CIESZKOWSKI, August
Scrittore e pensatore polacco, nato a Sucha nel Podlasie il 12 settembre 1814, morto a Poznań nel 1894. Studiò dapprima in Polonia e poi in Germania, a Berlino. Qui scrisse, ancora studente, il saggio Prolegomena zur Historiosophie (Berlino 1838), che contiene già in germe la sua dottrina. Appartiene pure al periodo studentesco la prima concezione della sua opera principale Ojcze Nasz (Padre Nostro). Tutto intento a documentare, anche con i suoi scritti, la sua intima convinzione dell'indissolubilità della teoria e della pratica, egli dedicò buona parte del suo tempo a studî economici e sociali (Du crédit et de la circulation, Parigi 1838; De la pairie et de l'aristocratie moderne, Parigi 1844). Nel 1839 conobbe il poeta Sigismondo Krasiński (v.) ed ebbe un forte influsso sulla sua ideologia messianica; a sua volta fu indotto dal Krasiński a pubblicare nel 1848 il primo volume del Padre Nostro. Nel 1847 si stabilì a Poznań e per più di un decennio prese parte attivissima alla vita politica, culturale ed economica della regione. In questo periodo terminò il suo saggio O drogach ducha (Delle vie dello spirito) che serve da proemio al Padre Nostro. Tra il 1861 e 1872 visse quasi esclusivamente a Venezia, e qui iniziò la pubblicazione delle Fontes Rerum Polonicarum. Poco prima della morte consegnò al figlio le parti inedite del Padre Nostro che questi pubblicò tra il 1899 e il 1906. Una parte dell'opera è stata tradotta in italiano da A. Palmieri (Bologna 1924).
Nella sua concezione filosofico-religiosa, il C. è anzitutto uno scolaro di Hegel, che dal maestro ha appreso a dialettizzare la storia universale e che serba fede al metodo di tale dialettizzazione anche quando vuol superarne i risultati. Il difetto della filosofia hegeliana della storia è, per il C., quello di conchiudersi con l'età presente: mentre è proprio l'avvenire quello che aspetta di esser dedotto dalla nuova filosofia. S'intende che questa deduzione dell'avvenire dovrà presentarsi sotto l'aspetto di un'assoluta "azione": di qui (cooperando anche influssi kantiani e fichtiani) la sopravalutazione della prassi rispetto alla teoria, che la contiene soltanto in potenza, come il passato contiene in potenza il futuro. L'età antica è stata quella della realtà, l'età cristiano-germanica quella dell'idealità: l'era che deve ancora attuarsi sarà quella dell'azione, e in essa si manifesterà la divina missione del popolo slavo. Insieme, il hegelismo del C. assume uno spiccato tono religioso in virtù dell'orientamento verso l'avvenire, intrinseco a ogni escatologia e a ogni preghiera (di cui è tipo supremo il Pater noster) col risultato di una misticizzazione delle dottrine cattoliche, che spiacque all'autorità religiosa.
Bibl.: A. Żółtowski, Graf A. Cieszkowski's Philosophie der Tat. Grundzüge seiner Lehre und der Aufbau seines Systems, Poznań 1904; I. Chrzanowski, Ojcze Nasz A. Cieszkowskiego, 3ª ed., Cracovia 1922. Per la biografia: A. Żółtowski, C. A., in Sto lat myśli polskiej (Cento anni di pensiero polacco), V, Varsavia 1909; per le polemiche intorno all'ortodossia delle idee religiose del C. si veda A. Palmieri, op. cit., introduzione.