GUIDINI, Augusto
Ultimo dei cinque figli di Pietro, pittore e decoratore attivo prevalentemente a Venezia, e di Teresa Calloni, nacque a Barbengo, presso Lugano, in Canton Ticino il 1° maggio 1853.
Ottenuto il diploma nel 1870, il G. fu avviato nella vicina Mendrisio alla carriera di agrimensore. Per questa specializzazione, subito dopo la proclamazione di Roma capitale del Regno, collaborò al rilevamento catastale dell'Agro romano. Il soggiorno romano del G. fu anche fruttuoso periodo di studi e favorì l'ulteriore completamento della sua formazione culturale.
Il G. era attento osservatore, annotava impressioni su ciò che vedeva e studiava e trasferiva tutto in taccuini, ancora conservati, corredati di serie, ma altresì argute, note su figure e luoghi.
Al soggiorno romano fece seguito un periodo di attività a Firenze dove lavorò in varie occasioni fornite dal rinnovamento urbano ed edilizio di quella che per poco era stata la capitale del Regno d'Italia.
Dopo Firenze, Milano in trasformazione durante gli anni Settanta del sec. XIX fornì al G. occasioni di inserimento professionale attraverso l'allora dominante figura dell'ingegner G. Mengoni, che lo chiamò presso di sé sin dal 1875 come collaboratore nella realizzazione della galleria Vittorio Emanuele II a Milano. L'influenza di Mengoni sul G. si rivelò determinante.
Il G. fu infatti continuatore dei progetti per il completamento della piazza del Duomo, dopo la prematura e tragica morte del Mengoni nel 1877: poco dopo, assunta la cittadinanza italiana, pur mantenendo quella elvetica, aprì uno studio professionale in Milano. La scelta di svolgere l'attività professionale in Italia fu determinata anche dalla non favorevole situazione politica e sociale del Canton Ticino.
Il G. si inserì molto rapidamente nel clima professionale di Milano, dove seppe cogliere importanti occasioni di lavoro. Entrò a far parte della Commissione conservatrice dei monumenti di Milano e provincia: si occupò del duomo di Monza, del castello di Trezzo d'Adda e dell'abbazia di Chiaravalle Milanese. Sovrintese poi a interventi di restauro nella basilica di S. Ambrogio e nella cappella dell'Addolorata della chiesa di S. Satiro, a Milano.
Fece parte della giuria per la nuova facciata del duomo di Milano nel 1886. Si interessò del volto architettonico della via Dante e sempre per il centro della città redasse numerose proposte urbanistiche. Nel suo piano di sistemazione della piazza del Duomo il G. prevedeva la manomissione della facciata neoclassica del palazzo reale di G. Piermarini, sulla cui sezione centrale il G. proponeva di elevare una cupola a padiglione alla francese; un giardino antistante il palazzo schermato da cancellate e una enfatica nuova impaginazione della loggia reale, molto diversa dalla soluzione originaria di Mengoni, completavano il progetto. Il G. proponeva anche la pressoché totale ridefinizione del quartiere a sud della piazza, con tre varianti, e di quello che insisteva sull'asse a nordest del corso Vittorio Emanuele, con sventramenti nel vecchio e compatto tessuto edilizio che nelle varie ipotesi aumentarono fino a interessare tutta l'area dal retro del duomo ai navigli.
Il G. diventò socio onorario dell'Accademia di Brera e poi membro della Commissione delle belle arti e antichità, a testimonianza del suo crescente successo. Fu anche membro, per lungo tempo, della Commissione federale elvetica delle belle arti.
Contemporaneamente il G. esordì anche come progettista privato. Curò infatti la progettazione di numerose ville per membri dell'aristocrazia e per personaggi altolocati sui laghi lombardi. Lasciò interventi in ville a Pallanza, Baveno e Stresa sul Verbano, a Cadenabbia sul Lario e a Lugano.
