Giurista romano (sec. 1º a. C.); allievo di Servio Sulpicio Rufo, fu maestro di Gaio Ateio Capitone e di Quinto Elio Tuberone. Nulla è giunto dell'opera sua; i molti volumina di diritto civile s'identificano forse coi libri di actiones di cui parla Ulpiano. Scrisse pure un commento all'editto pretorio. Sembra che Cesare, di cui era amico, si sia rivolto a lui per attuare l'idea di una codificazione del diritto privato, o almeno di una sistemazione dell'editto pretorio: opera interrotta dall'uccisione di Cesare.