FALLANI, Augusto
Nacque a Roma il 22 sett. 1842 da Michele e Mariangiola Machiavelli, entrambi fiorentini trasferitisi a Roma. Ebbe quattro sorelle e tre fratelli: Oreste, bersagliere garibaldino, amico di G. Mazzini, per venticinque anni capitano della brigata "A. La Marmora", Cesare, professore di disegno e bibliotecario della Biblioteca A. Sarti, e Giuseppe, scultore e decoratore. La sua formazione avvenne presso la Pontificia Accademia di S. Luca, come dichiara egli stesso nella dedica apposta su una delle foto relative al restauro della torre degli Anguillara che donò, in qualità di "scolaro memore e grato", all'Accademia (Roma, Accademia di S. Luca, Biblioteca A. Sarti, fasc. 1751).
La mansione di custode che il padre Michele prima e i fratelli Oreste e Cesare poi svolsero presso questa istituzione (Roma, Archivio Accademia di S. Luca, ad voces) sicuramente contribuì al consolidamento dei rapporti del F. con l'Accademia di S. Luca, che gli conferì il 15 dic. 1864 il 1° premio del concorso Poletti di architettura. La prova consisteva in un progetto per un vasto complesso chiesastico (di cui rimangono presso l'Accademia un prospetto, due piante e due sezioni) ed una esercitazione estemporanea per un "battistero isolato, da situarsi incontro ad una chiesa metropolitana" (Roma, Archivio d. Accademia di S. Luca, Concorso Poletti di architettura, vol. 124, n. 29 e vol. 183 n. 41). Ogni anno, per i quattro successivi, dovevano essere presentati dei saggi di architettura, di cui rimane un progetto per un "ospedale di convalescenza per 100 individui" (Ibid., Album C, in corso di restauro).
Il primo incarico, successivo al 1870, riguarda alcuni scavi nel Foro Romano, del quale fornì una pianta ed alcuni rilievi (Thieme-Becker). In qualità di architetto comunale, lavorò alla realizzazione del palazzo delle Esposizioni in via Nazionale, inaugurato nel 1883, assieme col giovane P. Piacentini, direttore dei lavori, con il quale mantenne in quegli anni stretti rapporti di collaborazione, in particolare per il progetto (vinto poi da G. Koch) del palazzo della Banca d'Italia su via Nazionale. In linea con il generale orientamento eclettico dell'architettura contemporanea - che vedeva convivere il recupero storicistico con la fiducia tecnologica - il F. costruì nel periodo dal 1888 fino al 1910 c. diversi edifici a Roma, come risulta dai verbali della commissione edilizia conservati all'Archivio capitolino.
Le tipologie vanno da fabbricati ad uso di magazzini e rimesse (via Ostiense, via Aureliana angolo via Sallustiana, via del Colosseo) a edifici scolastici. Tra le case di abitazione va ricordata la realizzazione di un edificio con finestre di taglio quattrocentesco, comprendente due fabbricati, in via S. Martino ai Monti n. 36, il cui progetto del 1888 venne realizzato dapprima insieme con l'architetto G. Magni, ritiratosi in un secondo momento dall'impegno (Arch. capitolino, Titolo 54, 1888, prot. 64852).
Al F. si deve il progetto di un monumento-ossario alla memoria dei caduti a Mentana, inaugurato il 3 nov. 1887, in ricordo della celebre battaglia di vent'anni prima tra forze volontarie garibaldine e truppe pontificie, coadiuvate da quelle francesi.
Si tratta di una grande ara quadrata in peperino di Viterbo, composta da un basamento a tre gradoni (dove si aprono due porte di carattere etrusco) sul quale poggia l'ara vera e propria, decorata da ghirlande, rosette, dentelli e, all'apice, da due maschere tragiche. Al F. successivamente venne assegnato anche il compito di sistemare, con una recinzione, l'intera area che oggi porta il toponimo di piazza della Repubblica, dove vennero costruiti, sempre su suo disegno, anche due edifici scolastici gemelli (A. Pinci, Mentana e il suo monumento, Roma 1890, pp. 26, 33).
A Roma, in qualità di ingegnere comunale, il F. fu incaricato di studiare il prolungamento di via Nazionale.
