BUSO (Busso, Busi, Bussi), Aurelio
Nato a Crema, visse nella prima metà del sec. XVI. Per la maggior parte le sue opere sono andate perdute. Le fonti lo dicono allievo di Polidoro Caldara da Caravaggio e di Maturino, con i quali lavorò durante il suo soggiorno a Roma (il B. è tra gli accademici di S. Luca citati dal Missirini). Secondo il Soprani, affrescò a Genova il palazzo Cattanei e quello Grimaldi. Mentre i primi affreschi erano già scomparsi nel 1768, anno in cui il Ratti pubblicò una nuova edizione del Soprani accresciuta e con note (il commentatore, anzi, avanza l'ipotesi che il Soprani possa essersi sbagliato), quelli di palazzo Grimaldi, detto della Meridiana, sono visibili sulla facciata verso il giardino ed illustrano le Fatiche di Ercole. Da Genova il B. si allontanò improvvisamente, abbandonando in quella città il giovane allievo G. B. Castello detto il Bergamasco per recarsi, secondo le fonti, a Venezia; ma nessuna indicazione precisa abbiamo sull'attività del B. in tale città. Vasta e ancora sufficientemente documentata è invece la sua attività a Crema. A palazzo Zurla, ora De Poli, decorò una volta con un affresco rappresentante il Convito degli dei e un cornicione con scene illustranti la Parabola del figliuol prodigo datate 1523 e ancora ben conservate; a palazzo Benzoni eseguì un fregio con figure; a palazzo Stramezzi una Venere. In casa Ricci, ora Longhi, rappresentò il Trionfo di Anfitrite;nella facciata di casa Fadini, già Gambazzocco, il Ratto delle Sabine;nell'oratorio di S. Giuseppe, in via Frecavalli, alcune scene della Vita di Maria:affreschi tutti perduti come pure quelli eseguiti su un lato del Torrazzo. Nella casa parrocchiale del duomo, un tempo palazzo della Comunità, sono ancora visibili due suoi affreschi ispirati alle Storie di Giuseppe del Vecchio Testamento.
Oltre che in Crema il B. lavorò anche in territorio cremasco. A Moscazzano, in casa Stramezzi già Vimercati, eseguì un fregio con figure di putti (nella Pinacoteca civica di Crema); ornò con affreschi, ora alquanto deteriorati, le torri di Bolzone e di Azzano, quest'ultima con scene illustranti Episodi del Vecchio Testamento.
Alcune fonti, inoltre, riferiscono che il B. lavorò anche a Milano in palazzo Marino; ma questo, iniziato nel 1558, solo alla fine del secolo era in condizioni di essere affrescato e, naturalmente, da una generazione di pittori successiva a quella del B., artista della prima metà del secolo. È probabile che si pensassero sue alcune tele di Giovanni da Monte, cremasco e allievo, secondo il Lanzi, del B., poste sulle volte delle sale sull'angolo di S. Fedele.
A questa piuttosto ampia produzione frescante solo due tele si affiancano, molto affini fra loro come stile e come gusto: La fuga in Egitto conservata presso la Galleria Tadini a Lovere e un'Annunciazione di proprietà di monsignor Gabriele Lucchi, parroco di Sergnano. Ridotto, secondo le fonti, in vecchiaia alla più completa indigenza, il B. fu costretto, per vivere, a dipingere carte di tarocchi.
Bibl.: C. Ridolfi, Le meraviglie dell'arte..., Venezia 1648, p. 406; R. Soprani-C. Ratti, Delle vite di pittori,scultori,architetti genovesi..., I, Genova 1768, pp. 394 s.; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, Bassano 1795-96, II, 1, pp. 106, 437; II, 2, p. 294; G. Grasselli, Abecedario biografico dei pittori… cremonesi, Milano 1827 pp. 69 s.; M. Missirini, Mem. per servire alla storia della Rom. Acc. di S. Luca, Roma 1823, p. 461; F. Sforza Benvenuti, Diz. biogr. cremasco, Crema 1888, pp. 75 s.; A. Bombelli, I pittori cremaschi, Milano 1957, pp. 49 s.; F. Caraceni Poleggi, La committenza lombarda borghese e il manierismo a Genova, in La pitt. a Genova…, Genova 1970, ad Indicem;U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, pp. 292 s.