SFONDRATI, Aurelia (in religione Paola Antonia). – Nacque nel 1531 circa a Milano da Francesco, senatore di Milano, poi cardinale (1544) e vescovo di Cremona (1549)
, e da Anna Visconti, figlia di Antonio Visconti e di Maddalena Trivulzio, nobili milanesi.
Secondogenita dopo Lavinia (in religione Antonia Maria), prima di Giulia (in religione Paola Francesca), Niccolò (il futuro papa Gregorio XIV), Paola (in religione Paola Maria) e Paolo.
Dopo la morte di Anna il 20 novembre 1538, Francesco si convertì allo stato ecclesiastico e collocò le quattro figlie nel nuovissimo monastero delle suore angeliche di S. Paolo Apostolo (poi S. Paolo Converso), nella zona di Porta Ticinese a Milano. Sotto la tutela della zia Giulia Sfondrati (in religione Paola), Aurelia e le sorelle lì presero il velo. Già chiamata con il nome di religione negli atti notarili del 1543, Paola Antonia prese i voti semplici il 24 giugno 1544 e quelli solenni il 15 agosto 1546. Nonostante l’assenza di obbligo alla dote monastica, il padre lasciò 500 scudi al convento per ciascuna delle figlie (testamento del 4 novembre 1548, Archivio di Stato di Milano, Rel. p.a. 2208, cart. 7, f. 1; pagamento completo dai suoi eredi, 7 ottobre 1550, Como, Biblioteca comunale, Archivio Sfondrati, cart. 22).
Da bambina, Paola Antonia visse l’esperienza spirituale sperimentale delle angeliche e dei barnabiti (chierici regolari di S. Paolo), famiglia religiosa ispirata dal frate domenicano Battista Carioni da Crema, accusato nel 1536 e ancora nel 1550-52 di eresia pelagiana e considerato pericolosamente vicino alle eresie luterane di libero arbitrio. Dopo un’inchiesta inquisitoriale nel 1552, la casa femminile divenne un monastero di clausura, con regola agostiniana e giurisdizione episcopale. Dagli anni 1560 in poi, Paola Antonia e le sorelle dominavano gli offici del monastero che trasformarono in una congregazione esemplare del rigore controriformistico milanese.
Fu priora più volte dal 1572. Sotto la sua direzione, S. Paolo divenne centro cospicuo della città, anche grazie alle elemosine della famiglia Sfondrati, allora in ascesa a Roma con il sostegno del re Filippo II di Spagna. Il pontificato di Gregorio XIV Sfondrati nel 1591, sebbene breve, marcò il massimo del potere familiare, anche nel monastero. Paola Antonia istruì la nipote, Barbara Sfondrati (v. la voce in questo Dizionario), nel latino e nello spagnolo. Come maestra di musica, accrebbe la presenza della musica polifonica nella liturgia. Nella chiesa di S. Paolo organizzò la pittura degli affreschi di Antonio Campi e fratelli, da Cremona, città di origine della famiglia. L’unità dello stile decorativo e liturgico fu raggiunta grazie al controllo di Paola Antonia e dei suoi parenti sulle committenze più significative; ma attese anche a modeste decorazioni sparse negli spazi della clausura, come una «figura miracolosa» della Vergine con il bambino nell’angolo di un chiostro, «honorata assai di frequente oratione di tutta la congregatione», per cui sollecitò fondi dal fratello per decorazioni circostanti (Como, Biblioteca comunale, Archivio Sfondrati, 22 aprile 1584).
Non tutte le monache apprezzarono la direzione delle sorelle Sfondrati. Le visite episcopali, frequenti durante il periodo di Carlo Borromeo, furono occasioni di lamentele contro il loro governo: «è di poco tempo in qua che le cose sono declinate assai», una monaca protestò nel 1578, «le Sfondrate consultano solo loro parenti, e non le discrete». Altre monache notarono gli oggetti di lusso di cui si circondavano (Milano, Archivio storico diocesano, sez. XII, vol. 108, visita del 1578). Anche l’eccessiva attenzione alla musica e le spese per le decorazioni contribuirono alla percezione di una caduta del livello della vita spirituale, addebitata alle Sfondrati. Ma queste proteste non oscurarono l’immagine pubblica del monastero. Borromeo, parente e sostenitore, attestò la sua stima mandando Paola Antonia e altre angeliche a riformare alcune case femminili della diocesi, fra cui il monastero agostiniano di S. Agnese in Porta Vercellina.
