MENSA, Attilio.
– Nacque il 19 apr. 1888 a Santhià (Vercelli), da Edoardo e da Maria Bernabino.
Il 10 luglio 1908 conseguì la laurea con il massimo dei voti e la lode presso la R. Scuola superiore di medicina veterinaria di Torino discutendo una tesi che fu pubblicata nello stesso anno: Contributo allo studio dei fibromi (Torino 1908). Avviatosi alla carriera accademica in quella scuola, fu assistente effettivo presso gli istituti di anatomia nell’anno scolastico 1909-10 e di patologia speciale e clinica chirurgica dal 1911 al 1918. Conferitigli nel 1911 gli incarichi dell’insegnamento della medicina operatoria e della direzione del servizio radiologico medico e chirurgico, che avrebbe mantenuto rispettivamente fino al 1921 e al 1928, nel 1914 conseguì la libera docenza in patologia speciale e clinica chirurgica veterinaria.
Arruolatosi volontario allo scoppio del conflitto, prese parte alle operazioni belliche come tenente e poi capitano del corpo della Sanità veterinaria. Catturato il 9 nov. 1917 durante il combattimento di Monte Selis in Val Medusa, presso Pordenone, e internato nel campo di prigionia di Komárom, in Ungheria, vi rimase, fallito un tentativo di fuga, fino al termine delle ostilità, impartendo ai compagni lezioni di tedesco e nozioni di medicina. Congedato il 15 sett. 1919, fu decorato con una croce di bronzo al valor militare.
Ripresa subito l’attività nella Scuola superiore di Torino, nello stesso 1919 il M., nominato aiuto nell’istituto di clinica chirurgica, ebbe affidati gli insegnamenti dell’ostetricia e della podologia. Chiamato nel 1922 a insegnare patologia speciale chirurgica, ostetricia, podologia e vizi redibitori presso la Scuola di medicina veterinaria di Modena, giudicò severamente il passaggio, nel 1923, delle scuole di medicina veterinaria alle dipendenze del ministero dell’Economia nazionale con la nuova denominazione di regi istituti superiori, sancito dalla legge 2102 sull’ordinamento dell’istruzione superiore (Sul passaggio delle Scuole veterinarie al Ministero della Economia nazionale, in La Nuova Veterinaria, I [1923], pp. 328 s.) e dedicò un attento studio al riordino di tutte le attività didattiche previste dai nuovi regolamenti (Per le nostre scuole, in Il Nuovo Ercolani, XXVIII [1923], pp. 84-88, 115-119, 148-154, 166-171, 212-215, 255-258). Tornato a Torino nel 1924 in seguito alla soppressione della Scuola di Modena, il 1° luglio 1928, superato il relativo concorso, il M. entrò come professore straordinario nella Scuola superiore di medicina veterinaria di Messina. Ordinario dopo il triennio, il 1° nov. 1936 fu chiamato dalla facoltà di medicina veterinaria dell’Università di Bologna alla cattedra e alla direzione dell’istituto di patologia speciale e clinica chirurgica. In quell’ateneo il M. concluse la carriera didattica nel 1958.
La produzione scientifica del M. può essere distinta in due periodi, dedicati il primo prevalentemente alla ricerca sperimentale e allo studio di problemi di anatomia e di patologia chirurgica speciale e sistematica, sempre condotti in stretta aderenza alla realtà clinica, il secondo alla preparazione e alla costruzione della sua opera più importante, il Trattato di patologia chirurgica (Torino 1937).
Ai lavori di esordio dedicati a problemi di anatomia clinica (Alcune considerazioni su un interessante caso di ritrazione dei muscoli genioglossi di un cane, in Il Moderno Zooiatro, s. 3, IV [1910], pp. 102-113; Trochanter tertius epifisarius in un vecchio cavallo, in Il Nuovo Ercolani, XVII [1912], pp. 145-164) e a due importanti monografie che per estensione e completezza riscossero ampi consensi anche in campo chirurgico umano (Le arterie meningee encefaliche nella serie dei mammiferi, in Morphologisches Jahrbuch, XLVI [1913], 1-2, pp. 1-207; Sinoviali tendinee normali e patologiche negli equidi, Torino 1914), fece seguire la descrizione di quadri patologici osservati in guerra (Delle più frequenti lesioni oculari negli equidi di guerra, in Il Nuovo Ercolani, XXI [1916], pp. 65-71, 81-87; Sull’impiego e sull’efficacia del siero antipiogeno polivalente Lanfranchi-Finzi. Osservazioni e pratica chirurgica di guerra, ibid., pp. 145-163; Di alcuni interessanti casi chirurgici osservati in guerra, ibid., 368-380; Nuovo contributo allo studio delle lesioni peniane negli equidi, ibid., pp. 464-472; Visioni chirurgiche di guerra, ibid., XXV [1920], pp. 18-23, 34-44, 49-56, 65-75). Nell’immediato dopoguerra, tre contributi sperimentali allo studio delle cosiddette zoppicature della spalla gli consentirono di definire con più accurata precisione l’innervazione della regione e la funzione dei muscoli periscapolo-omerali: Le lussazioni tendinee del retrospinoso e il lacerto trochiterico del piccolo rotondo negli equidi, ibid., XXVI (1921), pp. 77-88; I legamenti attivi dell’articolazione scapolo-omerale degli equidi, ibid., pp. 109-124; Le paralisi del nervo soprascapolare negli equidi, ibid., pp. 150-171.
