OSIMO, Augusto
OSIMO, Augusto. – Nacque a Monticelli d’Ongina, in provincia di Piacenza, il 28 gennaio 1875 da Raffaele, esponente di un’agiata famiglia ebraica del luogo, e dalla modenese Paolina Finzi, madre di altri cinque figli.
Compiuti gli studi superiori a Piacenza, presso l’istituto tecnico Gian Domenico Romagnosi, a partire dal 1892 frequentò la Scuola superiore di commercio Ca’ Foscari, dove conseguì il diploma in diritto nel 1898. Qui, fra gli altri, ebbe come colleghi Riccardo Bachi, a cui lo avrebbe legato anche negli anni successivi una solida amicizia, Matteo Matteotti e Fausto Pagliari.
Fin dagli anni della prima giovinezza aderì ai principi del socialismo come risposta a un’ansia morale di giustizia. Il suo socialismo, sviluppando elementi della cultura democratica acquisita in famiglia, si configurava innanzitutto come capacità di riconoscere il dolore altrui e come volontà di alleviarlo.
Nel 1893 entrò nel Partito socialista dei lavoratori italiani, impegnandosi attivamente a Piacenza e a Venezia come propagandista e conferenziere. Risale a quegli anni la sua collaborazione a La Stampa, all’Avanti! e a diversi quotidiani locali come Il Progresso, dalle cui pagine ebbe modo di occuparsi di tematiche politiche, sociali e culturali. Nel 1898 venne arrestato a Piacenza insieme ad altri esponenti socialisti locali, a seguito dei moti popolari del 2 e 3 maggio. Processato, fu poi rilasciato per insufficienza di prove.
Nel 1899 si trasferì a Torino con la moglie Augusta Muggia, una cugina conosciuta poco tempo prima a Milano e sposata all’inizio di quello stesso anno, che – scrittrice colta e poliglotta – si sarebbe segnalata come traduttrice di autori classici della letteratura russa (Dostoevskij, Tolstoj, Turgenev) e francese (Daudet, Maupassant, Theuriet). Da lei, di lì a pochi anni, avrebbe avuto Elena, la sua unica figlia.
Iscrittosi su invito di Bachi al Laboratorio di economia politica di Salvatore Cognetti de Martiis, in quella sede Osimo lavorò a quella che sarebbe stata la sua unica monografia scientifica, intitolata La Cassa di risparmio di Piacenza. Indagini e considerazioni (Torino 1899). L’opera, accolta dai lettori con un certo interesse, metteva in pratica quel metodo di ricerca empirico tanto valorizzato all’interno del Laboratorio torinese, esaminando la storia dell’istituto di credito piacentino nel più ampio contesto dell’economia locale.
Per Osimo i primi anni trascorsi a Torino furono caratterizzati da un’attività di studio intermittente e da pubblicazioni saltuarie, nonché dall’incertezza sul piano economico. In attesa di trovare una condizione lavorativa soddisfacente, accettò diverse occupazioni modeste, soprattutto come contabile e insegnante. Nel 1901, dopo avere accettato un impiego a Oneglia come ragioniere municipale, probabilmente con l’aiuto di Filippo Turati ottenne il posto, da lui molto ambito, di segretario della neonata Università popolare di Milano.
Il definitivo approdo di Osimo si rivelò, tuttavia, la Società umanitaria, ente filantropico milanese rinato alla fine del 1901 dopo lo scioglimento del 1898. Nel marzo 1902 vi entrò con la qualifica di contabile, assumendo presto, di fatto, le funzioni di segretario amministrativo accanto all’anziano Osvaldo Gnocchi Viani. Tale incarico, consistente anche nel coordinamento generale e nella vigilanza dell’ente, gli venne conferito ufficialmente nel 1903, tramutandosi l’anno successivo nella carica di segretario generale, che avrebbe conservato fino alla morte.
Integrando l’apporto del pensiero socialista con il liberalismo e la cultura cattolica, e procedendo oltre l’impostazione tradizionale degli istituti di beneficenza e della burocrazia statale, durante l’età giolittiana l’Umanitaria si configurò come un laboratorio in grado di sperimentare nuovi strumenti di assistenza nei confronti del disagio sociale. Le sue iniziative si affiancarono a quelle poste in essere dallo Stato, sviluppando un nuovo modello di amministrazione come servizio al cittadino. I campi di intervento più significativi furono l’assistenza ai disoccupati, il collocamento, l’istruzione professionale e la formazione degli operai, la tutela dei lavoratori e degli emigranti. Con la nascita dell’Ufficio del lavoro, nel 1902, l’Umanitaria si dedicò a un’approfondita e innovativa indagine statistica sull’economia e la società del Nord Italia. Il tema della disoccupazione risultò centrale nell’attività scientifica e pratica dell’ente, come evidenziò lo stesso Osimo in un saggio pubblicato nel 1906 (Il fenomeno della disoccupazione e la «Società Umanitaria», in Nuova Antologia, 16 settembre 1906, pp. 227-247), nel quale anticipò molte delle riflessioni sviluppate, più tardi, all’interno di una serie di lezioni (Economia politica. Lezioni del Prof. A. O., Milano 1912).
