RAIMONDO, Attilio Orazio Gregorio
RAIMONDO, Attilio Orazio Gregorio. – Nacque a Sanremo il 6 giugno 1875 da Stefano e da Luigia Corradi.
Il padre fu un avvocato conosciuto e benestante, la madre proveniva da una famiglia di legali e banchieri imparentati con Giuseppe Biancheri, protagonista liberale della scena politica postunitaria. Le due famiglie furono stravolte dal suicidio di Giuseppe Corradi, banchiere e membro della Camera di commercio di Imperia coinvolto nel crack della Banca depositi e sconti del 1887, poi nel 1896 dal ritiro dalla vita pubblica di Secondo Biancheri a causa di un sussidio versatogli dall’Ordine mauriziano, di cui il fratello Giuseppe Biancheri era alto dignitario.
Orazio, come era usualmente chiamato, frequentò il liceo classico Gian Domenico Cassini di Sanremo e, ancora studente, fondò il settimanale La parola dei socialisti sanremesi. Nel 1893 si laureò in giurisprudenza all’Università di Genova; in quello stesso anno i militanti sanremesi si costituirono ufficialmente in sezione del Partito socialista dei lavoratori italiani (PSLI), che si associò all’ondata di proteste per la repressione crispina dei fasci siciliani: Raimondo fu fermato il 10 novembre 1893 per supposta connivenza con gli anarchici Luigi Galleani ed Eugenio Pellaco; processato e condannato al confino a Tortona, vi fondò l’effimero Il lavoratore tortonese.
Rientrato a Sanremo nel 1895 iniziò a esercitare la professione forense. Denunziato alla commissione provinciale speciale di Porto Maurizio per propaganda sediziosa nel dicembre dello stesso anno, grazie alla minore età evitò la condanna al domicilio coatto proposta dalla pubblica accusa. Nel novembre del 1896 subentrò ad Augusto Mombello – un banchiere socialista di Varazze, ex garibaldino, divenuto sindaco di Sanremo – come redattore del foglio La Parola dei socialisti sanremesi, che aveva iniziato le pubblicazioni nel maggio dello stesso anno per iniziativa di un gruppo di ex redattori del giornale Il Pensiero di Sanremo.
Dopo aver tentato invano di conquistare il collegio elettorale di Giuseppe Biancheri alle consultazioni politiche del marzo 1897 attraverso la candidatura dell’avvocato Giacomo Cassini, collega e sodale di Raimondo, anche i socialisti sanremesi furono travolti dalla repressione di fine secolo che provocò lo scioglimento delle loro organizzazioni e agevolò l’avvicinamento di molti esponenti socialisti (lui compreso) alla massoneria, considerata un ‘porto sicuro’ di sociabilità politica alternativa secondo il racconto veicolato negli anni successivi dallo stesso Raimondo.
Nel 1898 si candidò alle elezioni amministrative, diventando consigliere di minoranza e poi assessore nella giunta del banchiere Augusto Mombello in seguito alla vittoria dei socialisti alle consultazioni del 1902.
Nel 1900 era stato iniziato alla loggia Mazzini di Sanremo, fondata da Giovanni Bernardo Calvino (nonno di Italo) e dal pastore valdese Ugo Janni, cui aderivano radicali, socialisti e liberali democratici, precorrendo la linea dei blocchi popolari più tardi affermatasi a livello nazionale. Nel 1905 Raimondo divenne maestro venerabile e l’anno seguente fu eletto sindaco di Sanremo. La sua amministrazione proseguì tutte le opere già in cantiere e, in particolare, l’ampliamento delle due strade principali e la municipalizzazione dell’acquedotto, di cui, nel giugno del 1907, il Comune acquisì la proprietà. Raimondo inaugurò il primo cinematografo permanente di Sanremo e presiedette un comitato per la ferrovia tra il basso Piemonte e la Liguria di Ponente, attraverso la valle Argentina, appoggiato anche da Giuseppe Biancheri. Il 14 aprile 1907 fu organizzata la prima edizione della gara ciclistica Milano-Sanremo e il 26 aprile 1908 si inaugurò il monumento a Giuseppe Garibaldi, opera dello scultore Leonardo Bistolfi. Il Comune patrocinò anche un congresso internazionale di medici e climatologi e, nell’ottica di fare di Sanremo una meta del turismo di qualità, il sindaco migliorò la gestione finanziaria del Casinò.
