Renaudet, Augustin
Storico francese (Parigi 1880 - ivi 1958). Studiò all'École Normale, ove divenne amico di L. Febvre e J. Bloch e si formò come storico dedicandosi a ricerche sui precursori della Riforma. Durante un soggiorno in Italia, come professore all'Istituto francese di Firenze, cominciò a dedicarsi a studi sull'Umanesimo italiano. I suoi interessi andavano " al, moto delle idee, alle loro radici profonde, al loro operare " (Garin), alla ricostruzione quindi dei grandi movimenti, ma anche delle grandi ‛ figure ', come, in prosieguo di tempo, Erasmo, Lorenzo de' Medici, Machiavelli, D., Petrarca. Gli studi su D. sono abbastanza tardi nell'opera del R. e sono successivi alla sistemazione concettuale del problema dell'Umanesimo, esposta in un articolo del 1945: Autour d'une définition de l'humanisme (poi in Humanisme et Renaissance, Ginevra 1958, 32-53), e ripresa più ampiamente nella lezione inaugurale al corso di storia al Collège de France nel 1947.
Il R. si propone di considerare l'Umanesimo italiano non come lo sviluppo di una nuova filologia ma come un'attività spirituale nella quale hanno una posizione centrale il problema religioso e quello morale. L'idea che ne risulta di un ‛ Umanesimo cristiano ' tende a superare, riallacciandosi ai contributi di É. Gilson, la distinzione fra Medioevo e Rinascimento e tende a dissolversi e ripresentarsi sotto la forma dell'idea di un ‛ Umanesimo eterno '. Nel libro D. humaniste (Parigi 1952), il R. cerca di collocare quello che gli sembra il nucleo più vitale del pensiero dantesco, la conciliazione cioè tra fede e ragione, tra ordine pagano, qual è definito nel mito e nella storia, e ordine cristiano, all'interno di una linea ascensionale del pensiero di D., che si svolge drammaticamente in varie tappe, dalla mistica giovanile della Vita Nuova, al momento di riflessione filosofica e umanistica del Convivio, alla sintesi dialettica e di più ampio respiro mistico del Paradiso.
Il libro, pur ricco di suggestioni, ha destato non poche perplessità nei dantisti. Una definizione dell'Umanesimo così ampia e dilatata tende a oltrepassare in gran parte la concreta storicità del pensiero dantesco. Il R., d'altra parte, finisce con l'" arrestarsi sulla soglia del vero dominio da esplorare, quello della ‛ poesia ' dantesca " (Chastel). A D. furono dedicati altri due scritti minori del R.: D. sous la pluie de feu (1956, recens. della " thèse " di A. Pézard, raccolto in Humanisme et Renaissance, cit., pp. 24-31) e A propos d'une nouvelle édition de la Monarchie de D. (sull'edizione a c. di G. Vinay, in " Rinascimento " II [1951] 13-31).
Bibl. - Bliographie des publications de A.R. in " Bibliothèque d'Humanisme et Renaissance " XIV (1952) (= Mélanges A. Renaudet) XXV-XXX (e ivi anche un ricordo di Lucien Febvre, VII-XXIII). Fra gli scritti dedicati al R.: A. Ciotti, L'umanesimo di D. (Il R. e i suoi critici), in " Convivium " XXIII (1955), 482-491; E. Garin, A.R., in " Rivista di Letterature Moderne e Contemporanee " XII (1959) 5-17; D. Cantimori, Testimonianza per A.R., in " Rivista Stor. Ital. " LXXI (1959) 7-20; R. Klein, In memoriam A.R., in " Revue des Ètudes Italiennes " VI (1959) 54-61; A. Chastel, A.R., in " Bibliothèque d'Humanisme et Renaissance " XXI (1959) 210-214.