PERTILE, Aureliano
– Nacque a Montagnana (Padova), il 9 novembre 1885, da Giuseppe, calzolaio, e Maria. Il giorno in cui nacque fu battezzato il suo concittadino Giovanni Martinelli, poi suo amico e, come lui, tenore.
Dopo le scuole elementari fu avviato al lavoro, coltivando anche una voce promettente, che tra i 17 e i 20 anni incontrò qualche problema nello sviluppo. Poco più che diciottenne sposò Italia Tealdo. Fu assunto dalla Marangoni, un’azienda orafa di Vicenza, cominciò a prendere lezioni dal maestro Gino Visconti, e il tenore Antonio Barbato, ascoltatolo, lo fece entrare nella scuola di canto di Vittorio Orefice nell’Istituto musicale di Padova. Debuttò l’11 febbraio 1911, al teatro Eretenio di Vicenza, Lionello in Martadi Friedrich von Flotow: ebbe un discreto successo e poté conoscere il maestro Manlio Bavagnoli che lo invitò a Milano, ne migliorò la tecnica e nel mese di settembre lo fece debuttare al Dal Verme, Vinicio in Quo vadis? di Jean Nouguès. Il primo periodo della carriera fu caratterizzato da una serie di debutti su ribalte italiane: nel 1912 cantò Andrea Chénier e Pagliacci (teatro Dal Verme, Milano), Isabeau di Mascagni (Alfieri, Asti), Cavalleria rusticana (Eretenio, Vicenza); nel 1913, La Gioconda, Conchita di Zandonai e la Messa da Requiem di Verdi (Grande, Brescia), Carmen (Verdi, Padova); nel 1914, Madama Butterfly (San Carlo, Napoli), Salomé (Massimo, Palermo), Lucia di Lammermoor (Pergola, Firenze); nel 1915, Francesca da Rimini di Zandonai, L’amore dei tre re di Montemezzi (Regio di Torino), Aida, Una tragedia fiorentina di Mario Mariotti, Abul di Alberto Nepomuceno, Boris Godunov (Costanzi, Roma), La fanciulla del West (del Corso, Bologna); nel 1916, Luisa Miller (Costanzi, Roma), La rondine (Comunale, Bologna), Un ballo in maschera (Politeama Genovese); nel 1918, Loreley di Catalani (Politeama Genovese), La traviata (Paganini, Genova), Fra Diavolo di Auber (Chiarella, Torino); nel 1919, Fedora di Giordano e Lohengrin (ambedue al Chiarella), poi Mefistofele (Ponchielli, Cremona): dell’opera wagneriana diede un’interpretazione proverbiale, che suscitò un serrato confronto con quella, famosa, di Giuseppe Borgatti.
Nel 1913, 1918 e 1919 compì tournées in Sud America (Santiago, Valparaiso, Buenos Aires, Rosario, Rio de Janeiro, San Paolo del Brasile), debuttando nel Ballo in maschera e in Manon Lescaut (Municipal, Santiago), Mefistofele (Victoria, Valparaiso), Tosca e La traviata (Colón, Buenos Aires) nel 1913, Jacquerie di Gino Marinuzzi (Municipal, Rio) nel 1918. Nel 1921 si esibì a Città del Messico, cantando alla Plaza El Toreo il ruolo eponimo nel Sansone e Dalila di Saint-Saëns; il 1o dicembre debuttò al Metropolitan di New York, scritturato per l’intera stagione con regolare contratto procuratogli dall’impresario Giuseppe Lusardi, firmato da Giulio Gatti-Casazza, allora sovrintendente. In realtà l’esperienza americana si concluse nel giro di un mese, nonostante il successo arrisogli in Tosca, Manon Lescaut, Cavalleria rusticana, Boris Godunov e Aida, dove mise in luce le sue doti senza però conquistare il pubblico; né gli giovò affrontare Pagliacci, opera che appena un anno prima era stata cantata da Enrico Caruso. Accettò pertanto il pressante invito di Arturo Toscanini che lo volle alla Scala, dove nel marzo del 1922 cantò Mefistofele. Iniziò un sodalizio che si protrasse fino al 1929. Pertile divenne il tenore prediletto di Toscanini, che in lui trovò l’artista capace di aderire a una concezione rigorosa del teatro lirico, al servizio di una drammaturgia musicale lontana dall’edonismo ottocentesco che altre voci, più belle e accattivanti, non erano in grado di riflettere. Il maestro lo diresse in Mefistofele (1922, 1927) e Nerone di Boito (1924, 1926), in titoli della Giovane Scuola italiana e francese (Manon Lescaut, 1922, 1923, 1927, 1929; La bohème, 1924; Tosca, 1927; Madama Butterfly, 1925; Iris di Mascagni, 1923, 1925; Louise di Charpentier, 1923) e in alcuni capolavori del teatro romantico: Lucia di Lammermoor (1923, 1927), La traviata (1923, 1928), Il trovatore (1925), Aida (1923, 1929), I maestri cantori di Norimberga (1923, 1924, 1925, 1928), Boris Godunov (1922, 1923). Altri titoli da ricordare sonoLohengrin, Andrea Chénier, Sly di Ermanno Wolf-Ferrari, Rigoletto, La campana sommersa di Respighi, Francesca da Rimini, La forza del destino, con direttori della scuola di Toscanini (Vittorio Gui, Ettore Panizza, Antonio Guarneri, Gabriele Santini, Giuseppe Del Campo), oltre a Mascagni in persona per Iris. Pertile imparò a cantare con una maturata coscienza artistica questi titoli, molti dei quali facevano già parte del suo repertorio.
