AUGUSTA BAGIENNORUM
Città dei Bagienni (tribù ligure), situata presso il corso superiore del Tànaro (Plin., Nat. hist., iii, 49; Ptol., iii, 35 Αὐγούστα Βατιενῶν). È ricordata in molte fonti antiche e in numerose epigrafi, da cui sappiamo che sorgeva ad O di Alba Pompeia e di Pollentia e che con queste città formava i nobilissima oppida menzionati da Plinio.
La tribù dei Bagienni (o Bagenni o Vagienni), come altre tribù liguri, alla fine del V sec. a. C., in seguito alle invasioni galliche, si assimilò con le nuove popolazioni dando vita a quella fusione celto-ligure dedita essenzialmente all'agricoltura. I primi incontri con Roma avvennero nel III sec. a. C. quando - per la sua posizione - il territorio dei Bagienni venne a trovarsi a contatto diretto con quelle regioni transalpine che rappresentano la zona di conquista e di espansione dei Romani. Solo verso la metà del II sec. a. C. i Bagienni furono sottomessi dai Romani, ma nel loro territorio la guerra continuò anche per le lotte tra Mario e Silla. Tarde e scarse notizie si hanno dell'epoca dell'Impero e delle età successive.
Per molto tempo l'esatta ubicazione della città fu ignorata, ma ora l'identificazione di A. B. con la frazione Roncaglia di Benevagienna è una cosa accertata.
Fu infatti in una pianura delimitata dalla Stura e dal Tànaro che Assandria e Vacchetta, due attenti studiosi locali, iniziarono le ricerche e con ripetuti scavi furono in grado di tracciare un primo rilievo dell'antica città sepolta sotto poco più di 50 cm di terra.
La città era fabbricata in luogo piano sul ciglio di un profondo scoscendimento prodotto da un piccolo torrente. Non si conosce il modo ed il periodo della sua distruzione, se violenta o progressiva; è certo però che le massime distruzioni dei suoi resti avvennero a causa dell'asportazione del materiale laterizio. La città doveva essere cinta di mura; sono state ritrovate due porte e quattro torri formanti gli angoli di un trapezio costituente il circuito della città. Il reticolato stradale mostra isolati non sempre uguali dei quali alcuni misurano m 8o × 100. La via principale attraversava il centro della città passando per il Foro e davanti al maggior tempio di cui è visibile il basamento; il Foro, tutto selciato, largo 36 m, si apre davanti al tempio ed è circondato da un largo marciapiede rialzato e quindi da un portico corrente sui suoi due lati più lunghi. Gli edifici fiancheggianti il Foro sono stati poco esplorati: sono però riconoscibili varî ambienti e sale aperte sul portico, decorate variamente e riccamente con intonaci dipinti a forti colori, con traccia di fregi ornamentali: si tratta forse di botteghe. Di fronte al tempio, sullo stesso Foro, si elevava un edificio massiccio che dalla forma esterna e dalla disposizione interna si suppone una basilica. La presenza del teatro fra le costruzioni di A. B. e la considerazione delle sue dimensioni abbastanza grandi dànno una prova diretta dell'importanza della città. Nel teatro la scena, cui davano accesso quattro grandiose porte dagli stipiti marmorei, aveva 40 m di larghezza. Della ricca decorazione della sua fronte sono prova numerosi avanzi di un delicatissimo rivestimento, piedistalli di colonne fatti con sottilissime lastre di marmo a varî colori o conteste in stucco bianco e colorato. Dietro la scena appare una grande area nella quale si elevava un altro tempio di dimensioni minori del primo, che da un capitello può arguirsi di epoca posteriore a Nerone. Fuori del circuito erano un anfiteatro di dimensioni notevoli e l'acquedotto. Si hanno pure resti di terme il cui ambiente centrale, di forma rettangolare con abside semicircolare, indica un calidarium. Le monete che sono state scoperte tra le rovine di A. B. vanno da Augusto a Valentiniano II. La maggior parte degli edifici allo stato attuale non è certamente visibile, ma uno scavo anche superficiale può rimettere in luce le antiche strutture. Cosi dopo la seconda guerra mondiale, una campagna di scavi condotta nella zona circostante il tempio, al centro del Foro, portò alla scoperta di un ampio porticato costruito forse nel luogo stesso dell'antico pretorio.
In un piccolo museo situato nella sede comunale, sono conservati i marmi, le incisioni, le terrecotte, i vetri e le monete che spesso sono raccolti sporadicamente nel territorio di Roncaglia.
Bibl.: G. Assandria-G. Vacchetta, A. B., in Atti della Società piemontese di Archeologia e Belle Arti, X, 1921-1925, p. 183; A. B., Benevagienna 1935; A. Bovolo, A. B., in Boll. Soc. St. Arch. Artist. provincia Cuneo, XXX, 1952, pp. 26-36; F. Castagnoli, Ippodamo di Mileto e l'urbanistica a pianta ortogonale, Roma 1945, p. 94.
(C. Carducci - L. Rocchetti)