aula
. Unico caso in Pd XXV 42 per grazia vuol che tu t'affronti / lo nostro Imperadore [Dio], anzi la morte, ne l'aula più secreta co' suoi conti. Il termine classico, in unione all'aggettivo ‛ segreto ', ha interessato fra i primi il Tommaseo, al quale fa venire in mente una citazione biblica; e mentre il Sapegno concentra l'attenzione, seguendo le orme dei più antichi commenti, su a. come termine feudale equivalente a " reggia " (per cui cfr. VE I XVIII 2, ove si ha una spiegazione del passaggio da a. all'aggettivo aulicus) o meglio a " sala privata del re " ( così come " imperadore è Dio; conti, i supremi dignitari... "), e cita opportunamente Ep II 5 (dove D. dice del defunto Alessandro di Romena : Romanae aulae palatinus erat in Tuscia, nunc regiae sempiterne aulicus praeelectus), il Momigliano preferisce mettere in evidenza il valore poetico e sentimentale del verso in cui il termine appare, dove gli sembra di vedere " un'aura d'iniziazione e di sacra investitura " (e aggiunge: " si badi soprattutto al senso di sublime isolamento... "). Il Fallani accenna a un parallelo con le arti figurative, e ricorda che " negli affreschi raffiguranti il Paradiso... il problema del costume era risolto con il carattere e l'accento naturale del tempo ". Il Del Lungo, infine, e dopo di lui il Grabher, notano invece che D., " guelfo imperialista, riveste di figurazioni imperiali l'immagine della corte celeste ".