ATTONI
Nome della dinastia marchionale dell'Emilia e della Toscana, sorta sotto l'egida degli Ottoni nella seconda metà del sec. X, finita sui primi del XII.
La cavalleresca difesa della vedova di re Lotario, Adelaide, l'aver procurate le sue nozze con Ottone I (951), gli assedî vittoriosamente sostenuti a Canossa contro le forze dei re italiani Berengario e Adalberto procurarono ad Azzo Adalberto, gran feudatario della montagna reggiana e parmense, un cospicuo ingrandimento di dominî nella dissolta marca supponide dell'Emilia: i comitati di Modena, Reggio, Mantova, con ampie accessioni, su cui Azzo Adalberto ebbe infine titolo marchionale. La dinastia marchionale fondata da lui prosegue di padre in figlio con Tedaldo (988-1012), che acquista il comitato ferrarese, e con Bonifacio (1012-1052), il quale aggiunge agli stati paterni la vecchia marca della Tuscia; e si estingue in linea maschile con Federico, morto in minore età, poco dopo il padre, nel 1053. Di poi, la grande marca attoniana, potente quanto un regno, ha governo femminile, con la reggenza di Beatrice di Lorena, vedova di Bonifacio, morta il 1076, e con il lungo e glorioso principato di Matilde (nata il 1046, morta il 1118).
Le origini della famiglia sono ancora disputate. Non si conosce la paternità di Sigefredo, padre di Azzo Adalberto, né si è concordi nello stabilire il preciso valore storico-giuridico del titolo de comitatu lucense ch'egli porta. La sua discendenza dai conti carolingi di Lucca, ad un tempo marchesi della Tuscia, di stirpe bavarese, e la sua congiunzione con gli Obertenghi, anch'essi creduti del medesimo sangue, sono state sostenute, senza prove sicure, da vecchi genealogisti. Ma i consorzî degli Attoni con numerosi gentilizi dell'Appennino tosco-emiliano indicano piuttosto la loro provenienza da famiglie castaldionali, di stirpe longobardica, infoltitesi sui confini dei comitati di Lucca, Luni, Modena, Reggio, Parma e dànno come loro sede primitiva (secondo anche una notizia della Cronaca di Giordano) la regione tra l'alta valle del Serchio e la montagna frignanese, antico territorio del ducato longobardico di Lucca. Lo sviluppo della marca attoniana, pur col concorso di singolari influenze politiche, è caratterizzato dall'attività economica della famiglia: attività di grandi libellari di terre ecclesiastiche, culminante nella vasta organizzazione fondiaria di Bonifacio che segna il prodigioso dilatarsi della marca nell'Emilia, nella Lombardia, nella Toscana. Le forze che la marca spiegò nel suo esordio, poi nell'epica lotta contro l'Impero, furono quelle d'una larga e potente federazione gentilizia, quasi consacrata da istituzioni religiose (S. Apollonio di Canossa, S. Benedetto di Polirone), unita dai vincoli naturali che congiungevano la classe dei milites alla casa dominante; vincoli di sangue in più casi, comunque di nazione, salvo le alleanze assai numerose e d'antica data con elementi franchi d'origine supponide e l'apporto di famiglie saliche venute da ultimo con Beatrice. Questo grande sodalizio signorile fu scosso, ancor vivente Matilde, dall'espansione delle nuove forze cittadine (si sa che la falsa notizia della morte della contessa suscitò la sollevazione di Mantova, subitamente domata dalla quasi spirante eroina); e si sfasciò con il tramonto della marca. I suoi elementi si versarono dovunque, a Modena, a Reggio, a Mantova, nella classe consolare, dominante nella prima fase della storia dei comuni; alcuni rami riemersero poi, riuscendo, attraverso le fazioni comunali, ad afferrare la signoria.
Secondo la teoria prevalente (da poco messa in dubbio, ma senza sicuri argomenti), al ramo marchionale degli Attoni di Canossa va collegato quello degli omonimi di Parma, originato da un Attone de comitatu parmensi, che si ritiene fratello di Sigefredo. Esso diede grandi case signorili, Baratti, Guiberti, Della Palude, Frogeridi, ecc.; e diede anche l'ultima dinastia comitale della città, con Arduino, conte fra il 1051 e il 1073, e il figlio Uberto, ch'ebbe la stessa carica fino al 1095 circa. Il consorzio parmense, già folto alla metà del sec. X, cooperò alla fondazione della marca attoniana e rimase con questa strettamente collegato in tutte le sue fortune.
Bibl.: A. Overmann, Gräfin Mathilde von Tuscien, Innsbruck 1895; S. Pivano, Le famiglie comitali di Parma, in Arch. stor. per le prov. parmensi, n. s., XXII bis (1922); L. Tondelli, Matilda di Canossa, 2ª ed., Reggio Emilia, s. a. [1925]; U. Formentini, Sulle origini e la costituzione d'un grande gentilicio feudale, in Atti della Società Ligure di storia patria, LIII (1926); F. Fabbi, La famiglia degli Attoni di Canossa, Reggio Emilia 1926; A. Falce, Bonifacio di Canossa, voll. 2, Reggio Emilia, s. a. [1926]; N. Grimaldi, La contessa Matilde e la sua stirpe feudale, Firenze,s. a. [1927]; id., Donizone, Reggio Emilia, s. a. [1928].