aura (òra)
Significa " aria "; ha una bassa frequenza in D., che usa normalmente ‛ aere ' (v.).
Nell'Inferno il termine si alterna ad ‛ aere ' (non sembra possibile individuare le ragioni di tale alternanza) per indicare, unito ad aggettivi, l'atmosfera cupa del mondo dei dannati, mettendone in rilievo soprattutto l'oscurità: aura sanza tempo tinta (III 29); aura fosca (XXIII 78 e XXVIII 104); forando l'aura grossa e scura (XXXI 37), penetrando a fatica con lo sguardo attraverso l'atmosfera torbida e buia, D. riesce a intravedere le figure dei giganti. La queta di cui godono gli spiriti magni del nobile castello è contrapposta all'aura che trema (IV 150) per i sospiri delle altre anime relegate nel Limbo, sospiri che, appunto, l'aura etterna facevan tremare (IV 27).
Nel passo di If V 51 chi son quelle / genti che l'aura nera sì gastiga ?, l'espressione aura nera, pur conservando il suo significato proprio, sta a indicare l'Inferno come luogo di dannazione; analogamente, usci' fuor de l'aura morta (Pg I 17) significa " uscii fuori dell'Inferno ".
Nelle altre occorrenze del Purgatorio il sostantivo indica, similmente a quanto si è visto per ‛ aere ', una certa zona dell' " aria " genericamente intesa - Già era l'aura [del girone degl'invidiosi] d'ogne parte queta, XIV 142; la percossa pianta... / de la sua virtute l'aura [della selva del Paradiso terrestre] impregna, XXVIII 110 -; oppure acquista, dal verbo di cui è soggetto, il significato di " vento leggero " (e infatti, il vento è richiamato nei versi immediatamente successivi): E quale... / l'aura di maggio movesi e olezza / ... tal mi senti' un vento dar per mezza la fronte (XXIV 146); Un'aura dolce... / mi feria per la fronte / non di più colpo che soave vento (XXVIII 7).
La forma ‛ òra ' è solo in Cv II I 1; per casi di dubbia interpretazione, v. ORA. V. anche AERE; ARIA.