Villa Orsetti, poi Taranto, a Pallanza (1875-80) diventerà in seguito famosa per il parco; ma resero ancor più noto il G. la cosiddetta villa ducale, trasformazione e ampliamento del palazzo Bolongaro a Stresa per Maria Elisabetta di Sassonia-Coburgo e Gotha, duchessa di Genova e madre della regina Margherita di Savoia (1880 circa), e poco discosto la residenza di Tommaso di Savoia duca di Genova, fratello di Margherita e zio del futuro Vittorio Emanuele III, oggi scomparsa. Ciò gli valse il titolo di "architetto onorario della duchessa di Genova". Anche la villa Ashburner, detta villa Scagliola, a Pallanza (1880 circa), con richiami stilistici alla francese e direttamente lambita dal lago, è comunemente attribuita al G.: a lui si deve anche con più certezza assegnare la villa a Baveno eretta per il ticinese Nicola Della Casa, ultimata nel 1880. A Cadenabbia sul Lario il G. progettò la villa Maria. Egli curò ugualmente i progetti per un villino per il conte Orsetti a Caprezzo e per una villa a Napoli per Tommaso duca di Genova.
Il G. partecipò inoltre alla stagione dei concorsi celebrativi nel clima fervido dei primi decenni postunitari.
Al concorso internazionale del 1880 per il monumento a Vittorio Emanuele II a Roma il G. prese parte con due versioni di un progetto proposto per l'area dell'esedra di Termini di fronte alle terme di Diocleziano.
Presentò i suoi elaborati insieme con lo scultore G.B. Trabucco e con il collega C. Ferrario. Il progetto venne favorevolmente giudicato e rientrò nei primi otto: sembra però che in prima votazione fosse stato valutato degno di riportare il primo premio. È noto che la vicenda si chiuse con l'assegnazione della vittoria al francese P.-H. Nénot; e ciò per motivi politici.
Il primo progetto del G. prevedeva un maestoso emiciclo sul tracciato dell'esedra dioclezianea con al centro la statua del sovrano; il secondo la statua equestre sullo sfondo di un arco trionfale sull'imboccatura della via Nazionale. Entrambe le soluzioni proponevano un antistante mausoleo nazionale in guisa di pantheon di casa Savoia.
Altre grandi gare videro il G. in prima fila. Nel 1883 prese parte al concorso per il palazzo di Giustizia a Roma in coppia con P.P. Quaglia, ingegnere varesino, presentando un progetto ancora una volta ostentatamente classicheggiante e magniloquente con una configurazione a croce greca attorno a un vasto cortile centrale.
Anche il concorso per il monumento a G. Garibaldi sul Gianicolo attirò l'attenzione del G., che vi partecipò insieme con lo scultore E. Ximenes nel 1884.
Il piazzamento del progetto del G. e di Ximenes fu ottimo; e lusinghieri furono gli apprezzamenti della critica: gli autori ricevettero un cospicuo premio in denaro. Esso proponeva una piramide tronca di imponenti dimensioni davanti alla quale si ergeva la statua equestre dell'eroe dei due mondi.
Ben diversa fu la vicenda del monumento a Garibaldi a Milano dove gli stessi G. e Ximenes si assicurarono la vittoria nel terzo concorso (1886). Il G. aveva anche partecipato al secondo concorso (1885) ma, in quella occasione, con E. Ferrari.
Il monumento, di cui il G. curò la parte architettonica, fu realizzato in largo Cairoli, in un punto nevralgico di Milano sull'asse della via Dante e del Castello Sforzesco all'imboccatura del prestigioso foro Bonaparte. La statua equestre ideata da Ximenes riposa sull'alto basamento del Guidini. Il monumento è una prova corretta e riuscita, che non si distacca però dal gusto ormai corrente in quegli anni postunitari tra retorica celebrativa e riproposizioni di un linguaggio alquanto incolore, e che riceve slancio solo dalla indovinata dimensione e dalla sua dislocazione urbana.
Sempre nel solco della celebrazione del Risorgimento, il G. nel 1898 propose di erigere un faro in granito a oltre 200 metri sulla sommità dell'isola di Caprera in onore di Garibaldi. Oltre al faro Garibaldi e a un "edifizio nazionale" studiò anche la possibilità di impiantare un'azienda con scuola agraria nei terreni dell'isola sarda.
Lo spunto di tutto ciò fu per il G. la legge del 17 luglio 1890 che decretava monumento nazionale la tomba dell'eroe a Caprera. Il progetto fu sostenuto dai Garibaldi e riscosse plauso, ma restò sulla carta.
Il G. partecipò anche ai concorsi del monumento a Vittorio Emanuele II in piazza del Duomo e di quello alle Cinque giornate entrambi per Milano.