Nello stesso anno Raimondo sostenne la difesa dell’avvocato socialista Francesco Rossi, ex sindaco di Bordighera accusato di peculato. La sua fortuna politica fu infatti agevolata dalla sua riconosciuta abilità forense e, in particolare, dalle sue qualità oratorie, ammirate anche da Leonida Bissolati e da Giovanni Giolitti. Le due carriere di avvocato penalista e di politico continuarono così in parallelo e si alimentarono l’un l’altra, come nel caso di molti socialisti attivi in quegli anni. Spesso si trovò coinvolto in processi connotati politicamente (o a causa dell’impegno degli assistiti o perché frutto di scontri interni al Partito socialista) o in dibattimenti legati alla cronaca nera. Le sue arringhe «scoppiettanti di umorismo e di sarcasmo» (Le prime arringhe della querela Cortese-Centurione, in La Stampa, 11 febbraio 1911) provocavano le approvazioni rumorose dell’uditorio e talvolta le proteste degli imputati. Raimondo stesso, in chiave di autolegittimazione, proponeva il suo duplice ruolo di politico e di professionista anche in conferenze pubbliche, sempre affollatissime.
Nel giugno del 1908 le sue dimissioni da primo cittadino provocarono nuove elezioni, vinte dai liberali costituzionali; la sconfitta fu in parte determinata dalle accuse mosse alla sua amministrazione di aver dilapidato il pubblico erario. In ottobre fu battuto anche nell’elezione suppletiva per il collegio di Sanremo indetta in seguito alla morte di Biancheri. La campagna elettorale fu caratterizzata da numerose violenze, ma fra le cause della seconda sconfitta ci fu probabilmente anche l’ammissione pubblica di essere massone e le divisioni interne al suo schieramento, una parte del quale lo presentò come «il nipote di Biancheri», rendendone così sempre più difficile la permanenza nel Partito socialista.
Ribadita l’adesione alla Libera muratoria nel 1912, conobbe nel 1913 un anno di successi e cambiamenti: ottenne l’assoluzione della nobildonna Maria Elena Tiepolo Oggioni accusata di avere commissionato l’assassinio dell’amante; fu eletto deputato socialista per il collegio di Sanremo-Ventimiglia, grazie alla coalizione bloccarda che gli aveva permesso di diventare sindaco; assistette l’assessore socialista savonese Giuseppe Garibaldi nel processo per diffamazione intentato contro il foglio Battaglie sindacali che lo aveva accusato di essere tenutario di case chiuse.
Dal Partito socialista dovette però uscire dopo il congresso di Ancona (26-29 aprile 1914), durante il quale alimentò un violento dibattito culminato con la deliberazione dell’incompatibilità fra l’appartenenza al partito e alla massoneria. Rimise quindi le dimissioni da deputato alle sezioni che lo avevano eletto, che le respinsero. Lo scoppio del conflitto mondiale rese ancor più netta l’antitesi fra Raimondo, interventista, e la sua parte politica. Sostenne infatti le ragioni della «guerra liberale» dell’Intesa e dell’impossibilità per l’Italia di astenersi da uno scontro che l’avrebbe messa in crisi nell’approvvigionamento di grano e carbone (Un forte discorso dell’on. Raimondo, in Corriere della sera, 5 marzo 1917). Coerentemente si spese in molte conferenze a favore del prestito nazionale e della nascente aviazione italiana. Nell’estate del 1917 si recò in Russia con una missione internazionale per cercare di convincere Aleksandr Fëdorovič Kerenskij a non uscire dal conflitto. Chiamato a fare parte della commissione di inchiesta parlamentare sulla sconfitta di Caporetto, fu sospettato di avere esercitato pressioni per fare scagionare i ‘confratelli’ implicati nella disfatta. Verso la fine del conflitto si impegnò a diffondere le idee wilsoniane come base per il trattato di pace, ma in seguito rifiutò di partecipare alla commissione internazionale per l’accertamento delle responsabilità della guerra.
