LAPADULA, Attilio
Nacque a Pisticci, in Basilicata, l'8 apr. 1917, ottavo degli undici figli di Donato e Paola Maria Pierro. Per frequentare il liceo artistico nel 1931 si trasferì a Roma, dove il fratello Ernesto stava avviando uno studio di architettura. Ancora studente, vinse i Ludi iuveniles del 1934 con il bassorilievo Aratro (ripr. in La Tribuna, 20 dic. 1934); mentre nel 1936 espose alla VI Sindacale del Lazio due Paesaggi e una scultura, Pulcino, di ubicazione ignota. Si iscrisse quindi alla facoltà di architettura, dove si laureò nel 1940, con una tesi su una "Accademia littoria dell'Africa italiana".
Dopo l'iniziale tirocinio presso lo studio di Ernesto, il L. vinse insieme con quest'ultimo il concorso internazionale per il progetto della città universitaria di Bratislava (1942). Chiamato alle armi nel luglio 1941, e inviato in zona di guerra con il 9° reggimento del genio, nel luglio 1942 entrò nella scuola allievi ufficiali di complemento a Pavia e nel gennaio 1943 fu inviato in Calabria come sottotenente del battaglione speciale di artieri; fu congedato nel settembre 1944.
Nell'immediato dopoguerra il L. avviò un'attività vasta e multiforme che, dagli anni della ricostruzione a quelli del boom economico ed edilizio di Roma, fino al 1981, lo portò a firmare oltre 350 progetti, dal disegno di arredi alla pianificazione territoriale.
Dalla fine degli anni Quaranta il L. progettò gli arredamenti di molti esercizi commerciali di Roma, ridisegnando in forme moderne locali come il caffè Berardo, nella galleria Colonna (1948, con il fratello Ernesto), il caffè Aragno (1951), storico ritrovo di artisti e intellettuali, o il ristorante Il Cubo (1957, con l'altro fratello Emilio). Nel 1948 sposò Maria Grazia Oliva, conosciuta a Roma nel 1936.
Nel 1950 il L. realizzò quello che probabilmente è il suo capolavoro: lo stabilimento balneare Kursaal al Lido di Ostia che, per l'eleganza della rotonda, voltata da un'ardita copertura a fungo, e del trampolino in ferro-cemento, dall'originale forma a doppia K iscritta in un cerchio (entrambi realizzati strutturalmente da P.L. Nervi), si affermò come un elegante ritrovo estivo della capitale negli anni Cinquanta e Sessanta.
Nel 1954 il L. realizzò sull'Appia antica la villa di Renato Angiolillo, senatore e fondatore del quotidiano Il Tempo, il cui volume è scandito orizzontalmente dall'alternarsi di vuoti e pieni, con rientranze vetrate e gli aggetti inclinati della terrazza e del tetto.
Negli stessi anni il L. si affermò come architetto d'interni navali. Con il fratello Emilio arredò le piscine e le verande della "Andrea Doria" (1952) e della "Cristoforo Colombo" (1953); la cappella, l'auditorium, le sale di lettura e scrittura della "Leonardo da Vinci" (1960); e soprattutto (con F.M. Poggiolini) i saloni della turbonave "Raffaello" (1964), per i quali commissionò arazzi e opere decorative a molti artisti contemporanei.
Impegnato già nel 1946, col fratello Ernesto e P. Marconi, al piano di ricostruzione di Rimini, negli anni seguenti il L. curò la redazione dei piani regolatori di Bracciano (1947-50) e di Oriolo Romano (1949); i progetti urbanistico-edilizi per la borgata Cerro a Foggia (1956, con il fratello Emilio, C. Aymonino e P. Moroni) e San Cesario nell'agro di Battipaglia (1954-56, con Emilio, M. Romano, C. Corini); i piani regolatori di Fano (1958) e di Andria (1979). L'esperienza di urbanista fu al centro anche della sua attività di didattica e di ricerca storica. Assistente straordinario presso la cattedra di urbanistica dell'Università di Roma dal 1940, divenne libero docente nel 1959, assistente ordinario nel 1969 e nel 1979 professore. Le sue ricerche sul periodo napoleonico confluirono nel 1958 nel volume Roma 1809-1814. Contributo alla storia dell'urbanistica, e quindi, ampliate e sistematizzate, nel tuttora fondamentale Roma e la regione nell'epoca napoleonica. Contributo alla storia urbanistica della città e del territorio (Roma 1969).
