COLACEVICH, Attilio
Nacque il 25 luglio 1906 da Giovanni e Maria Lenaz a Fiume, dove frequentò l'istituto nautico, conseguendo il diploma di capitano di lungo corso.
Perduto il padre ancora in giovane età, divenne capo famiglia in seguito alla tragica scomparsa del fratello maggiore sperdutosi sul monte Bianco. In condizioni economiche difficili, si trasferì a Firenze con la madre, due fratelli e una sorella ancora in giovanissima età. Qui, per consiglio di G. Abetti, si iscrisse all'università, studiando fisica col fermo proposito di dedicarsi all'astronomia. Ancora studente, fu assunto all'osservatorio di Arcetri con un modesto stipendio che gli permise di far fronte alle difficoltà economiche della famiglia. Laureatosi in fisica nel 1929 con una tesi sulla variabilità spettrale delle variabili cefeidi, ottenne nel 1935 una borsa dalla Fondazione Rockefeller che gli permise di soggiornare un anno negli StatiUniti pressol'osservatorio Lick sul monte Hamilton in California, dove continuò con mezzi più moderni e validi gli studi sulle variabili cefeidi che già erano stati oggetto della sua tesi di laurea.
Ottenuta la libera docenza in astronomia nel 1937, il C. doveva dopo qualche anno lasciare l'osservatorio di Arcetri per trasferirsi alla stazione internazionale per il servizio della latitudine a Carloforte nell'isola di San Pietro. All'inizio dell'ultimo conflitto mondiale otteneva di ritornare a Firenze, dove però la sua attività scientifica si orientava prevalentemente verso la ottica conparticolare riguardo alla tecnica degli strumenti astronomici.
Nel 1948 vinceva il concorso per il posto di direttore dell'osservatorio di Capodimonte e si trasferiva a Napoli, con la moglie Elvira Lovrovich, pure fiumana, e le due figlie Arianne e Flavia. Recatosi nuovamente negli Stati Uniti per un viaggio di studio e di aggiornamento, intraprendeva al ritorno un profondo lavoro di riordinamento dell'osservatorio di Capodimonte, progettando e costruendo strumentazione ausiliaria moderna ed efficente. Nel 1952 partecipava con la missione italiana diretta da G. Abetti all'osservazione dell'eclisse totale di Sole a Khartum nel Sudan, scoprendo nella corona, grazie all'uso di uno speciale spettrografo da lui realizzato, alcune righe di emissione di bassa temperatura. Pochi mesi dopo dovette subire un intervento chirurgico che tuttavia non valse ad arrestare il male che lo aveva colpito. Morì a Napoli il 24 ag. 1953. Due mesi prima della sua scomparsa era stato nominato socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei.
La sua produzione scientifica, contenente un'ottantina di note pubblicate sui più importanti periodici scientifici del tempo, fu orientata nei primissimi anni di attività soprattutto all'astrometria, conseguenza questa della sua fermazione iniziale quale studioso di astronomia nautica. Ben presto però, assorbendo le direttive della scuola di Abetti, il C. si interessò alla spettroscopia stellare e allo studio delle stelle doppie per alcune delle quali egli calcolò un'orbita definitiva (cfr. Osservazioni spettroscopiche della stella variabile R. S. Ophiuchi [Nova Ophiuchi n. 3], in Rend. d. R. Acc. d. Lincei, cl. di sc. fis., mat. e nat., s. 6, XVIII [1933], pp. 307-10; L'orbita della doppia visuale δ 31,ibid., pp. 385 ss., e La orbita della doppia spettroscopica τ Persei,ibid., pp. 458 ss.). Intanto a lato degli studi sperimentali si sviluppava tutta una serie di lavori di statistica stellare e di indagine sulle relazioni fra le caratteristiche fisiche delle stelle binarie spettroscopiche e di quelle fotometriche (cfr., ad es., Gli elementi orbitali di ν Oclantis,ibid., s. 6, XXVI [1937], pp. 713). Nel periodo dal 1936 al 1942 si occupava delle osservazioni fotometriche di eclissi lunari dalle quali poteva trarre una netta conferma della teoria formulata dal Link sulla illuminazione del disco lunare in relazione alle condizioni dell'atmosfera terrestre (cfr. Fotometria dell'eclisse totale di luna del 7-8 nov. 1938, in Mem. d. Soc. astron. ital., XII [1939], pp. 289-301).
