BOTTIGELLA, Aurelio
Di antica e nobile famiglia, nacque a Pavia verso il 1480 da Antonio Simone, funzionario ducale a Parma.
Entrato nell'Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme, vi fece rapida carriera divenendo presto priore di Pisa. Aveva una perfetta educazione militare che mise alla prova nel 1512 combattendo a Ravenna con i Francesi e segnalandosi per la cattura del conte napoletano Borello dei Pignatelli. Ma solo con la partecipazione alla strenua difesa di Rodi contro l'assedio delle armate di Solimano il Magnifico (1522) entrò con un suo posto ben definito nella leggenda epica dell'Ordine gerosolimitano. Il Contile, che ne celebrò le gesta nel suo Ragionamento ... sopra la proprietà delle imprese, ricordò che non "mancò di difendere un luogo consignatoli nella assediata città con cento soldati, e nel combattere notte e giorno, gli furono quasi tutti morti, et egli ferito in ambe due le gambe né potendo stare in piedi, perseverò in difesa della sua posta così ingenocchione, né mai si perdé d'animo fin tanto che non potendosi la città più tenere, si resero a patti". Fu preso in ostaggio dai Turchi, ma riottenne presto la libertà ed ebbe l'incarico di condurre una missione esplorativa presso le principali corti europee per trattare la delicata questione della nuova sede da assegnare all'Ordine dopo la caduta di Rodi in mano ai Turchi. La scelta cadde su Malta, ritenuta più adatta di ogni altra sede alla missione storica dell'Ordine, costituzionalmente impegnato nella lotta contro gli infedeli, e il B. vi fu mandato con le galere per una prima ricognizione dei luoghi in vista dell'imminente insediamento.
Quando l'Ordine si fu stabilito nella nuova sede (1530) il B. passava già per uno dei più audaci ed esperti capitani, degno di essere utilizzato in incarichi militari di grande impegno. In effetti nel 1532 fu inviato a Tripoli al comando di una squadra costituita da un galeone, due grippi e un brigantino, che portava un contingente di sessanta cavalieri, buon nerbo di fanti, un carico di munizioni e vettovaglie, "e tanta quantità di artigliarie che bastevole fosse per rinforzare il castello e prestarne e soccorrerne ancora il re Mulei Assem", alleato di Carlo V e dei gerosolimitani nella lotta contro il corsaro di Algeri Barbarossa. Arrivato a Tripoli, il B. provvide a rinforzare le difese del castello e a intavolare trattative con il re di Tunisi, al quale consegnò sei grossi cannoni da batteria dietro il rilascio di un certo numero di ostaggi in garanzia. Munito di questa artiglieria Muley Hasan assediò Tagiura, la roccaforte barbaresca alle porte di Tripoli covo del corsaro Khair ad-dīn, ma l'intervento del Barbarossa, accorso da Algeri con le galere, gli impedì di conquistarla. Con l'appoggio di un contingente di cavalieri gerosolimitani riuscì solo a espugnare il castello di Zegna, nel quale il B. pose un presidio per bloccare le scorrerie di Khair ad-dīn e riattivare il commercio tripolino nella zona.
Nel 1533 il B. fu nominato governatore di Tripoli e l'anno successivo capitano delle galere dell'Ordine. Riorganizzata la squadra gerosolimitana alle sue dipendenze, rimettendo in sesto le galere e procurandosi ufficiali di provata esperienza, il B. iniziò una fortunata guerra di corsa nel Mediterraneo occidentale che restò famosa negli annali dell'Ordine per l'audacia delle imprese e l'eccezionale ricchezza della preda. Nel maggio del 1534 assaltò e prese presso l'isola di Gerba un grande galeone di Alessandria che portava da Salonicco ai corsari barbareschi un carico di grano, ferro, piombo e cotone insieme con un contingente di centocinquanta soldati turchi. Spedito a Malta il galeone, restò in agguato nelle acque di Gerba, dove, secondo le informazioni fornite dai prigionieri turchi, erano attese altre navi. In effetti dopo tre giorni arrivarono altri due galeoni che il B. riuscì a catturare facilmente insieme con una caravella portoghese carica di olio, caduta nelle mani dei Turchi e sopraggiunta di lì a poco. Con le tre navi cariche di bottino al rimorchio, il B. rientrò così a Malta.
Nel 1535 partecipò, al comando della squadra dell'Ordine, alla spedizione di Carlo V contro Tunisi. Ai primi di giugno condusse le galere in Sardegna per congiungersi con la flotta imperiale e con le navi dei collegati genovesi e pontifici. Nel corso dell'assedio la grande caracca dell'Ordine ebbe parte determinante nel bombardamento del forte della Goletta e i cavalieri gerosolimitani furono tra i primi a penetrare nel forte attraverso la breccia aperta dalle potenti artiglierie della loro caracca. La città fu conquistata e Muley Hasan reintegrato nel suo regno.
Conclusa l'impresa di Tunisi, il B. poté ritornare alla sua prediletta guerra di corsa. Nel dicembre del 1535 scadeva la sua carica di capitano delle galere, ma fu riconfermato ancora per un anno. Nella primavera del 1536 poté riprendere così il mare con le galere dell'Ordine: catturò nelle acque siciliane due galeotte turche e una nave cristiana loro preda che rimorchiò a Malta.
