STELLA, Augusto
STELLA, Augusto. – Nacque a Chiari (Brescia) il 25 settembre 1863 da Cesare e da Adelaide Tenca.
Dopo gli studi liceali, si iscrisse a Torino alla Scuola di applicazione dove si laureò, nel 1886, in ingegneria industriale. Inizialmente fu nominato assistente all’Università di Pavia e nel 1890 fu assunto nel Regio Corpo delle miniere. Per completare il suo iter formativo, fu inviato presso l’Accademia montanistica di Berlino dove conseguì il diploma di specializzazione nel 1892, perfezionandosi nell’uso del microscopio petrografico e visitando impianti minerari in Belgio, Francia e Russia. Tornato in Italia, si occupò della produzione della cartografia geologica della Valle d’Aosta e delle Alpi occidentali operando nell’organico del Regio Ufficio geologico.
Insieme a Secondo Franchi, Ettore Mattirolo e Vittorio Novarese trascorse diversi periodi effettuando rilievi geologici nelle Alpi occidentali, aderendo alle innovative idee dei suoi colleghi sul significativo uso della paleontologia nella determinazione dell’età mesozoica dei calcescisti nella valle dell’Orco, nell’Ossola e nel Saluzzese. Questo lavoro, completato con i dati geologici raccolti da Domenico Zaccagna, venne poi sintetizzato nella Carta geologica delle Alpi occidentali alla scala 1:400.000, pubblicata nel 1908.
Oltre a questa importante carta di sintesi, Stella fu autore, insieme a Franchi, dei fogli geologici Demonte e Argentera-Dronero della Carta geologica d’Italia alla scala 1.100.000 nella regione ligure-piemontese.
Negli stessi anni, ebbe modo anche di studiare l’aspetto microfossilifero dei sedimenti della formazione gessoso-solfifera (di cui dette conto in Sulla presenza di fossili microscopici nelle roccie a solfo della formazione gessosa solfifera italiana, in Bollettino della Società geologica italiana, XIX (1900), pp. 694-698) e, pressoché contemporaneamente, delle cause della genesi dei giacimenti petroliferi.
Oltre al rilevamento geologico, si occupò di ricerche in campo idrogeologico, pubblicando il contributo Sulla idrografia sotterranea della pianura del Po (Roma 1897), corredato di una Carta geologica della Pianura del Po, alla scala 1:1.000.000.
Sempre nel campo della geologia applicata, definì i caratteri geologici della galleria dello Spluga (Delle condizioni geologiche della grande galleria dello Spluga, in Bollettino della Società geologica italiana, XXX (1911), pp. 961-968), del Sempione (Il problema geo-tettonico dell’Ossola e del Sempione, in Bollettino del Reale Comitato geologico d’Italia, I (1915), pp. 5-41) e delle strade nel settore occidentale del lago Maggiore. L’accuratezza delle sue interpretazioni sulle strutture geologiche delle Alpi trovò conferma proprio durante la realizzazione della galleria dello Spluga e della linea ferroviaria Genova-Tortona.
Nel 1908 lasciò l’incarico presso il Corpo delle miniere dopo aver ottenuto la cattedra di scienze minerarie a Palermo e, immediatamente dopo, la stessa cattedra a Torino, dove diresse la Scuola di perfezionamento di ingegneria mineraria presso il Politecnico fino al 1925. Si dedicò quindi alle consulenze minerarie e all’insegnamento, pianificando nuove scuole d’ingegneria mineraria, raccogliendo fondi, organizzando i laboratori e scegliendo personalmente il corpo docente.
Stella si occupò di ricerche minerarie nei giacimenti cupriferi nel sassarese pubblicando una Relazione sulle ricerche minerarie nei giacimenti cupriferi del circondario di Alghero (Sassari) (Roma 1908); la presenza di Stella in Sardegna fu condizionata dall’incarico di insegnamento di zoologia all’Università di Sassari assunto dalla moglie, Cesarina (Rina) Monti (1871-1937), originaria di Arcisate (Varese), laureata in scienze naturali presso l’Università di Pavia e prima donna in Italia a ottenere l’incarico di docenza universitaria.
Al ritorno nella sua sede universitaria di Torino, Stella riprese a studiare le miniere di ferro del territorio valdostano utilizzando tecniche di prospezione magnetometrica (Le miniere di Cogne (Val D’Aosta), Genova 1916) e cominciò a interessarsi delle miniere aurifere studiando quelle della valle Anzasca nel comune di Vanzone con San Carlo, nell’Ossola.
Nel 1913 partecipò alla missione Franchetti in Tripolitania, eseguita per conto della Società italiana per lo studio della Libia, compiendo rilievi geologici, mineralogici e idrografici sul plateau del Gebel, pubblicandone i risultati nella monografia Topografia, geologia ed acque del Gebel Tripolitano (Milano 1914) e raccogliendo numerosi campioni, conservati presso il Museo regionale di scienze naturali di Torino; Stella concluse il suo lavoro evidenziando la completa assenza dei depositi fosfatici, principale motivo della missione. Partecipò anche a una seconda missione in Egitto, per la ricerca sia di minerali fosfatici sia di minerali metalliferi, riassumendo i risultati in due lavori: Contributo alla conoscenza dei giacimenti di berillo dell’Alto Egitto (in Bollettino della Società geologica italiana, LIII (1934), pp. 329-332) e Su un interessante ammasso ferro-titanifero dell’Alto Egitto nel Deserto Arabico (in Atti della Reale Accademia dei Lincei. Rendiconti della classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 6, XV (1932), pp. 336-339).
