scientifica dei fenomeni fisici. Nel sec. XIX, alcuni pensatori interpretarono questa dottrina in senso filosofico; così, Edoardo von Hartmann concepì la materia come costituita di atomi di forza, o atomi di volontà, manifestazioni dell'Uno-Tutto. Però nel sec. XIX e nel XX i filosofi generalmente ritennero l'atomismo una costruzione concettuale, che può servire all'interpretazione scientifica dei fenomeni, ma non deve pretendere di cogliere l'intima essenza della realtà.

Si è usata l'espressione atomismo in varî altri sensi: così si è chiamato atomismo metafisico la monadologia del Leibniz, atomismo geometrico la concezione del pitagorismo che costituisce la realtà con punti geometrici (e quindi inestesi), atomismo qualitativo la dottrina delle omeomerie di Anassagora. Inoltre si è parlato di atomismo psicologico per indicare le teorie dell'associazionismo che riducono la vita cosciente a raggruppamenti di elementi psichici semplici, di atomismo sociale per designare le dottrine dell'individualismo e dell'anarchismo.

Bibl.: K. Lasswitz, Geschichte der Atomistik vom Mittelalter bis Newton, Amburgo e Lipsia 1890, voll. 2; F. Pillon, L'évolution historique de l'atomisme, in L'Année Philosophique, II (1891), Parigi 1892, pp. 66-208; L. Mabilleau, Histoire de la philosophie atomistique, Parigi 1895; Encyclopaedia of Religion and Ethics edited by J. Hastings, Edimburgo 1908 segg. (Atomic Theory: Indian, H. Jacobi, I, pp. 199-202; Muhammadan, T. J. de Boer, pp. 202-203); C. Bailey, The Greek Atomists and Epicurus, Oxford 1918. - Si cerchino altre notizie bibliografiche sotto i nomi dei principali filosofi e scienziati ricordati.

Vedi anche
meccanicismo Ogni concezione che consideri l’accadere, tanto fisico quanto spirituale, come il prodotto di una pura causalità meccanica e non preordinato a una superiore finalità. Filosofia Nel senso più generale, il m. indica una concezione del mondo fisico che spiega i fenomeni naturali attraverso il movimento ... teleologia Concezione secondo la quale gli eventi, anche quelli non legati all’azione volontaria e consapevole degli uomini, avvengono in funzione di un fine o scopo. Sebbene il termine sia piuttosto recente (sembra infatti sia stato introdotto da C. Wolff nella sua Philosophia rationalis sive logica, 1728, per ... Epicuro Filosofo greco (Samo 341 - Atene 270 a. C.). Fondatore di una delle più importanti scuole filosofiche dell'età ellenistica, detta il "Giardino" (perché aveva sede in un giardino attiguo alla sua casa). Della sua opera, amplissima (essa comprendeva quasi 300 titoli), restano i frammenti di circa 9 libri ... materialismo Teoria filosofica che nell’interpretare gli eventi del mondo naturale e il corso della storia umana assume la materia come unico principio esplicativo. La filosofia greca All’interno delle mitologie antichissime il concetto di una materia corposa, resistente al tatto, che sta alla base di tutte le cose, ...
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