Nei primi anni del Novecento si interessò a problemi urbanistici: in tale campo si orientò con professionalità e competenza. I progetti di disegno urbano del G. furono però proposte senza esito.
Dapprima si occupò di ipotesi di riforma urbanistica dell'area centrale di Milano (1909) con tre proposte riguardanti un nuovo quartiere a sud adiacente alla piazza del Duomo. Anche l'area intorno al corso Vittorio Emanuele fu oggetto di un piano viario per una zona nevralgica di Milano. Dopo numerose ipotesi e varianti il G. giunse alla formulazione di una proposta di esteso intervento volto a trasformare radicalmente con tagli nel tessuto esistente e rettifiche e prolungamenti di assi stradali tutto il quartiere alle spalle del duomo. Il G. pubblicò per divulgare le sue idee La sistemazione del corso Vittorio Emanuele in Milano… Studio e progetto di piano regolatore della parte centrale della città (Milano 1909).
Ben più interessanti, i progetti di piani regolatori che il G. tra il 1910 e il 1911 redasse per la ricostruzione di Messina e per Montevideo in Uruguay.
L'idea di redigere un piano regolatore per Messina, distrutta dal sisma del 1908, venne al G. dopo aver soggiornato per tre mesi e visitato con profonda partecipazione e intensa commozione i luoghi colpiti dal cataclisma. Il G. si basò per il suo disegno urbanistico sulla legge promulgata dal governo all'indomani del terremoto, ponendosi in posizione alquanto critica rispetto alle indicazioni in essa contenute.
Il G. proponeva il recupero integrale del centro storico con la salvaguardia e la conservazione dei monumenti, una nuova sistemazione del porto, un piano di ampliamento a sud dell'antico centro e a questo strettamente connesso con la individuazione di snodi nevralgici e cerniere viarie. Il G. mostrava in questo progetto conoscenza del disegno urbano internazionale e definiva un volto nuovo, ben più stimolante di quello realizzato dopo il 1911 con il piano Borzì. Presentò il suo progetto accompagnato dalla pubblicazione La risurrezione edilizia ed economica delle località devastate dal terremoto. Il piano regolatore della città di Messina (Milano 1910), in cui con autorevolezza e precisione venivano affrontati tutti i gravi problemi del caso.
All'inizio del 1909, su invito del governo uruguaiano, il G. si recò a Montevideo, dove vivevano due suoi fratelli, e vi restò per lunghi soggiorni che ebbero termine nel 1914.
L'episodio centrale di questo periodo dell'attività del G. in America meridionale fu la stesura del piano regolatore di Montevideo, nell'ambito del concorso internazionale del 1911, il cui iter si concluse positivamente il 18 apr. 1912.
Il progetto del G. guadagnò il primo premio e il 12 dic. 1912 fu definitivamente approvato. Esso costituì il massimo successo della sua carriera. Il disegno urbano del G. per la capitale uruguaiana prospettava brillanti soluzioni per risolvere gravi problemi di sviluppo, dalla crescita demografica alla congestione del traffico: un piano di grande respiro, in cui una poderosa trama viaria a grandi assi prospettici, avenidas, si sovrapponeva all'antica città ortogonale coloniale. Il G. sembrò sposare una magniloquenza urbana tutta americana: assi, nodi, intersezioni raccordi, disegnati usando geometrie tendenti alla regolarità, ma non bloccate e rigorose.
Per Montevideo il G. redasse altri imponenti progetti. Nel 1909 propose un impegnativo progetto per donare nuovo aspetto alla capitale e perseguire il recupero della dignità urbana con un riadeguamento a funzioni moderne dell'antico cuore degradato di Montevideo. Il progetto contemplava la realizzazione di una grandiosa galleria con copertura in cristallo che doveva mettere in comunicazione le due principali piazze della città, quella dell'Indipendenza e quella della Costituzione. Ispirata alla galleria di Mengoni a Milano, la "galleria centrale" doveva essere molto maggiore per dimensioni con l'asse principale di ben 150 metri. Al centro doveva essere sormontata da una cupola vetrata di 64 metri di altezza. Architettonicamente il G. presentava un disegno pomposamente eclettico con archi monumentali e fastigi cupolati così diffusi nelle città sudamericane del periodo: un linguaggio decisamente in ritardo con il suo tempo. Ultimo episodio di questa stagione americana del G. fu la partecipazione al concorso internazionale per il palazzo del governo a Montevideo. In questa occasione il G. stese un progetto in coppia con G. Sommaruga, riportando il quarto premio. Comunque la vicenda uruguaiana del G. con i suoi progetti si risolse in un nulla di fatto, nonostante il rilevante successo riscosso dalle sue proposte. Il piano di Montevideo fu affossato dopo il 1913 con l'arrivo di P.-H. Nénot come consulente. Gli altri due progetti per la galleria e per il palazzo del governo, rimasero senza esito.