Con l'approssimarsi del massimo dell'attività solare (1938) il suo interesse si venne a spostare allo studio dei fenomeni solari; in questo campo il C. sostituì criteri fotometrici rigorosi alla tecnica semiempirica usata fino allora per valutare l'importanza dei fenomeni eruttivi e delle protuberanze (cfr. A. Colacevich-M. Viaro, Fotometria delle perturbazioni solari,ibid., pp. 119-143; G. Abetti-A. Colacevich, Temperatura e spettro di una notevole macchia solare,ibid., pp. 225-36; Id.-Id., Intensità di eruzioni osservate al bordo del sole,ibid., XI [1940], pp. 19-29). Inoltre, trasportando nell'ambito stellare alcuni criteri e procedimenti tipici della fisica solare, riuscì a sviluppare semplici metodi per la valutazione della velocità di rotazione delle stelle dallo studio dei profili di righe spettrali (cfr. Determinazioni spettroscopiche della rotazione stellare, I, in Rend. d. R. Acc. d. Lincei, cl. di sc. fis., mat. e nat., s. 6, XXIX [1939], pp. 585-89; II, ibid., s. 7, III [1942], pp. 83-85; Sul numero delle stelle con piccola velocità spaziale rispetto il sole,ibid., s. 7, I [1940], pp. 705-09; Distribuzione galattica ed orientamento dei piani orbitali delle stelle binarie visuali di tipo spettrale B,ibid., IV [1943], pp. 488-94).
Verso la fine del 1940 il C. incominciò ad interessarsi della teoria degli strumenti ottici e ne migliorò rapidamente le formule per il calcolo delle aberrazioni arrivando infine a elaborare una teoria del telescopio di Schmidt sulla base dell'ottica ondulatoria (cfr. Teoria del telescopio di Schmidt, in Ottica, VII [1942], 1, pp. 40-78). Si applicò pure alla costruzione di due telescopi di questo tipo inventando un procedimento originale per la lavorazione della lastra correttrice e sviluppando ulteriormente la teoria inerente alla correzione delle aberrazioni ottiche (cfr. Il calcolo delle aberrazioni del terzo ordine in un sistema di diottri asferici centrati,sulla base dell'ottica ondulatoria,ibid., pp. 174-205, 415-430; Costruzione grafica dell'aberrazione del 3º ordine per un sistema di diottri sferici centrati,ibid., VIII [1943], pp. 278-287). Data la difficoltà delle comunicazioni del periodo bellico, soltanto alcuni anni più tardi venne a conoscenza di essere stato preceduto in questo dal sovietico Matsukov (cfr. Un nuovo tipo di telescopio astronomico, in Rend. d. Acc. naz. d. Lincei, classe di scienze fisiche, mat. e nat., s. 8, I [1946], pp. 610-15). È di sua concezione anche un obbiettivo catadiottrico di grande apertura che, usato in un particolare spettrografo, gli permise all'eclisse totale del 1952di scoprire alcune righe spettrali mai prima viste nella corona (cfr. Risultati preliminari relativi allo spettro della corona esterna ottenuti nell'eclissi totale di sole del 25 febbr. 1952, in Atti d. Convegno di scienze fisiche matematiche e naturali. Problemi della fisica solare, Roma 1951, pp. 186-92). Gliultimi anni della sua vita furono dedicati al miglioramento delle attrezzature strumentali dell'osservatorio di Capodimonte ed allo sviluppo della fotometria fotoelettrica di stelle binarie ad eclisse che presentano caratteristiche peculiari. Nei mesi precedenti alla sua scomparsa il C. aveva già elaborato un progetto per dotare lo osservatorio di un telescopio di apertura conveniente da installare lontano dalla città nel retroterra campano. Questo gli avrebbe permesso di sviluppare quelle ricerche che aveva iniziato sia pure con mezzi modesti ma con grande entusiasmo.
Fonti e Bibl.: Necrol. in Rend. d. Acc. dei Lincei, classe di scienze fisiche, mat. e natur., s. 8, XVI (1954), pp. 409-415; F. G. Tricomi, Matematici ital. del primo secolo dello Stato unitario, in Atti dell'Acc. delle scienze di Torino, classe di scienze fisiche e matem., s. 4, I (1962), pp. 37 s.