AURELIO da Crema
Frate eremitano, processato come eretico dall'Inquisizione di Bologna nel 1549. Si hanno di lui pochissime notizie; sappiamo che soggiornò in vari conventi agostiniani della Lombardia e del Veneto, senza destare dapprima sospetti.
Dopo aver nascostamente professato dottrine non del tutto ortodosse partecipando a riunioni private con religiosi e laici cremaschi, come il conte Fortunato Benzoni, la cui casa era notoriamente aperta a simpatizzanti luterani, nel 1545 aveva cominciato a esprimere manifestamente dottrine ereticaI A Chioggia, dove soggiornò e forse predicò in quell'anno, parlò pubblicamente contro la confessione le cerimonie det culto e le pratiche ascetiche, creandosi fama di "luteranissimo"
Non è improbabile che all'origine delle sue deviazioni dottrinali vi fosse innanzitutto una vocazione sbagliata e l'insofferenza della vita religiosa, come dimostrano le sue critiche alla disciplina conventuale ed ecclesiastica, le derisioni delle cerimonie liturgiche e delle pratiche religiose e i suoi tentativi di farsi chiamare coi nome di battesimo come un laico qualunque anziché con quello di religione, secondo quanto risulta dalle deposizioni dei testimoni al processo.
Venne imprigionato mentre predicava a Forlì,. pare per lo zelo di un suo concittadino che tolse ogni dubbio ai sospetti che già erano nati sul conto di A. rivelando agli ignari e incauti Forlivesi le sue convinzioni religiose e la sua predicazione ereticale, che aveva "infettato" vari luoghi in Lombardia. Processato poco dopo il suo arresto, nel maggio del 1549, gli fu contestato, come formalmente eretico, di aver negato il valore della confessione come sacramento, di aver ammesso la dottrina della predestinazione e di aver negato il culto alla Vergine, in base alle dichiarazioni rese dai testimoni. Egli riconobbe di essere intervenuto a riunioni di persone sospette nella fede, di aver tenuto e letto libri " proibiti ", d'aver fatto discorsi poco ortodossi.
L'esito del processo, istruito dall'inquisitore di Bologna fra, Gerolamo Muzzarelli, coadiuvato dall'inquisitore di Brescia fra, Stefano da Quinzano (che essendo non lungi da Crema poteva conoscere personalmente il frate) e da fra, Leonardo da Chio, non è però noto. Si può solo presumere che, tenuto conto della presenza a Bologna in quel periodo dei padri conciliari trasferitivisi da Trento, si sia svolto con particolare severità.
Bibl.: A. Battistella, Notizie sparse sul Sant'Officio in Lombardia durante i secc. XVI e XVII,in Arch. stor. lombardo,s. 3, XXIX (1902), pp. 130-132; G. Buschbell, Reformation und Inquisition in Italien um die Mitte des XVI. Jahrhunderts, Paderbon 1910, pp. 180 s., 310 (ove il personaggio indicato abitualmente come A. da Comma non può evidentemente essere altri che A. da Crema).