La strada - che nel 1872 aveva raggiunto l'altezza di via Quattro Fontane - secondo il progetto dell'ing. A. Viviani, capo del servizio tecnico municipale, avrebbe dovuto proseguire fino all'incrocio di via del Quirinale (oggi via XXIV Maggio), per poi collegarsi a piazza Ss. Apostoli e a piazza Fontana di Trevi. Abbandonato il progetto del Viviani per ragioni di economia, il Consiglio comunale chiese a diversi ingegneri, tra i quali il F., di studiare soluzioni alternative per l'ultimo tratto di questa importante arteria cittadina. Il principale problema era quello di creare un collegamento tra la stazione ferroviaria di Termini e il centro della città, con un tracciato che evitasse il più possibile gli espropri dei beni privati e l'apertura di grandi sterri, secondo un'ottica di risparmio economico. Il primo progetto del F., particolarmente attento a queste due esigenze, prevedeva due tratti rettilinei del tracciato: "il primo di essi à origine dall'Esedra di Termini e finisce entro l'attuale convento di S. Caterina da Siena; il secondo principiando da questo punto lo farei risultare allargando la via delle Tre Cannelle e quella della Pilotta fino alla Fontana di Trevi, onde poi sboccare in piazza Ss. Apostoli, allargherei la via de' Colonnesi" (A. Fallani, Progetto per il prolungamento della Via Nazionale, Roma s.d.). Nel secondo progetto, sostanzialmente simile al primo nel tracciato, il F. si proponeva di dare un aspetto più grandioso e monumentale al tratto fra via del Quirinale e via Nazionale, attraverso una rampa di scale per pedoni che doveva coprire un dislivello del terreno di circa 6 metri. Il piano regolatore del 1883 fece prevalere la soluzione attuale che privilegia l'idea dello sbocco su piazza Venezia rispetto a quello verso Fontana di Trevi.
Il F. si dedicò tra il 1892 e il 1902 al restauro del complesso della torre e del palazzo degli Anguillara, prospiciente l'attuale piazza Sidney Sonnino, oggi sede dell'Associazione Lectura Dantis.
Il programma di Roma Capitale prevedeva, tra gli altri interventi, quello della sistemazione di Trastevere e, in particolare, della piazza (già piazza d'Italia) che doveva collegare le nuove realizzazioni del viale del Re (attuale viale Trastevere) e di ponte Garibaldi. I lavori di allineamento e demolizione dei vecchi edifici che occupavano la zona, diretti dall'ing. M. Moretti, avvennero grazie all'esproprio nel 1887 da parte dello Stato italiano del vecchio complesso degli Anguillara, poi concesso in proprietà al Comune di Roma. Il 26 marzo 1894 questi stipulò con la ditta di Augusto Bannoni un contratto per il recupero strutturale e il restauro dell'intero complesso. La progettazione venne affidata al F., il quale subentrava al Moretti (Roma, Archivio capitolino, Delibere di Consiglio comunale, n. 86, 21 maggio 1894). L'intervento del F. si ispirò in parte a palazzo Venezia: sul lato occidentale furono aperte finestre centinate al piano terreno e al primo piano due nuove finestre a croce guelfa. Sul lato settentrionale venne raccordata la torre del XIII secolo con il palazzo quattrocentesco per mezzo di una muratura merlata in tufelli al posto del portico originario. Anche il tetto della torre, rialzato di circa un metro, venne modificato e completato da un coronamento con merlature. Il prospetto meridionale su via della Lungaretta subì modifiche soprattutto al piano terreno, dove fu rimosso il bugnato levigato e ricoperta con l'intonaco la seconda torre. Complessivamente il restauro del F., anche se giudicato alquanto arbitrario dai suoi contemporanei per l'entità dell'intervento e per la quantità delle integrazioni, anticipa le moderne acquisizioni di pratica e teoria del restauro, volte a restituire al monumento una sua chiara leggibilità attraverso l'uso di materiali non confondibili con quelli originali. La conoscenza dei precetti enunciati da C. Boito nel IV congresso degli ingegneri e architetti italiani del 1883 - che prescrivevano per i monumenti appartenenti al Medioevo reintegrazioni in materiale diverso da quello originario, in modo da difendere la "sincerità" costruttiva dell'edificio antico - non impedì al F. di realizzare un'opera nella quale al principio della riconoscibilità dell'intervento si univa la necessità di restituire al monumento una sua funzione abitativa e urbanistica.
L'interesse per le tipologie dell'architettura medievale - in particolare gotica - venne dichiarato dal F. in quella che potrebbe essere definita la sua più originale opera, il villino per il pittore Cesare Maccari in piazza Sallustio, eseguito a partire dal 1902.
