IFFLAND, August Wilhelm
Attore, drammaturgo e direttore di teatro, nato il 19 aprile 1759 a Hannover, morto a Berlino il 22 settembre 1814. Estraneo spiritualmente alla casa paterna, ebbe da un pastore protestante, a Springe, una seria preparazione culturale (1773-75); ritornato a Hannover vi proseguì bensì gli studî, ma sempre più si avvicinò al teatro, con letture assidue di opere drammatiche e partecipando con fervore a rappresentazioni studentesche. A 18 anni la sua decisione è presa: egli fugge da casa e, superate le prime difficoltà, diventa attore al teatro di corte a Gotha, e vi si afferma rapidamente, grazie alle sue straordinarie doti d'imitazione e alla meticolosità con cui studia le proprie parti. Maggiori successi ancora ottiene nel neo-eretto teatro di Mannheim, ove passa nel 1779. Goethe stesso, che anche più tardi gli sarà amico benevolo, ammira la sua arte. Non meno ammirevole è però la tenacia dell'I.: pieno di zelo, egli svolge a Mannheim un'attività molteplice: acquista una sempre maggiore sicurezza di sé come attore, partecipa alla direzione del teatro, scrive saggi sull'arte dell'attore, e inizia, con alcuni drammi e commedie, la sua carriera di autore teatrale. Col coetaneo Schiller lo stringono subito rapporti di amicizia: nel 1782 I. crea la parte di Franz Mohr nei Rauber e poi, via via, rappresenta altri personaggi dei primi drammi schilleriani. Come autore ottiene il primo grande successo col dramma Verbrechen aus Ehrfurcht (1784). Altri drammi si susseguono rapidamente, talvolta a distanza di pochi mesi soltanto. La facilità dei primi trionfi, un certo semplicismo negli scopi che si propone, la sua grande e sicura esperienza del teatro per cui la creazione, pur nuova in qualche aspetto particolare, si svolge su binarî predisposti, lo rendono sin troppo produttivo. La maggior parte di questi drammi, che pure hanno tenuto per parecchi decennî le scene tedesche e in parte anche quelle straniere, è oggi presso che dimenticata. Ma ancora si mantengono sul repertorio i suoi Jāger (1785), quadro di vita borghese-paesana cui il pubblico fu tanto affezionato da indurre I. stesso e altri a darne la continuazione; e i Hagestolzen (1791), che dei suoi 65 drammi è forse il migliore.
Nel 1796 I., che a Mannheim in momenti particolarmente difficili aveva dato prove sicure del suo talento di organizzatore e che sin dal 1784 (viaggio con Schiller a Francoforte sul Meno) aveva iniziato le sue famose tournées in varie città della Germania, è chiamato a Berlino a dirigervi il Nationaltheater. Sotto la sua guida (1796-1814, nel 1811 fu elevato al grado di Generaldirektor) il primo teatro berlinese si trasforma completamente. A lui si deve la costruzione del nuovo edificio; la chiamata a Berlino dei migliori attori tedeschi (fra altri di Ludwig Devrient) e il miglioramento delle loro condizioni morali e materiali; la creazione di una vera scuola del teatro e infine l'arricchimento e rinnovamento del repertorio che, pur non trascurando gli autori stranieri, si basava soprattutto sulla produzione nazionale, per cui, nel periodo delle guerre napoleoniche, l'attività di I. contribuì anche all'affermarsi vigoroso in Germania dello spirito patriottico. Alla sua direzione molto devono i drammi del Goethe e dello Schiller; egli contribuì però anche alla diffusione e al giusto apprezzamento di Shakespeare, Corneille, Voltaire; e nel campo della musica, accanto a Haydn, Mozart, Gluck e Weber, predilesse gl'italiani: Cherubini, Salieri, Paisiello, Cimarosa, Spontini, ecc. E anche a Berlino la sua attività non si limitò alla sola direzione del teatro nazionale: egli continuò a recitare parti tragiche e comiche, scrisse non pochi drammi, adattò alle scene tedesche drammi di autori stranieri, e trattò con competenza, se anche non sempre con ampiezza di vedute, dell'arte teatrale in numerosi saggi pubblicati nell'Almanach für's Theater (voll. 5,1807-1809, 1811, 1812).
Sorretta da una sicura fede nel teatro, inteso come "scuola di moralità", l'attività di I., pur così multiforme, reca l'impronta di una salda unità. Pur vincolato da presupposti morali cristallizzatisi nella prima gioventù, egli ha una notevole elasticità, dovuta soprattutto alla sua aderenza alla vita esteriore, frutto, non di rado, di un calcolo istintivo. Qualità queste che hanno fatto dell'I. un attore di eminenti qualità realistiche; un direttore di teatro in cui saggezza, tenacia e concezione elevata della propria missione si tengono in costante equilibrio; ma anche un autore che, non avendo da esprimere una propria vita spirituale, rappresenta sulle scene dei problemi che hanno già una loro soluzione aprioristica, e ove la drammaticità è tutta nel modo abile con cui tale soluzione viene ritardata. Ed è soprattutto per questo loro tecnicismo che alcuni fra i drammi dell'I., intrisi di sentimentalismo e di moralità piccolo-borghese, si elevano al disopra della mediocrità.
Ediz.: A. W. I.s. dramatische Werke, voll. 16, Lipsia 1798-1802, a cura dell'autore stesso; il 1° vol. contiene l'autobiografia dell'I., Meine theatralische Laufbahn, ristampata, a cura di H. Holstein, Heilbronn 1886; Neue dramatische Werke, voll. 2, Berlino 1807-1809; Theater von A. W. I., voll. 24, Vienna 1843; Familienbriefe, a cura di L. Geiger, voll. 2, Berlino 1904-5.
Bibl.: C. Duncker, I. in seinen Schriften als Künstler, Lehrer und Director der Berliner Bühne, Berlino 1859; J. Kürschner, A. W. I., in Allgemeine deutsche Biographie, XIV; A. Stiehler, Das Ifflandsche Rührstück, Amburgo 1898; B. Kipfmüller, Das I.sche Lustspiel, Heidelberg 1899; H. Härle, I.s Schauspielkunst, Berlino 1926.