AUGUSTODUNUM (Autun)
Città fondata in età augustea, nella Gallia Lugdunensis (Pomp. Mela, iii, 20; Tacit., Ann., iii, 43-45, 46), punto di incrocio di numerose vie di comunicazione. Succedette a Bibracte sul vicino monte Beuvray come capoluogo degli Edui (Caes., Bell. Gall., i, 23; vii, 55, 63; Strabo, iv, 192).
È ricordata da diversi autori: in particolare Ammirniano Marcellino (xv, il, il; xvi, 2, 1) menziona la potenza delle sue mura. La scuola del retore Eumenio impiantata ad A. alla fine del III sec., attesta l'importanza della città in questo periodo.
La pubblicazione di stampe del secolo scorso eseguite in base ad accurati rilievi di un archeologo locale (J. Roidot-Deléage), ha fornito l'occasione per uno studio sui monumenti romani della città, basato anche su un ulteriore esame di quelli ancora rimasti.
La sua cinta muraria, molto ben conservata, è tra le più estese della Gallia, paragonabile solo a quella delle grandi colonie della Gallia Narbonense; essa forma una sorta di losanga irregolare che segue l'andamento di quattro corsi d'acqua situati all'esterno di essa. Il paramento antico è visibile in molti tratti ed è costituito da piccoli blocchi quasi quadrati, tenuti insieme con malta; il nucleo interno è in opus caementicium. Nelle mura si aprivano quattro porte principali, di cui due a N e a NO, ancora in parte esistenti; esse erano a doppio fornice, con altri due ingressi minori ai lati, inquadrate all'estremità da due torri allungate, rettangolari dalla parte della città, circolari verso la campagna. La parte superiore era costituita da una loggia ad arcate molto strette ed alte, intramezzate da paraste corinzie con scanalature nella porta d'Arroux, ioniche senza scanalature per la porta St. André. Questi elementi architettonici superiori sono ritenuti in base a caratteri stilistici, opera o rifacimento di età posteriore a quella augustea, a cui appartiene la cinta muraria. Va inoltre ricordato che la porta St. André è stata molto restaurata dal Viollet le Duc; una delle sue torri inoltre, è stata trasformata in cappella. Notevole è lo zoccolo della torre conservataci, costituito da una bella cornice modanata, sormontata dalla solita opera a piccoli blocchi. Delle altre due porte ad E e a S, non rimane più nulla. Esse sono ricostruibili in base ai disegni del Roidot ed hanno una pianta simile a quelle esaminate. L'anfiteatro, distrutto completamente probabilmente all'inizio del XVIII secolo, era situato a NO del teatro, assai in prossimità di esso. Dai disegni del Roidot e da altri precedenti, si ricava che esso doveva essere a doppio ordine di arcate, intramezzate da pilastri. L'opera muraria era costituita da un nucleo di calcestruzzo, con un paramento di piccoli blocchi. Il teatro, in parte scavato nel 1933-38, presenta una cavea molto grande. Il primo maenianum, limitato in alto da un'ampia praecinctio, poggiava su un dislivello naturale del suolo, mentre il secondo e il terzo, su due file concentriche di sostruzioni. Le due entrate principali sboccavano come il solito a lato dell'orchestra, il loro muro era ornato da cinque nicchie semicircolari. Della scena non è conservato più nulla. Il paramento è costituito da piccoli conci regolari con giunti particolarmente accurati, senza file di mattoni, databile ad età augnstea. Il tempio detto di Giano era situato a circa 400 m dalle mura in direzione NO. È un'ampia costruzione pressocché quadrata (16,35 × 16,80), coi muri spessi 2,20 m, alta circa 24 m, conservata solo su due lati, con l'attacco degli altri due. Altre rovine affioranti sul terreno, indicano che in antico il monumento non era isolato, ma probabilmente incluso in un vasto recinto distante dalla costruzione circa m 20 verso S e quasi il doppio verso O. L'opera muraria è costituita da un nucleo cementizio di piccole scaglie di pietra, rivestite all'interno e all'esterno da piccoli blocchi della stessa pietra, ben squadrati. Le pareti sono decorate con nicchie, quattro esterne per ciascun lato, a poca altezza dal suolo, con copertura ad arco. All'interno, a 13 m di altezza si aprono simmetricamente tre feritoie per lato. Dei fori al di sotto di queste feritoie vengono attribuiti alle travi di una tettoia con forte pendenza, destinata a ricoprire un portico o galleria che si suppone corresse tutt'intorno al monumento, elemento tipico dei templi di tradizione celtica. All'interno la nicchia di fronte all'entrata ad E doveva accogliere probabilmente la statua della divinità. Il paramento dell'edificio, molto regolare, indica una datazione nel I sec. d. C. Dai disegni del Roidot si ricava la pianta di un interessante monumento circolare (27,40 m di diametro) "la Gironette", situato ad occidente pure fuori le mura, oggi completamente scomparso. Esso era probabilmente un mausoleo senza camera centrale: presentava all'interno del muro circolare spesso m 1,8o delle partizioni semicircolari, triangolari e rettangolari, atte a frazionare la massa di terra. Esiste anche un altro tipo di tomba monumentale, pure senza camera centrale, ma a forma piramidale (Pierre de Couard) situata sul primo contrafforte del Morvan che domina la città a SE. Oggi ne rimangono pochi avanzi: il paramento esterno è completamente scomparso.
Bibl.: P. M. Duval-P. Quoniam, Relevés inedits des Monuments antiques d'Autun, in Gallia, 21, 1963, pp. 155 ss. Per il tempio detto di Giano: G. Lugli, Saggi di architettura in onore di U. Fasolo, Roma 1961, pp. 27 ss.