Bandiera, Attilio e Emilio
Patrioti (Venezia, Attilio 1810, Emilio 1819 - Vallone di Rovito, Cosenza, 1844). Figli di un contrammiraglio della marina da guerra austriaca, furono entrambi educati nell’Imperiale accademia di marina di Venezia e nominati ufficiali: nel 1828 Attilio e nel 1836 Emilio. Ben presto guadagnati alla causa dell’unità e libertà d’Italia, nel 1841 fondarono la società segreta Esperia, ispirata, pur senza rigide pregiudiziali, agli ideali repubblicani, e iniziarono a fare attiva propaganda soprattutto tra gli ufficiali della flotta. A partire dalla seconda metà del 1842 stabilirono uno stretto collegamento tra la loro organizzazione e la Giovine Italia, ma la loro attività cospirativa fu presto scoperta per il tradimento di uno degli affiliati e, nel 1844, per sfuggire agli arresti, decisero di disertare. Rifugiatisi a Corfù, iniziarono a progettare uno sbarco nel Mezzogiorno d’Italia nella convinzione che sarebbe bastato un piccolo focolaio insurrezionale per far divampare la guerra di liberazione in tutta la penisola. Giunta loro la notizia, poi rivelarsi infondata, della presenza di grosse bande di insorti nell’Appennino calabro, decisero di puntare verso la Calabria. Nella notte dal 12 al 13 giugno 1844, incuranti dei ripetuti tentativi di dissuasione di Mazzini e Nicola Fabrizi, si imbarcarono con pochi compagni e il 16 giugno approdarono alle foci del Neto. Traditi già prima della partenza, i Bandiera con i loro compagni furono bloccati nel territorio di San Giovanni in Fiore e, dopo uno scontro a fuoco, il 20 giugno, furono fatti prigionieri. Condannati a morte dopo un processo sommario, furono fucilati il 25 luglio. Le loro spoglie, salvate dalla fossa comune cui erano destinate, furono sepolte con onore nel 1860 da Nino Bixio e nel 1867 trasportate a Venezia per essere tumulate nella chiesa dei SS. Giovanni e Paolo.