In questi anni non mancò di prodursi in numerosi teatri italiani; nel 1923 compì una lunga tournée in Sud America (Buenos Aires, Rosario, Rio de Janeiro, San Paolo, di nuovo Buenos Aires nel 1929); nel 1927 fu al Covent Garden di Londra (Tosca, Aida, Il trovatore) e di nuovo nel 1929 (La bohème e Manon Lescaut); in quell’anno partecipò alla tournée della Scala a Vienna, guidata da Toscanini, cantando Lucia di Lammermoor, replicata a Berlino con Manon Lescaut e Aida. Dopo la partenza di Toscanini da Milano, Pertile ritenne opportuno allontanarsi dalla Scala per circa un anno. Già nel 1930 venne richiamato per Francesca da Rimini; nel 1931 per Marta e Norma; nel 1932 per Fedora diretta da Victor De Sabata (ripresa nel 1935), Werther, Un ballo in maschera (ripreso nel 1933) e Adriana Lecouvreur (ripresa nel 1933); nel 1933 Lohengrin e Aida, con De Sabata; nel 1934 La favorita di Donizetti e Fra Diavolo di Auber; nel 1935 Pagliacci e Nerone di Mascagni (prima assoluta diretta dall’autore, poi ripreso nel 1937); nel 1936 Mefistofele, sempre acclamato dal pubblico e dalla critica.
Nell’ultima fase della carriera Pertile si esibì regolarmente sulle principali ribalte italiane, in particolare al teatro dell’Opera di Roma, al San Carlo di Napoli, al Carlo Felice di Genova, al Comunale di Bologna, al Comunale di Firenze, al Verdi di Trieste, al Goldoni di Livorno, al Petruzzelli di Bari, al Donizetti di Bergamo, al Regio di Parma, all’Arena di Verona ecc. Nel 1931 cantò Tosca al Covent Garden per 3 recite, diretto da Tullio Serafin e John Barbirolli, nel 1935 fu alla Hohe Warte di Vienna per Aida, nel 1937 allo Stadttheater di Zurigo per il Nerone di Mascagni; al Royal Opera House di Malta debuttò in Otello, che cantò con grande frequenza negli ultimi anni di carriera, al teatro Grande di Brescia, al Regio di Parma, al Verdi di Padova, al Vittorio Emanuele di Torino, al Greco di Lecce, al Verdi di Vicenza, all’Alighieri di Ravenna, al Donizetti di Bergamo nel 1938; al teatro del Casinò di San Remo, al Reale del Cairo, all’Alhambra di Alessandria d’Egitto, al Reale di Budapest nel 1939; al Lirico di Milano, al Verdi di Firenze, al Reale di Budapest nel 1940; al Sociale di Mantova, al Municipale di Modena, al Municipale di Alessandria, al Verdi di Trieste, al Comunale di Treviso nel 1941; al Corso di Bologna e al Comunale di Firenze nel 1942; al Puccini di Udine, alla Fenice di Venezia, al Comunale di Firenze, all’EIAR di Roma nel 1943; al Verdi di Trieste, al teatro del Popolo di Torino nel 1944, alternandolo con Andrea Chénier, Fedora, Aida, Un ballo in maschera, Il trovatore, La traviata, Nerone di Boito e Pagliacci: con quest’ultima opera diede l’addio alle scene nel gennaio del 1946 al Verdi di Salerno.
Tra il 1945 e il 1946 visse a Montagnana, poi ritornò a Milano, abitando in via S. Nicolò 5, insegnando canto al Conservatorio e alla scuola di perfezionamento della Scala. Tra i suoi allievi si annoverano i tenori Pier Miranda Ferraro, Eugenio Fernandi, Giuseppe Savio, Mario Guggia, Mario Ortica e il soprano Virginia Zeani.
Morì per problemi cardiaci l’11 gennaio 1952. È sepolto nel monumentale di Padova.
Nel corso della carriera Pertile si accostò ripetutamente alla sala d’incisione, nel 1922-1923 per l’etichetta discografica Columbia, nel 1923-1924 per la Pathé, tra il 1924 e il 1927 per la Società Italiana di Fonotipia, tra il 1927 e il 1932 per la Società Nazionale del Grammofono, nel 1932 di nuovo per la Columbia, infine nel 1942 per la Telefunken (con 4 brani dell’Otello, comprensivi di due duetti con Gina Cigna); nel 1928, 1930 e 1932 realizzò le incisioni di Aida, Il trovatore e Carmen in edizione integrale (con i complessi artistici della Scala, diretti da Carlo Sabajno in Verdi e da Lorenzo Molajoli in Bizet).