Il M. studiò attentamente il fenomeno dell’adattamento organico, inteso come la capacità di cellule, tessuti e organi di variare morfologia e funzioni in ordine alle loro mutate condizioni di vita, affrontando, fin dal periodo antecedente l’esperienza bellica, argomenti pressoché nuovi per la chirurgia veterinaria (Deviazioni funzionali e teleplasie degli arti dei solipedi, in Il Moderno Zooiatro, s. 5, I [1912], pp. 454-464, 477-502; Ancora sulle deviazioni funzionali degli arti. Di un «equus aperto ante» acquisito per adattamento funzionale, in Il Nuovo Ercolani, XXVIII [1923], pp. 293-303; Degli adattamenti organici, ibid., XXX [1925], pp. 361-373, 387-396); e affrontò problemi di tecnica chirurgica, in particolare confermando la io-tiroidea indicata da A. Baldoni come la migliore tra le vie di accesso alla faringe (Della faringotomia io-tiroidea negli equidi, ibid., XXVI [1921], pp. 257-264) e illustrando l’anatomia clinica della regione ascellare per individuare le più sicure vie di accesso alla loggia ascellare («loggia di Mensa») e allo spazio extra-loggia (Le vie di accesso alla loggia ascellare negli equidi, ibid., XXXI [1926], pp. 17-26).
Il M. recò numerosi, interessanti contributi in vari settori della clinica veterinaria: da particolari argomenti di patologia della funzione e degli organi della riproduzione (Di alcune viziate ovulazioni negli uccelli domestici, ibid., XXVI [1921], pp. 285-326; Le collazioni catarrali uterine nella cagna e nella gatta, ibid., XXXII [1927], pp. 145-171, 181-186) a complesse questioni patogenetiche inerenti i vizi della postura (L’arpeggio, ibid., XXIX [1924], pp. 361-375, 381-394, 405-417; La valutazione delle inclinate digitali e dei corrispondenti settori di pressione degli equidi, ibid., XXX [1925], pp. 181-199, 205-219, 221-230; Le contraddizioni della malattia navicolare, ibid., pp. 301-312), a pionieristici studi oncologici (Contributo allo studio degli osteomi endocranici nei solipedi. Esostosi dia-epifisaria, in La Clinica veterinaria, XXXVI [1913], pp. 385-403; Sui papillomi del condotto uditivo del gatto, in Il Moderno Zooiatro, s. 5, III [1914], parte scientifica, pp. 992-1001, 1042-1050; Di un sarcoma primitivo al radio di un cane, in Il Nuovo Ercolani, XXII [1917], pp. 157-168; Endoteliomi e periteliomi, ibid., XXVI [1921], pp. 45-60; Di un lipoma prepatellare gigante in un cavallo, ibid., pp. 269-277; Sopra i tumori della falsa narice degli equidi, ibid., XXXI [1926], pp. 81-86; Sopra i tumori del ginocchio e in particolare della rotula, ibid., pp. 177-187; Sopra un emangioendotelioma intravascolare nel cane, ibid., XXXII [1927], pp. 192-201).
Una speciale menzione meritano gli studi condotti dal M. in campo neurologico, soprattutto l’individuazione di nuovi punti di elezione, «punti di Mensa», per le nevrectomie del tibiale posteriore e di quello anteriore (Nuovi processi operativi per la nevrectomia del tibiale posteriore ed anteriore nei solipedi, in La Clinica veterinaria, XXXV [1912], pp. 517-528, 576-589) e l’attenta valutazione degli effetti dell’alcolizzazione dei nervi da alcuni preferita alle necrotomie e alle nevrectomie (Contro l’alcoolizzazione dei nervi in sostituzione delle nevrectomie, in Il Nuovo Ercolani, XXV [1920], pp. 177-185, 193-202, 209-221).
Oltre al già citato Trattato di patologia chirurgica, la sua opera principale, che per vastità di dottrina e ricchezza di dati e riferimenti bibliografici costituisce ancor oggi una preziosa fonte di consultazione, il M. fu autore del Trattato di podologia (Torino 1950). Pubblicò inoltre, in occasione delle Giornate internazionali di medicina veterinaria svoltesi a Torino nel giugno 1954, Concetti e critica di alcune voci del linguaggio chirurgico comparato, in La Nuova Veterinaria, XXIX (1953), pp. 90-97, e Voci empiriche del linguaggio medico-chirurgico comparato, Torino 1955. Nel 1958, infine, pubblicò a Milano Metodologia clinica comparata, compendio di argomenti di semeiologia e diagnostica clinica medico-chirurgica umana e veterinaria.
Dal suo matrimonio con Concettina Scordia ebbe l’unica figlia, Maria Luisa.
Il M. morì a Bologna il 15 nov. 1960.
Fonti e Bibl.: Bologna, Archivio storico dell’Università, Fascicoli personali, ad nomen; necr., in La Nuova Veterinaria, XXXVI (1960), p. 278; Università di Bologna, Annuario dell’anno accademico 1960-61, Bologna 1962, pp. 176 s.; F. Cella, Commemorazione di A. M., in Atti della Società italiana delle scienze veterinarie (Congresso di Gardone Riviera… 1961), XV (1962), pp. 13-22; V. Chiodi, Storia della veterinaria, Bologna 1981, pp. 182, 184, 413 s., 417; A. Veggetti - N. Maestrini, L’insegnamento della veterinaria nell’Università di Bologna, in La pratica della veterinaria nella cultura dell’Emilia-Romagna e l’insegnamento nell’Università di Bologna, Bologna 1984, p. 224.
S. Arieti