Paola Antonia narrò e celebrò la trasformazione del monastero, e il coinvolgimento di Borromeo, nella sua cronaca, Istoria dell’Angelica Paola Antonia Sfondrati circa l’Angeliche del monastero di S. Paolo di Milano (1584-85). Tutt’ora solo manoscritta, l’Istoria fornì una fonte fondamentale per gli storici dei paolini come Francesco Luigi Barelli e Orazio Premoli. Nello scritto l’autrice trattò i cambiamenti drammatici della casa con riservatezza. Presentò l’imposizione della clausura nel 1552 come scelta libera delle monache: «cresceva nelle altre [monache] tutte la sete, et ansietà di più ritirarsi e sequestrarsi da tutti i tumulti per vivere vita più perfetta et conforme a quella de’ primi religiosi» (p. 75). Narrando gli anni originari della comunità, sottolineò la pietà intensa delle angeliche e soprattutto il culto dell’eucaristia, «il principale gusto di questa famiglia», con riferimenti a Giovanni Crisostomo (pp. 92-94). Rilevò il contrasto tra quel loro fervore e il degrado religioso della città pretridentina, poi corretto da Borromeo, quel «santo Pastore» che ha fatto di Milano «una vera primitiva chiesa di Gerusalemme» (p. 13).
Dopo la morte di Gregorio XIV nel tardo 1591, Paola Antonia soffrì della diminuzione delle fortune della famiglia, «oppressi, depressi, et torchiati dalla mano di Dio» (lettera al segretario del fratello Paolo, Milano, Biblioteca nazionale Braidense, Fondo Crivelli Serbelloni, vol. 10, 3 giugno 1592). Nondimeno supportò la nipote Barbara nell’ascesa al priorato.
Morì il 15 gennaio 1603, insieme con la sorella Antonia Maria e altri undici monache, di una malattia diffusa per il convento e la città.
Opere. Istoria dell’Angelica Paola Antonia Sfondrati circa l’Angeliche del monastero di S. Paolo di Milano, fondato dalla contessa di Guastalla (1584-85), copia autenticata del 1748 in Roma, Archivio generalizio dei barnabiti, L.c.7; altra copia, con titolo Origine e progresso del monastero di San Paolo a Milano, in Milano, Biblioteca Ambrosiana, O.285 sup.; altra copia ibid., C.25 suss.
Fonti e Bibl.: Milano, Archivio storico diocesano, sez. XII, voll. 104-108; Archivio di Stato di Milano, Fondo di religione parte antica, vol. 2210; frammenti dell’archivio familiare degli Sfondrati sono a Milano, Biblioteca nazionale Braidense, Fondo Crivelli Serbelloni, su cui v. G. Riitano, Il fondo Crivelli Serbelloni, in Archivio storico lombardo, CXXX (2004), pp. 465-475; Como, Biblioteca comunale, Archivio Sfondrati; Provo (Utah), Brigham Young University, Harold B. Lee Library, Sfondrati family papers; Angelica anonima, Memorie, a cura di G. Cagni, Firenze 1979.
P. Morigia, Illustre raccolta, nella quale si descrive sommariamente la progenie del Sommo Pontefice Romano Gregorio XIV di casa Sfondrata, nobilissimo milanese..., Milano 1591; F.L. Barelli, Memorie dell’origine, fondazione, avanzamenti, successi, ed uomini illustri [...] della Congregazione de’ Cherici Regolari di S. Paolo, chiamati Barnabiti, I, Bologna 1703; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum mediolanensium, II, Milano 1745, col. 1357; F. Calvi, Famiglie notabili milanesi, II, Milano 1885, pp. n.n.; O. Premoli, Storia dei barnabiti nel Cinquecento, Roma 1913, pp. 67-69 e passim nelle note; M. Giuliani, Gli Sfondrati committenti al tempo di Carlo e Federico Borromeo, in Bollettino storico cremonese, n.s., IV (1997), pp. 157-198; E. Bonora, I conflitti della Controriforma. Santità e obbedienza nell’esperienza religiosa dei primi barnabiti, Firenze 1998, pp. 66-70 e passim; B. de Klerck, The brothers Campi. Images and devotion: religious painting in sixteenth century Lombardy, Amsterdam 1999, pp. 44-60 e passim; P.R. Baernstein, A convent tale. A century of sisterhood in Spanish Milan, New York 2002, pp. 113-144 e passim; Ead., Vita pubblica, vita familiare e memoria storica nel monastero di San Paolo a Milano, in I Monasteri femminili come centri di cultura fra Rinascimento e Barocco, a cura di G. Pomata - G. Zarri, Bologna 2005, pp. 297-311.