ATRAGENE (al gr. ἀϑραγένη, nome dato da Teofrasto ad una specie di vitalba; lat. scient. Atragene)
Linneo riconobbe le atràgene come formanti un genere distinto nella famiglia delle Ranuncolacee; il Miller, seguito dal De Candolle e da altri autori, le incluse nel genere Clematis. Autori più moderni propendono a tenere distinti i due generi. L'Atragene alpina L., Clematis alpina Mill. (volg. Vitalbino dei sassi) è una pianta perenne, con fusto legnoso, breve, sarmentoso, prostrato o scandente, angoloso, glabro; ha foglie opposte, lungamente picciolate, biternate o triternate, e foglioline ovali, o quasi lanceolate, acute, inciso-dentate, glabre. I loro picciuoli dopo la caduta delle foglioline si convertono in cirri. Porta fiori grandi, penduli, violacei, isolati, con 4 sepali lanceolati, ottusi, colorati: gli stami sono numerosi, i più esterni subpetaloidei, dilatato-spatolati, biancastri, senza antere: gli altri anteriferi, densamente appressati, con filamenti canalicolati e nettariferi al loro lato interno. Pistilli numerosi, vellutati. Produce frutti in forma di piccoli achenî, terminati in lunga coda piumosa, flessibile. Cresce fra le rupi e le boscaglie delle regioni montane e alpine: in Italia è assai comune in tutte le Alpi, rara nell'Appennino settentrionale. Si trova pure nei Carpazî, negli Urali, in Lapponia e in Siberia. In questa ultima regione si hanno ancora due altre specie molto affini, cioè Atragene sibirica Linn. e A. macropetala Ledeb. L'Atragene alpina è pianta velenosa, acre, vescicatoria, come le sue congeneri.