Lumière, Auguste e Louis
Inventori, produttori e cineasti, il primo nato a Besançon il 19 ottobre 1862 e morto a Bandol il 10 aprile 1954, il secondo nato a Besançon il 5 ottobre 1864 e morto a Bandol il 6 giugno 1948. L'importanza dei fratelli L. nella storia del cinema e più in generale nello sviluppo tecnico della nuova visualità contemporanea si può comprendere attraverso le parole di Abel Gance: "La vostra invenzione, signor Lumière, è la nostra grammatica, la nostra lingua, la nostra ragion d'essere. Prima di realizzare la terza dimensione, avevate già dotato lo spirito umano d'un occhio che ci permetteva, attraverso la simultaneità e la soppressione delle nozioni di tempo e di spazio, di intui-re la quarta dimensione" (Chardère, Borgé 1985; trad. it. 1986, p. 184). Al di là dell'enfasi lirica, non v'è dubbio che l'invenzione del Cinématographe segnò una svolta decisiva, una vera e propria rivoluzione, nell'arte, nella cultura e nella società del 20° sec., producendo non soltanto una nuova tecnica di riproduzione del reale, ma anche una nuova sensibilità visiva, un nuovo modo di osservare i fenomeni e di viverli.
Figli del fotografo e industriale della fotografia Antoine (1840-1911), frequentarono la scuola professionale e si diplomarono Auguste in chimica e Louis in fisica prima di dedicarsi alla ricerca nel laboratorio paterno. Tra i molti brevetti che i due fratelli depositarono fra il 1885 e il 1912 (ottantanove, riportati nel volume Résumé des travaux scientifiques de MM. Auguste et Louis Lumière, 1914), la maggior parte dei quali concernenti la fotografia e le sue applicazioni e modificazioni, un posto di rilievo occupa quello del 13 febbraio 1895, "Appareil servant à l'obtention et à la vision des épreuves chronophotographiques", con i relativi certificats d'addition del 30 marzo e 6 maggio 1895 e del 28 marzo e 28 novembre 1896, ai quali si possono aggiungere altri brevetti e certificati che perfezionavano l'invenzione o ne sviluppavano le potenzialità. Con il loro apparecchio di ripresa e riproduzione della realtà in movimento, denominato in seguito Cinématographe (all'inizio, su suggerimento del padre Antoine, avrebbe dovuto chiamarsi Domitor), essi cominciarono a realizzare il loro primo film, La sortie des usines Lumière, che presentarono il 22 marzo 1895 a Parigi alla Société d'encouragement pour l'industrie nationale e successivamente, il 17 aprile, nell'anfiteatro della Sorbona. Ma fu a Lione, il 10 giugno, durante il Congresso delle Società francesi di fotografia, che i L. presentarono un ampio programma che, oltre a La sortie des usines Lumière, comprendeva sette 'vedute' inedite, Place des Cordeliers, Voltige, Forgerons, Pêche aux poissons rouges, Pompiers: attaque du feu, Le jardinier et le petit espiègle, Repas de bébé. Léon Vidal così ne scrisse: "Se il successo è stato grande per le proiezioni policrome, esso è stato immenso, spinto sino al più completo entusiasmo, per le proiezioni di scene animate" (in "Le moniteur de la photographie", juillet 1895, 13).
Questo entusiasmo si ripeté in occasione della prima proiezione pubblica (cioè per un pubblico non specialistico) del Cinématographe Lumière a Parigi il 28 dicembre 1895, nel 'Salon indien' del Grand café in Boulevard des Capucines. Il programma di questa prima serata comprendeva dieci 'vedute' di circa un minuto l'una, alcune delle quali già presentate a Lione: un programma che fu parzialmente cambiato e aggiornato nel corso delle settimane seguenti, a mano a mano che il pubblico, numeroso ed entusiasta, accorreva a vedere quella che era considerata una meraviglia della tecnica moderna. D'altronde i L. avevano girato durante il 1895 parecchie decine di film, cosicché avevano accumulato materiale sufficiente per variare spesso i programmi, anche se la maggior parte dei soggetti si somigliavano sia per l'argomento trattato sia per il carattere della rappresentazione. Si andava dalle scene di attualità (dai citati La sortie des usines Lumière e Place des Cordeliers a La Rue de la République à Lyon, Arrivée d'un train en gare de La Ciotat ecc.) a quelle d'informazione documentaria (Arrivée des congressistes à Neuville-sur-Saône, i citati Pêche aux poissons rouges e Voltige ecc.), dalle scene di carattere familiare (il citato Repas de bébé, Enfants aux jouets, Partie d'écarté ecc.) ai microspettacoli comici (L'arroseur arrosé ‒ cioè il citato Le jardinier et le petit espiègle ‒, Chapeau à transformation ecc.). Pare che La sortie des usines Lumière e Le jardinier et le petit espiègle e certamente altre 'vedute' abbiano avuto più d'una versione. Il primo catalogo pubblicato dai L. nel 1897 comprende centinaia di numeri, elencati sotto i paragrafi di Vues générales, Vues comiques, Vues de voyage, e costituisce un ricco repertorio di generi, al quale avrebbero attinto in seguito la maggior parte degli operatori delle altre case cinematografiche sorte sulla scia del successo degli spettacoli dei Lumière.