Il G. svolse inoltre una intensa attività professionale per committenti pubblici e privati a Lugano.
Tra il 1889 e il 1890 il G. intervenne nella villa Merlina, che venne da lui trasformata nel prestigioso grand hôtel Splendide sul lungolago, seguendo gli stilemi alla francese dell'edilizia alberghiera corrente. Negli stessi anni realizzò palazzo Piccoli, anch'esso trasformato in albergo, oggi hôtel Beha. Il G. poi donò una buona prova professionale nel palazzo Primavesi, oggi Ferrazzini, sempre sul lungolago di Lugano, nel cui prospetto mostrò una cauta, circospetta adesione allo stile floreale (1902-03). Nel 1900 il G. e O. Maraini, architetto luganese, vinsero il concorso federale per la realizzazione del palazzo cantonale degli studi di Lugano, opera dignitosa costruita tra il 1903 e il 1904. Del G. si ricordano poi le ville Allegrini e Demartini a Lugano, oggi non più esistenti. Ancora con Maraini, il G. restaurò la cattedrale di Lugano (1906-10). A Locarno costruì l'asilo e le tombe Vela a Ligornetto e Caccia a Morcote. E, sempre interessato a problemi urbanistici, pensò un piano regolatore per Lugano: il disegno della "Nuova Lugano" non fu reso pubblico dal Guidini.
Il G. morì a Milano il 25 dic. 1928.
La produzione di scritti e pubblicazioni del G. fu costante nel tempo e molto varia per gli argomenti trattati. I temi vanno da soggetti tecnici a quelli relativi all'insegnamento fino a problemi di tutela e restauro del patrimonio artistico. Si segnalano qui di seguito alcuni scritti che apparvero a partire dal 1875: La cremazione dei cadaveri nei rapporti igienici, morali, tecnici ed artistici, in Annali universali di medicina (Milano), CCXXXIII (1875); Relazione del progetto di monumento onorario da erigersi in Roma a Vittorio Emanuele II, Roma 1881 (in collaborazione con G.B. Trabucco - C. Ferrario); Il Tiro a segno nazionale. Progetto d'impianto, Milano 1884; Schiarimenti e considerazioni in merito del progetto di palazzo di Giustizia…, Roma 1885; L'architettura nel suo passato, presente e avvenire, Como 1893; Vincenzo Vela, ibid. 1893; Manicomio cantonale, Lugano 1894; A proposito delle nostre scuole di disegno, ibid. 1896; Relazione della Commissione speciale sul riordinamento delle scuole di disegno, Bellinzona 1897 (in collaborazione con L. Rossi); Caprera. Progetto di un monumento nazionale, Milano 1899; Commemorazione dei martiri della libertà ticinese, Lugano 1899; "Pro studiorum aedibus renovandis". L'edificio cantonale degli studi di Lugano. Progetti d'impianto, Milano 1899; Le scuole cantonali di disegno dell'ultimo decennio e le loro attuali condizioni 1893-1902, Bellinzona 1903; In morte di Giuseppe Treves, Milano 1904; Antichità e condizioni attuali ed avvenire del patrio Ticino. Studio archeologico e sociale…, Bellinzona 1905; Il restauro della chiesa degli Angeli in Lugano, in Il Dovere (Bellinzona), 30 mar. 1905; Il tempio di S. Croce in Riva San Vitale. Studio delle ragioni dell'arte e di diritto sociale, Milano 1905; Il problema ferroviario negli aspetti della città di Lugano e della zona adiacente, Lugano 1907; Progetto di prolungamento e raccordo da Porto Ceresio a Lugano, Cucciago 1908; La legge del 12 genn. 1909 negli aspetti tecnici e nella finalità edilizia, Milano 1910; Dall'America Latina, in Corriere del Ticino (Lugano), 11 dic. 1912; La cattedrale di S. Lorenzo in Lugano, Lugano 1915; Insidie e morte del bestiame, ibid. 1925; In tema di edilizia rurale, ibid. 1926.