Nel 1919 fu eletto deputato nelle liste del blocco liberale democratico con ex combattenti e nazionalisti nel collegio di Genova e Porto Maurizio. Aderì al gruppo di Rinnovamento nazionale dopo aver ripreso l’attività politica fondando e dirigendo il quotidiano ligure l’Azione, sulle cui colonne appoggiò l’impresa dannunziana di Fiume. Il giornale, su cui scrisse anche Giuseppe Ungaretti, fu attivamente sostenuto da alcuni industriali di primo piano come Erasmo Piaggio e Attilio Odero.
Celibe, Raimondo morì improvvisamente a Sanremo l’11 gennaio 1920 per il riacutizzarsi di una grave nefrite.
Dopo la sua morte il fratello Riccardo tentò di raccoglierne l’eredità politica, ma non fu eletto e nel 1925 fu addirittura arrestato e poi condannato per appropriazione indebita dei fondi dell’ex Sindacato socialista dei marittimi (mentre all’imputato principale – Giuseppe Giulietti – nel 1929 fu concessa l’amnistia «per manifesti motivi politici»).
L’intitolazione della stazione di floricoltura e di uno dei corsi principali di Sanremo a Orazio Raimondo attesta la memoria di lungo periodo della sua figura.
Scritti e discorsi. La conquista del Comune, Genova 1896; Sull’indirizzo di risposta al discorso alla Corona: discorso dell’onorevole O. R. pronunciato alla camera dei deputati nella tornata del 6 dicembre 1913, Roma 1913; In difesa di Maria Tiepolo. Edizione stenografica, autorizzata dall’autore, Perugia 1914; Perché la Patria viva!, Venezia-Milano 1918; Un articolo dell’On. R., in La Stampa, 24 gennaio 1918; Prefazione, in D. Lloyd George, Discorsi per la guerra, Città di Castello-Roma 1919; Prefazione, in V.E. Orlando, Discorsi per la guerra, Città di Castello-Roma 1919; Il programma della concentrazione democratica-liberale ligure. Appello del Comitato nazionale per le elezioni politiche. Discorso di O.R., Genova 1919.
Fonti e Bibl.: Sanremo, Archivio storico dell’anagrafe; Roma, Archivio storico del ministero degli Affari esteri, Carte Sonnino; Archivio centrale dello Stato, CPC, Orazio Raimondo; Archivio storico del Grande Oriente d’Italia, Libro matricolare, 12994; Rovereto, Museo storico italiano della guerra, Famiglia Filzi.
Necr.: La morte dell’on. R., in La Stampa, 12 gennaio 1920. Commemorazione di O.R., in Corriere della Sera, 13 gennaio 1920. A. Gandolfo, Storia di Sanremo, Sanremo 2000, ad ind.; M. Pignotti, Notabili, candidati, elezioni: la lotta municipale e politica nella Liguria giolittiana, Milano 2001, ad ind.; F. Conti, Storia della massoneria italiana dal Risorgimento al fascismo, Bologna 2003, pp. 222 s., 417 s.; A. Gandolfo, Vite di sanremesi illustri, Sanremo 2008, ad ind.; La Camera di commercio di Imperia. La storia, gli amministratori, il contesto locale, Imperia 2009, ad ind.; S. Antonini, Mare e cannoni. La Liguria nella Grande Guerra 1915-1918, Genova 2014, ad ind.; M. Novarino, Compagni e liberi muratori. Socialismo e massoneria dalla nascita del PSI alla grande guerra, Soveria Mannelli 2015, ad ind.; Camera dei deputati, Portale storico, storia.camera.it/deputato/orazio-rai.mondo-18750606#nav (15 marzo 2016).