Rappresenta una sapiente combinazione di elementi architettonici diversi ripresi dalla tradizione edilizia senese (forse proprio in omaggio a Maccari, nativo di Siena) e fiorentina, con l'utilizzo di archetti ciechi, della merlatura di coronamento, finestre bifore, paramenti murari in laterizio. La commissione edilizia, dopo un primo rifiuto, accettò il progetto a patto che il villino fronteggiasse su via Collina, in modo da non occultare la vista dei ruderi romani al centro dell'isolato (Roma, Arch. capitolino, Verbali Commissione edilizia, prot. 1251, 29 luglio 1902).
Tra un continuo susseguirsi di delibere comunali e proposte di privati, il F. si occupò anche della sistemazione dell'area di piazza Colonna, rimasta libera dopo la demolizione di palazzo Piombino nel 1872, per la quale Pio e Marcello Piacentini progettarono nel 1911 un padiglione provvisorio in occasione dell'Esposizione internazionale di quell'anno.
Nel 1913 il F. partecipò al concorso bandito dal Comune di Roma (vinto anch'esso dagli architetti Pio e Marcello Piacentini) per la sistemazione del Campidoglio quale sede del Municipio romano, con l'intenzione di porre fine a quelle architetture provvisorie, costose ed antiestetiche, che venivano innalzate temporaneamente in occasioni particolari, come avvenne durante la visita dell'imperatore di Germania Guglielmo II a Roma nel 1888.
Il progetto del F. del 1913 (mai realizzato) teneva in considerazione le esigenze pratiche sia della sede del Comune di Roma sia degli annessi Musei capitolini, ormai insufficienti a contenere la grande quantità di opere d'arte. Il congiungimento per mezzo di gallerie dei tre palazzi capitolini avrebbe risolto, nell'ottica dell'architetto, un problema di spazi, "senza alterare la primitiva loro disposizione" (A. Fallani, Progetto di unione dei Palazzi Capitolini, Roma 1913, pp. 2 s.). Le due gallerie di raccordo, o meglio i cavalcavia, scompartite da lesene e da finestre con architravi a timpano, dovevano poggiare su due archi o su due piattabande ed essere completate da una balaustra simile a quella già esistente davanti alla porta centrale del palazzo Senatorio. In questo modo, le due strutture si sarebbero uniformate all'aspetto generale della piazza, senza per questo occultare la visuale sul Foro Romano e sul Palatino.
Una proverbiale scontrosità di carattere procurò al F. il curioso soprannome di "orso bianco", epiteto che ben sintetizza la natura della sua indole.
Morì a Roma il 24 luglio 1930.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio capitolino, Titolo 54, (1888), prott. 64852, 39781; (1893), prot. 22301; (1903), prot. 77948; (1910), prot. 31791; R. Artioli, Il palazzo e la torre degli Anguillara, in Riv. d'Italia, V (1902), p. 331; L. Callari, Storia dell'arte contemporanea, Roma 1909, p. 133; Il secentenario della morte di Dante, MCCCXXI-MCMXXI. Celebrazioni e memorie monumentali, Milano 1928, pp. 377, 380; P.A. Corna, Diz. della storia dell'arte in Italia, Piacenza 1930, I, p. 362; M. Piacentini, Le vicende edilizie di Roma dal 1870 ad oggi, in L'Urbe, XI (1948), 2, p. 24; G. Accasto-V. Fraticelli-R. Nicolini, L'architettura di Roma capitale 1870-1970, Roma 1971, p. 186; F. Giovannetti, Via del Corso rinnovata: la sistemazione di piazza Colonna, in Roma capitale 1870-1911. Architettura e urbanistica: uso e trasformazione della città storica, Venezia 1984, p. 402 n. 35; S. Pasquarelli, Via Nazionale: le vicende urbanistiche e la sua architettura, ibid., p. 322 n.21; A.M. Cusanno, Contributo alla conoscenza dell'originario complesso edilizio degli Anguillara in Trastevere, in Bollettino d'arte, LXII- LXIII (1990), pp. 81 s., 87 s.; F. Lombardi, Roma: palazzi, palazzetti, case. Progetto per un inventario 1200-1870, Roma 1992, p. 477; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, pp. 234 s.; A. M. Bessone-Aurelij, Diz. degli scultori ed architetti ital., Milano 1947, p. 208; Diz. encicl. di architettura e urbanistica, Roma 1968, II, p. 311.