Nel 1917 Mario Cermenati, presidente del 1° Congresso minerario nazionale che si svolse a Roma nel mese di giugno, gli affidò il prestigioso incarico per la compilazione di un volume dedicato ai giacimenti di ferro italiani. Grazie alla sua vasta competenza e capacità organizzativa, Stella si occupò dei giacimenti alpini, toscani, della Calabria e della Sardegna, oltre che della caratterizzazione delle sabbie ferrifere. Il volume vide la luce solo nel 1921 (Le miniere di ferro dell’Italia, Genova 1921), a causa di difficoltà nel reperimento dei fondi necessari per l’allestimento.
Di ciascun gruppo di giacimenti, Stella descrisse i caratteri topografici e geologici, la natura, l’entità del giacimento e la qualità del minerale. Ogni capitolo venne illustrato da carte, piani e sezioni geologico-minerarie, inquadrando i singoli giacimenti in un ambito geologico regionale, rendendo il volume un’opera ineguagliata per molti decenni. Un’ottima sintesi di questo lavoro venne poi utilizzata per la redazione del paragrafo Giacimenti di minerali di ferro, firmato da Stella all’interno della voce Ferro dell’Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti (XV, Roma 1932).
Nel 1925 venne chiamato a insegnare scienza mineraria presso la Scuola d’ingegneria di Roma, dove rimase fino al 1935. Concluse questo suo decennio romano con un breve lavoro su Le risorse del sottosuolo del Lazio (in I problemi dell’economia del Lazio, scritti di A. Marescalchi et al., Roma 1938, pp. 71-83). Nel 1927 tornò a occuparsi di rilevamento geologico nell’area dell’alta Valle d’Aosta, che correlò con i risultati delle sue precedenti analisi magnetometriche effettuate nella zona di Cogne.
Nel 1933 Stella proseguì i suoi studi sui minerali di ferro, aggiornando le informazioni dell’area mineraria elbana (Nuovi studi sui giacimenti ferriferi dell’Isola d’Elba, in Bollettino della Società geologica italiana, LII (1933), pp. 367-373) mentre l’anno successivo, in collaborazione con Pasquale Piepoli, eseguì numerosi saggi di laboratorio con la finalità di identificare eventuali risorse aurifere nei depositi alluvionali del versante sinistro del fiume Po (Ricerche e studi sulle alluvioni della Valle Padana, in La Ricerca scientifica, V (1934), 8, pp. 434-446).
La sua profonda esperienza nel campo della geologia applicata, derivata dalle sue ricerche per le acque sotterranee, per le opere idriche, stradali e ferroviarie, dighe, gallerie, materiali da costruzione e ornamentazione, venne riassunta nel capitolo Geologia applicata (in Un secolo di progresso scientifico italiano, 1839-1939, a cura di L. Silla, II, Ingegneria, chimica, mineralogia, geologia, geografia, Roma 1939, pp. 463-473).
Nel 1943 riassunse nella memoria I giacimenti auriferi delle Alpi Italiane (pubblicata nella collana Memorie descrittive della Carta geologica d’Italia dell’Ufficio geologico d’Italia, Roma 1943) i suoi studi su questo argomento, mostrando l’eccezionale grado di maturità professionale raggiunta. Tutti i campioni raccolti, le sezioni sottili e le sezioni lucide studiate per l’allestimento del lavoro, fanno oggi parte delle collezioni dell’attuale Servizio geologico d’Italia dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).
Negli ultimi mesi di vita, Stella ritornò a frequentare da privato studioso il Regio Ufficio geologico, occupandosi di ricerche sui giacimenti di stagno di Campiglia Marittima, eseguendo anche rilievi di terreno. Il suo ultimo lavoro (Le miniera di stagno di Monte Valerio e i giacimenti del Campigliese nel quadro della Catena metallifera toscana, in Bollettino della Società geologica italiana, LXXIV (1955), pp. 109-218), che contiene anche esperienze per la separazione del minerale dalla ganga, venne pubblicato postumo dal suo allievo Gabor Dessau (1907-1983).
Stella è stato membro dell’Accademia d’Italia e dell’Accademia dei Lincei, oltre che presidente della Società geologica italiana nel 1917 e nel 1927.
Dal matrimonio con Rina Monti nacquero due figlie, Luigia Achillea ed Emilia (v. le voci in questo Dizionario).
Rimasto vedovo nel 1937, morì a Roma il 28 novembre 1944.
Fonti e Bibl.: F. Sacco, Commemorazione di A. S., in Atti dell’Accademia nazionale dei Lincei. Rendiconti della classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 8, I (1946), 6, pp. 816-819; L. Testa, A. S. (1863-1944), in Bollettino della Società geologica italiana, LXIX (1950), pp. 553-558.