Fonti e Bibl.: Barbengo (Lugano), Archivio Guidini, dov'è conservata la massima parte dei materiali (documenti e taccuini) e dei disegni del G.; altre carte si trovano a Bellinzona, Archivio cantonale, e a Lugano, Biblioteca cantonale. Si veda inoltre: G. A., A. G. Architetto del Tiro federale, in Il Dovere, 20 luglio 1883; A. G., in La Gazzetta ticinese, Lugano, 11 giugno 1884; Ticinesi all'estero, ibid., 14 genn. 1884; C. Boito, Il monumento Garibaldi a Roma, in L'Illustrazione italiana, 23 ott. 1885, pp. 7-10; L'esposizione dei progetti per il monumento di Giuseppe Garibaldi in Milano, ibid., 4 genn. 1885, p. 275; Echi del Tiro a segno federale, in Illustrazione popolare (Milano), 25 maggio 1890, p. 323; L'architetto A. G., in Riforma, 10 giugno 1890; Progetto di un monumento nazionale a Caprera, in L'Illustrazione italiana, 16 apr. 1899, p. 197; F.P., Il nuovo "palazzo degli studi" in Lugano, ibid., 8 genn. 1905, p. 42; S.G., L'architetto G., ibid., 9 apr. 1905, p. 173; E.P. Baroffio, A. G., alcuni cenni biografici, il suo ideale artistico, in La Razón (Montevideo), 17 sett. 1910; Id., El arquitecto G., in Revista de la Asociación de ingenieros y arquitectos del Uruguay (Montevideo), agosto 1910, pp. 182 s.; El concurso de avenidas y palacio de gobierno, in El Siglo (Montevideo), 8 febbr. 1912; Palacio de gobierno y trazado de avenidas, in El Día (Montevideo), 24 febbr. 1912; El resultado del concurso de avenidas. Los planos premiados, in La Razón (Montevideo), 2 marzo 1912; El palacio y las avenidas, ecos del concurso, in El Día (Montevideo), 3 marzo 1912; Las ideas para las grandes avenidas Montevideo con la galería y la rambla sur, in La Razón (Montevideo), 3 marzo 1912; s.a., La brillante carriera di A. G., in Il Dovere, Bellinzona, 29 luglio 1912; Concurso internacional de proyectos, para la construcción del palacio del gobierno, in Revista de la Asociación de ingenieros y arquitectos del Uruguay (Montevideo), ottobre-dicembre 1912, pp. 149-203; G. Pizzamiglio, Il piano regolatore della città di Montevideo nel progetto del vincitore arch. G., Milano 1912; Urbanización. El concurso internacional de proyectos para el trazado general de avenidas en la ciudad de Montevideo, in Arquitectura (Montevideo), marzo 1920, pp. 3-13; Nel 75° compleanno dell'architetto A. G., in Il Corriere del Ticino (Lugano), 30 giugno 1928; A. Guidini, A cinquant'anni dalla morte. Ricordo di A. G. architetto, in Il Cantonetto, XXV-XXVII (1979), 1, pp. 1-5 (con notizie biografiche molto dettagliate); A. Ioli Gigante, Messina, Roma 1980, ad indicem; Il liberty italiano e ticinese (catal., Lugano-Campione d'Italia), Roma 1981, p. 212; Quadriennale nazionale d'arte di Roma, Roma 1981, pp. 207, 212, 216; E. Bairati - D. Riva, Giuseppe Sommaruga, Milano 1982, pp. 49, 51; A. Vincenti - G. Pacciarotti - P. Spinelli, Ville della provincia di Novara, Milano 1988, passim; R.A. Bianchi, Montevideo: degrado urbano e proposte di recupero, in Parametro, luglio-agosto 1989, p. 72; G. Miano, Il piano Borzì, in La trama della ricostruzione. Messina, dalla città dell'Ottocento alla ricostruzione dopo il sisma del 1908, a cura di G. Curro, Roma-Reggio Calabria 1991, pp. 47-61; L. Battaglia, La vita e le opere di A. G. (1853-1928), architetto e urbanista, tesi di laurea, Istituto universitario di architettura di Venezia, a.a. 1990-91; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XV, p. 277.