L'interesse del pubblico, infatti, era allora suscitato soprattutto dalla curiosità di vedere riprodotta con molta esattezza la realtà fenomenica sia nella rappresentazione delle forme, degli oggetti, della natura, degli esseri viventi, sia nei loro movimenti. Era il 'realismo' della rappresentazione che colpiva il pubblico meravigliato, era la naturalezza e la 'verità' degli oggetti e dei personaggi semoventi che costituivano il fascino e la novità dello spettacolo (basti leggere la testimonianza di Georges Brunel nel suo libro Les projections mouvementées, pubblicato a Parigi nel 1897). Poiché la realtà dello schermo era obiettivamente diversa dalla realtà quotidiana, gli spettatori si trovavano di fronte, sia pure inconsciamente, a una rappresentazione che metteva in luce solo alcuni aspetti del reale, dando a essi un rilievo 'drammatico' inusitato, accentuandone i particolari normalmente trascurati. Cosicché alla curiosità di assistere alla riproduzione meccanica delle azioni quotidiane, attraverso un apparecchio che aveva del miracoloso, si univa il fascino sottile di osservare attentamente fatti e situazioni come fosse la prima volta. Il successo del cinematografo dei L. stava essenzialmente in questa duplice attrattiva. La nuova realtà dello schermo, cioè il nuovo tempo e il nuovo spazio che le grandi immagini bidimensionali e semoventi creavano, si andava imponendo, stabilendo nuovi rapporti con la realtà, dando vita progressivamente a quella che sarebbe stata poi definita 'la civiltà dell'immagine'. Va aggiunto che l'attività dei L. si protrasse per molti anni, sia sul versante della realizzazione e produzione di film, sia su quello delle ricerche e invenzioni. Alla loro scuola si formarono decine di cineoperatori, che cominciarono a riprendere scene 'dal vero' in ogni parte del mondo. I loro cataloghi si arricchirono di centinaia di 'vedute', ponendo così le basi del cinema documentario successivo e del cinegiornale d'attualità. Nel 1994 sono state pubblicate le loro Correspondances 1890-1953, a cura di J. Rittaud-Hutinet.
H. Kubnick, Les frères Lumière, Paris 1938.
P. Leroy, Au seuil du paradis des images avec Louis Lumière, Rouen 1939.
P. Vigne, Un grand novateur. La vie laborieuse et féconde d'Auguste Lumière, Lyon 1942.
M. Bessy, J.-M. Lo Duca, Louis Lumière, inventeur, Paris 1948.
G. Sadoul, Louis Lumière, Paris 1964.
A. Barret, P. Génard, Lumière, les premières photographies en couleurs, Paris 1974.
V. Pinel, Louis Lumière: 1864-1948, Paris 1974.
B. Chardère, G. et M. Borgé, Les Lumière, Paris 1985 (trad. it. I Lumière. L'invenzione del cinema, Venezia 1986).
J. Rittaud-Hutinet, Le cinéma des origines: les frères Lumière et leurs opérateurs, Seyssel 1985.
L. Sauvage, L'affaire Lumière, du mythe à l'histoire, Paris 1985.
Mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro, Verso il centenario: Lumière, a cura di R. Redi, Roma 1986.
Lumières sur Lumière, éd. B. Chardère, Lyon 1987.
J. Rittaud-Hutinet, Auguste et Louis Lumière, les 1000 premiers films, Paris 1990.
Lumière, le cinéma, éd. L. Lombard-Valentino, Lyon 1992.
V. Pinel, Louis Lumière inventeur et cinéaste, 1994.
J. Rittaud-Hutinet, Antoine, Auguste et Louis Lumière, Lyon 1994.