Un'impresa non meno audace e fortunata condusse a termine di lì a poco, riuscendo a "pigliare con molta sua laude, a forza di remi, nel Faro, a vista di Messina dove grandissimi danni fatti haveva, uno de' più astuti e pratichi corsali ch'a quei tempi a torno andassero con una galera sottile di ventitré banchi, chiamato Memì Liparoto". Da costui seppe che era in arrivo un'altra nave corsara che cadde nell'agguato tesole dal B. e fu rimorchiata a Malta insieme con quella del Liparoto. Nell'agosto dello stesso anno 1536, nel timore di un attacco in forze del Barbarossa contro Tripoli, il B. vi fu mandato con quattro galere. Nel corso della navigazione incrociò e dopo un'aspra lotta catturò un "bellissimo e poderoso vasello, che caricato d'olio, dalle Gerbe in Alessandria se n'andava, per ritornarsene poi d'altre mercantie caricato. Sopra del quale furon presi circa quattordici mila sultanini d'oro i quali fedelmente al tesoro consegnati furono e si fecero schiave cento e nove persone, la maggior parte de' quali erano mori et alcuni pochi Turchi". Scaricati i rinforzi a Tripoli, il B. si mise alla caccia di tre galere corsare che stazionavano in quelle acque e ne ebbe facile gioco.
Ritornò a Tripoli e rivolse le sue cure a sventare la minaccia perennemente ricorrente del corsaro Khair ad-dīn di Tagiora che aveva eretto a un solo miglio dal castello una torre, detta dell'Alcalde, dalla quale partivano sempre più frequenti e insidiose scorrerie. Assaltò e distrusse la torre, sgommando la resistenza dei corsari e provocando la morte dello stesso Khair ad-dīn. Il 20 sett. 1536 rientrò a Malta carico di preda e di gloria. Con il nuovo anno giungeva a scadenza definitiva il suo mandato di capitano delle galere: nel dicembre del 1536 era stato già eletto il suo successore nella persona del priore di Capua Leone Strozzi. Prima di consegnare la squadra al nuovo capitano, il B. volle condurre a termine un'ultima impresa, la cattura di una galeotta turca al capo Passero.
La sua sostituzione al comando della squadra gerosolimitana dispiacque moltissimo al viceré di Sicilia Ferrante Gonzaga, quanto mai interessato alla collaborazione di un uomo dell'esperienza e della capacità del B. nella lotta quotidiana contro i Turchi e barbareschi. Il Gonzaga tentò anche di indurre le alte gerarchie dell'Ordine a recedere da una decisione che comprometteva seriamente le stesse fortune militari gerosolimitane, dato che lo Strozzi, a quanto risultava, era ben lontano dal garantire la prosecuzione della brillante attività inaugurata dal Bottigella. Come mandò a dire il Gonzaga a Carlo V, "havendovi a stimare che, tanto per esser egli (lo Strozzi) della parte francese, quanto per poca sufficientia che si iudica esser in lui, a comparatione de l'altro, che di lui non s'haverà mai quel servitio che si poteva sperare d'haver dal prior di Pisa, essendo per contrario da tutto il mondo conosciuto per persona molto valorosa et per buon servitore di Sua Maestà". Ma la fazione francese, prevalente all'interno dell'Ordine, ne ottenne facilmente l'allontanamento, con grave disappunto del Gonzaga che il 24 luglio 1537 ne dette notizia a Carlo V.
Allontanato dal comando delle galere, il B. fu nominato governatore di Tripoli. Non si sa fino a quando restò in possesso di questa carica, certo è comunque che il suo nome uscì ormai definitivamente dagli annali dell'Ordine, nei quali è ricordato solo nel 1545, per una missione di mera rappresentanza alla corte di papa Paolo III, al quale portò le congratulazioni del gran maestro per l'investitura di Parma e Piacenza a Pier Luigi Farnese.
Morì nel 1550 e fu sepolto a Pavia nella chiesa di S. Tommaso.
Fonti eBibl.: L. Contile, Ragionamento sopra la proprietà delle imprese con le particolari de gli academici affidati et con le interpretazioni et croniche, Pavia 1574, c. 152r.; G. Bosio, Dell'istoria della sacra religione et ill.ma militia di San Giovanni Gierosolimitano, III, Roma 1602, pp. 110 ss., 119, 131, 133, 141, 160 ss., 174, 242, 279; Registri di lettere di Ferrante Gonzaga, a cura di E. Costa, I, Parma 1889, pp. 68 s.; G. Capasso, Il governo di don Ferrante Gonzaga in Sicilia dal 1535 al 1543, in Arch. stor. sic., n.s., XXXI (1906), pp. 2 s.; Di A. B.,governatore di Tripoli in Barberia, in Boll. della Soc. pavese di storia patria, XIII (1913), pp. 415-418; E. Rossi, Storia della marina dell'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta, Roma-Milano 1926, pp. 37 s., 136; Id., Il dominio degli Spagnoli e dei cavalieri di Malta a Tripoli, Intra 1937, pp. 51, 54 s., 83; M. Monterisi, L'Ordine a Malta,Tripoli e in Italia, in Storia pol. e mil. del sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme detto di Malta, Milano 1940, II, pp. 14, 21, 24, 25, 28, 30 s., 42; J. Salvá, La orden de Malta y las acciones navales españolas contra Turcos y berberiscos en los siglos XVI y XVII, Madrid 1944, pp. 113 ss., 120, 125, 127 s.