Nel 1910, insieme a Giovanni Montemartini e Rinaldo Rigola, Osimo fu anche eletto rappresentante dell’Italia all’interno del comitato permanente dell’Association internationale pour la lutte contre le chômage.
La centralità del contributo dato da Osimo alle attività dell’Umanitaria dipese sia dalla molteplicità dei suoi contatti personali (che andavano da Luigi Einaudi all’amico Bachi), sia dalla sua capacità di coordinare le diverse iniziative dell’ente. Il ruolo direttivo che svolse, ben più ampio di quello di un semplice segretario amministrativo, fu tuttavia oggetto di conflitti e tensioni, anche sul piano personale. Il livello di autonomia dell’Ufficio del lavoro diretto da Alessandro Schiavi, in particolare, diede a Osimo la sensazione che la propria autorità venisse misconosciuta, inducendolo così, tra il 1906 e il 1908, a valutare la possibilità delle dimissioni; ipotesi influenzata anche, probabilmente, dalla suscettibilità del suo carattere.
Nonostante le incomprensioni, dopo le dimissioni di Schiavi nel novembre 1910, lo stato d’animo di Osimo si risollevò, permettendogli di contribuire attivamente alla realizzazione di diversi progetti avviati dall’Umanitaria già negli anni precedenti, fra cui la casa del popolo, il museo sociale, il teatro del popolo, l’Unione italiana per l’educazione popolare. Quest’ultima organizzazione pubblicò a partire dal marzo 1911 un periodico fondato e poi diretto anche da Osimo, La cultura popolare, dove sarebbero apparsi diversi suoi articoli dedicati al tema della formazione dei lavoratori. Partecipò attivamente al coordinamento fra le iniziative dell’Umanitaria e quelle promosse da molte altre istituzioni attive nel campo della cooperazione, della cultura popolare e dell’indagine sociale, presso le quali ricoprì anche diversi incarichi dirigenziali.
Di fronte alle tensioni interne al Partito socialista italiano, sfociate nell’espulsione della corrente di Ivanoe Bonomi e Leonida Bissolati al congresso di Reggio Emilia del 1912, Osimo dichiarò a Turati le proprie titubanze sul piano politico. Quello stesso anno lasciò temporaneamente il partito (pur senza aderire al nuovo soggetto politico di Bonomi e Bissolati), per poi rientrarvi più tardi, nel 1914, in dissenso con le posizioni assunte dal Partito socialista riformista italiano. L’incertezza delle sue posizioni perdurò peraltro anche dopo lo scoppio della guerra. A seguito degli eventi del 1917, mostrò una certa apertura verso le ragioni dell’intervento italiano, scontrandosi così con le posizioni di Turati.
Nominato direttore generale dell’Umanitaria nel 1919, l’anno seguente fu chiamato a far parte di una commissione ministeriale per la riforma dell’insegnamento artistico, presieduta da Ugo Ojetti. Nel giugno dello stesso anno ricevette la proposta da parte di Arturo Labriola, ministro del Lavoro e della Previdenza sociale, di assumere la direzione generale del neonato dicastero, ma di fronte alle perplessità di Osimo e alla sua richiesta di un ruolo meno burocratico, la proposta decadde.
In quest’ultima fase l’attività di Osimo all’interno dell’Umanitaria, già limitata a causa del clima di disordine e incertezza creato dal dopoguerra, fu ostacolata dalla sua malattia, un cancro alla milza manifestatosi nel maggio 1921. L’anno seguente, si trasferì a Monza per seguire la nascita di un’Università delle arti decorative e lì, nel marzo 1923, ricevette anche la visita di Benito Mussolini.
Morì a Monza il 22 luglio 1923.
Opere: Oltre ai testi già citati si segnalano Relazione-progetto per l’istituzione di scuole-laboratorio d’arte applicata all’industria, Milano 1903; L’Unione italiana della educazione popolare nel 1913, Como 1914; I problemi della scuola e dell’educazione popolare. Conferenza tenuta nell’aula magna del ginnasio Beccaria la sera del 30 giugno 1919, Milano 1919; L’ Università delle arti decorative nella Villa Reale di Monza, ibid. 1922.
Fonti e Bibl.: Milano, Arch. storico della Società umanitaria, Fondo Osimo; Ibid., Arch. storico civico, Archivio Augusta Osimo Muggia; Roma, Arch. centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, b. 3619, f. A. O.; Torino, Arch. della Fondazione Luigi Einaudi, Archivio Luigi Einaudi, b. 2, corrispondenza con Osimo. Inoltre: Compte rendu de la Conférence internationale du chômage, I, Paris 1911, p. 165; N. Mazzoni, Un poeta dell’azione.A. O., Milano 1923; A. O., in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853-1943, a cura di F. Andreucci - T. Detti, IV, Roma 1978, pp. 18 s.; E. Decleva, Etica del lavoro, socialismo, cultura popolare. A. O. e la Società umanitaria, Milano 1985; M.L. D’Autilia, Il cittadino senza burocrazia. Società umanitaria e amministrazione pubblica nell’Italia liberale, Milano 1995, pp. 91, 93, 94, 150, 187, 191, 194, 212; C. Artocchini, A. O., in Dizionario biografico piacentino 1860-1980, Piacenza 2000, ad vocem.