Pertile non possedeva una voce bella e omogenea, tale da potere rivaleggiare con colleghi come Beniamino Gigli e Giacomo Lauri-Volpi: presentava diseguaglianze timbriche tra i diversi registri ed era carente di naturale morbidezza. Forte di un’assoluta musicalità, seppe lavorare la voce con tenacia, trasformandola in uno strumento duttile e raffinato, all’occasione nobile e all’occorrenza scultoreo, capace di aderire alle esigenze della melodia e di tradurle in evento drammatico, grazie al vivo senso del fraseggio e alla dizione nitida. Non a caso conquistò subito l’attenzione degli addetti ai lavori e dei musicisti, tra i quali Riccardo Zandonai, che trovarono in lui l’artista flessibile e intelligente, capace di mettersi al servizio della musica. Seppe così ridare vigore alla vocalità verdiana di Manrico e di Radamès, sottraendola a un vano atletismo, infondere una vigorosa coerenza all’Edgardo della Lucia di Lammermoor, liberandolo da quell’edonismo tardoromantico che caratterizzava tenori d’antica scuola, e temperare gli eccessi di un realismo imperante nell’affrontare la produzione della Giovane Scuola. Fu un Des Grieux esemplare, capace di coniugare lirismo e forza; e, per i suoi tempi, un Lohengrin di riferimento, che leggeva con aristocratica nobiltà il “recitar cantando” wagneriano, senza indulgere – ad esempio nel “saluto al cigno”del prim’atto – alla leziosaggine di un Fernando De Lucia. Otello stesso non mancò di frecce al suo arco, specie dopo lo scoglio dell’«Esultate», dove la voce, per l’usura dell’età, mancava talvolta di squillo. L'attento ascolto dei documenti fonografici mette in risalto atteggiamenti che possono magari increscere al gusto moderno, filtrato attraverso una coscienza più acuta dell’opera romantica, maturata attraverso l’esperienza della ‘Belcanto renaissance’, e farci apparire le letture verdiane di Pertile inficiate da un gusto verista, nel quale rientra anche l’enfasi caratteristica delle sue interpretazioni, ma cara a tutto il periodo compreso tra le due guerre. Il miglior Pertile si ascolta nelle incisioni realizzate prima del 1930, mentre in quelle successive si colgono progressivamente i segni della decadenza.
Fonti e bibl.: D. Silvestrini, A. P. e il suo metodo di canto, Roma 1932; M. Morby, A. P., in Record Collector, VII (1952), 11, pp. 244-260, VII (1952), 12, pp. 267-277; E. Gara, 50 anni di opera e balletto in Italia, a cura di G.M. Gatti, Roma 1954, p. 45; Id., note di copertina per Recital A. P., La Voce del Padrone QBLP 5037, 1956; Enc. dello spettacolo, VIII, Roma 1961, pp. 28-30; E. Gara, Cantarono alla Scala, Milano 1975, pp. 163-170; Martinelli e P. a cento anni dalla nascita, a cura dell’Amministrazione comunale di Montagnana, Montagnana 1985; B. Tosi, P. una voce e un mito, Venezia 1985; R. Celletti, Il teatro d’opera in disco 1950-1987, Milano 19883, ad ind.; Id., Voce di tenore, Milano 1989, pp. 194, 207, 212-214, 216, 218, 230, 244, 246; G. Marchesi, Toscanini, Torino 1993, pp. 133, 135, 138, 140, 153, 157, 197, 230; P. Padoan - M. Tiberi, La voce e l’arte di A. P. (volume di accompagnamento all’edizione integrale delle incisioni fonografiche in studio di A. P., dicembre 1922 - giugno 1942), Roma 1994; G. Marchesi, Canto e cantanti, Milano 1996, pp. 26, 280 s., 306, 308, 314, 384, 438; H. Sachs, Toscanini, Milano 19982, pp. 73, 176, 179 s., 187, 192, 194, 208, 210; E. Gara - R. Celletti, Le grandi voci. Dizionario critico-biografico dei cantanti, a cura di R. Celletti, Roma 20012, pp. 622-631; P. Padoan, Voci venete nel mondo. I cantanti lirici nella storia dell’opera e del canto, Taglio di Po 2001, pp. 153-158; M. Balestrazzi, Toscanini, secondo me, Palermo 2005, pp. 81, 83; G. Barblan, Toscanini e la Scala, Milano 20072, pp. 205, 211, 217, 227-230, 232 s., 235-237, 239-243, 246-249, 251, 253 s., 256, 277, 279, 283, 347, 349, 539; E. Giudici, L’opera in CD e in video, Milano 20073, pp. 115, 1489, 1637; P. Padoan - M. Tiberini, Giovanni Martinelli: un leone al Metropolitan, Roma 2007, pp. 7, 11-13, 19, 41 s., 75 s., 84, 89, 100, 103, 119, 141, 143-146, 170 s., 198, 200, 348 s., 433; The Grove book of opera singers, a cura di L. Macy, Oxford 2008, p. 378.