L'intensa attività di progettazione del L. ha contribuito alla fisionomia dell'espansione immobiliare di Roma degli anni Cinquanta e Sessanta. Nel campo dell'edilizia abitativa, il L. si cimentò sia in tipologie signorili (palazzina in via dei Decii: 1955), sia in strutture alberghiere (residence Garden all'EUR, con A. Marchini, nel 1959-61, e il grand-hôtel Leonardo da Vinci, nel 1963, in via dei Gracchi), sia in blocchi intensivi di migliaia di vani, come i complessi di via Donna Olimpia (1960) o largo Preneste (1960), inseriti nella compatta cementificazione delle periferie popolari di quegli anni. Nel 1956 progettò con M. Ridolfi il quartiere CEEP di Treviso.
Il L. trovò la propria specializzazione nell'edilizia direzionale. Interprete dell'architettura del proprio tempo, senza particolari licenze stilistiche, egli contribuì a dotare Roma di complessi per uffici moderni, in un corretto funzionalismo internazionale. All'EUR costruì il ministero della Sanità (1958-60) e la sede dell'IMI, Istituto mobiliare italiano (1965, con A. Marchini), composta da due corpi perpendicolari tra loro, con struttura in acciaio e facciate continue rivestite da pannelli verticali, alternativamente muniti di infissi e ciechi. Volumi parallelepipedi, facciate bidimensionali, uniformemente pannellate secondo rigidi schemi ortogonali, caratterizzano gli altri palazzi per uffici, come il complesso in via Paolo di Dono del 1975-76. Maggiori possibilità espressive il L. ebbe nella sede dell'ENEL (Ente nazionale per l'energia elettrica), del 1964, inserita nel più antico contesto di piazza Verdi, articolando i prospetti con infissi più ampi, montanti più sottili, e tagli verticali nella massa muraria.
Dalla seconda metà degli anni Sessanta, il L. ricevette incarichi per grandi complessi religiosi nella periferia romana. Realizzò la chiesa e casa generalizia della Società delle missioni africane (1963), della Congregazione dei missionari di Scheut (1964), la chiesa e il grande collegio S. Lorenzo da Brindisi per i conventuali (1965) e la chiesa e il collegio degli scalabriniani in via della Pisana (1967-71, con S. Ceschi), ora sede del Consiglio regionale del Lazio.
Ancora nel pieno dell'attività professionale, il L. morì a Roma il 26 marzo 1981.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio Attilio Lapadula; G. Roisecco, Concorso per la sistemazione urbanistica ed architettonica della città universitaria di Bratislava, in Architettura, XXII (1943), 1, pp. 1-9; R. Cirillo, Caffè Aragno, in Le Miroir, 31 dic. 1951, pp. 24 s.; Rassegna di negozi in Italia, in Rass. critica di architettura, V (1952), 23-24, pp. 39-47; La turbonave "Raffaello" di 46.000 t.s.l., s.l. né d. (ma 1966), pp. 46-53, 65 s. e passim; G. Morgan, La nuova sede dell'IMI all'EUR, Roma, in L'Architettura. Cronache e storia, XVII (1972), 12, pp. 776-793; C. Nucci, A. L., in Annuario dell'Università degli studi di Roma…, Roma 1981-82, pp. 1197-1199 (con bibl. degli scritti del L.); A.M. Ippolito - M. Pagnotta, Roma costruita. Le vicende, le problematiche e le realizzazioni dell'architettura a Roma dal 1946 al 1981, Roma 1982, ad ind.; Id., Roma-Eur 83. Storia ed analisi critica dell'architettura del quartiere E.U.R. dal piano per l'E42 ai nostri giorni, Roma 1983, pp. 20, 25 s., 44 s., 55, 58; G. Di Genova, Storia dell'arte italiana del '900 per generazioni. Generazione anni Dieci, Bologna 1990, p. 445; V. Sgarbi, Diz. dei monumenti italiani e dei loro autori. Roma dal Rinascimento ai giorni nostri, Milano 1991, pp. 138-140; I. de Guttry - M.P. Maino, Il mobile italiano degli anni '40 e '50, Roma-Bari 1992, pp. 190 s.; P.P. Pancotto, Afro: i graffiti del caffè Aragno, a Roma, in Alma Roma, XXXVIII (1997), 3, pp. 115-148; Id., Afro e i graffiti per il caffè Aragno di Roma, in Afro, il colore. Dal paesaggio all'astrazione, a cura dell'Archivio Afro e di G. Mercurio, Milano 2003, pp. 153-155; S. Mornati, Forma e struttura nello stabilimento balneare "Kursaal" ad Ostia (Roma), in La riqualificazione delle coste del Mediterraneo fra tradizione, sviluppo e interventi sostenibili, Napoli 2003, pp. 321-331.