MENOZZI, Aurelio
– Nacque a Cadelbosco di Sopra, presso Reggio nell’Emilia, il 30 sett. 1900 da Giuseppe e da Maria Rapacchi.
Terz’ultimo di sette figli, abbandonò presto gli studi e iniziò a lavorare come impiegato delle Poste a Reggio Emilia. A vent’anni si trasferì in Abruzzo, dove riprese gli studi di scuola superiore, diplomandosi ragioniere nell’istituto tecnico di Atri. Grazie all’interessamento di un amico, fu assunto come responsabile commerciale presso la fabbrica di liquirizia Cav. Raffaele De Rosa, di proprietà del milanese E. Parodi Delfino.
La lavorazione della liquirizia, tradizionale nella regione, aveva preso le mosse dal chimico teramano V. Comi che, nel 1809, aveva impiantato la prima fabbrica a Giulianova, poi rilevata nel 1873 dalla famiglia Acquaviva D’Aragona. La materia prima era reperibile in gran parte a livello locale, anche se non mancavano forniture provenienti dalla Puglia e dalla Calabria: il prodotto lavorato era destinato in Germania, Inghilterra e Oltreoceano, soprattutto a New York.
Il M. rimase alla De Rosa per circa dieci anni, proponendosi, però, di avviare un’attività in proprio e nel 1940, in società con A. Barabaschi, anch’egli dipendente della De Rosa, fondò la SAILA (Società anonima italiana liquirizia e affini) spa con sede a Silvi Marina in provincia di Teramo.
All’interno dell’azienda Barabaschi si occupò dell’amministrazione, mentre il M. curava la diffusione commerciale. Tuttavia, di lì a poco, il M. abbandonò la regione rifugiandosi a Bisuschio in provincia di Varese, dove rimase sino alla fine del conflitto mondiale, lasciando l’azienda nelle mani del socio.
Rientrato in Abruzzo nel dopoguerra il M., sebbene lo stabilimento fosse uscito indenne dai pesanti bombardamenti che avevano colpito la zona e l’attività fosse bene avviata, decise di recedere dalla società per dissapori con il socio e la SAILA passò, dunque, completamente nelle mani di Barabaschi. Il M. – che nel 1938 aveva sposato Oliva De Vincentiis di Chieti – si trasferì con la famiglia a Milano dove si occupò di distribuzione, sempre nell’ambito del settore dolciario. Rientrato in Abruzzo nel 1950, in società con la moglie costituì a Montesilvano una nuova ditta: la Menozzi srl industria liquirizia e affini, con un capitale sociale di 50.000 lire.
L’iniziativa ottenne un discreto successo in ambito locale tanto che, a poco più di un anno dalla sua costituzione, fu deliberato il primo aumento di capitale, che passò a 5.000.000 di lire. Pur dovendo confrontarsi, nella fase iniziale, con l’agguerrita concorrenza delle due aziende del settore già consolidate sul territorio, la De Rosa di Atri e la SAILA di Silvi Marina, l’impresa del M., a dieci anni dall’inaugurazione dello stabilimento pescarese, impiegava sino a 150 addetti per soddisfare la crescente domanda.
Nel corso degli anni Sessanta l’azienda continuò a espandersi, tanto da rendere necessario un ulteriore aumento del capitale sociale che passò a 40.000.000 di lire, mentre il M., all’inizio del decennio, acquistava la De Rosa, non avendo Parodi Delfino parenti interessati alla conduzione dell’impresa.
Sorta ad Atri nel 1810 e affermatasi localmente per l’alta qualità della sua produzione, la De Rosa era riuscita a mantenere i suoi prodotti sul mercato sino alla fine del primo conflitto mondiale, figurando tra le maggiori fornitrici delle industrie farmaceutiche settentrionali, come la Carlo Erba. La gestione dei fratelli De Donatis, nuovi proprietari dal 1921, l’aveva inserita tra le ditte più prospere del settore a livello nazionale; nel 1929 un incendio, che devastò sia la fabbrica sia i macchinari, aveva causato il tracollo finanziario dell’azienda venduta all’industriale lombardo Parodi Delfino il quale, a sua volta, la cedette al Menozzi.
Dal 1962 il M. diresse i due stabilimenti, la Menozzi sas a Montesilvano e la De Rosa ad Atri, i quali rimasero, però, entità produttive separate sino al 1986.
Il suo ingegno e la sua intraprendenza non si limitarono alla sola direzione aziendale, ma si espressero anche con significativi cambiamenti nel settore della produzione; negli anni Sessanta, alla liquirizia pura il M. affiancò la fabbricazione di quella elastica e, sempre nello stesso periodo, lanciò sul mercato italiano un nuovo articolo, il Tabù, costituito da granelli di liquirizia purissima aromatizzati alla menta, contenuti in una scatoletta portatile. Sul nuovo prodotto si scatenò una disputa con la Perfetti di Lainate, affermata società del settore dolciario, ma l’esclusiva rimase infine alla Menozzi sas.
Nel 1969, con l’ingresso dei figli Lidia, Mario e Giuseppe come soci accomandanti, fu modificata la ragione sociale della società in Menozzi - R. De Rosa-industrie liquirizia & affini sas, di Aurelio Menozzi & figli. Il successo riscosso in ambito nazionale spronò il M. a estendere la sua attività anche fuori dell’Abruzzo e, nel 1971, creò a Reggio Emilia la Sibla spa con uno stabilimento per la produzione di liquirizia che, però, vendette appena due anni dopo.
I positivi risultati ottenuti anche negli anni Settanta, sia in Italia sia all’estero, resero necessario l’acquisto di materia prima fuori del paese e il M., il quale in passato si era rifornito essenzialmente in Puglia e Calabria, grazie ai suoi numerosi contatti internazionali diede il via alle importazioni dalla Cina. Espressione del positivo percorso aziendale della Menozzi sas furono altresì i due aumenti di capitale sociale, il primo del 1973, quando da 40.000.000 si passò a 100.000.000 di lire, e il secondo del 1977, quando fu deliberato un aumento a 200.000.000 di lire.
Il M. morì a Montesilvano il 2 giugno 1979.
Fonti e Bibl.: Alcuni dati biografici si devono al nipote del M., Stefano Menozzi. Si vedano: Arch. di Stato di Pescara, Prefettura, Gabinetto, b. 3, f. 43: Relazione su Pescara, pp. 9 s., 41; Pescara, Camera di commercio, industria, agricoltura, Atto costitutivo della «Menozzi-Società a responsabilità limitata - industria liquirizia e affini» (notaio A. Stame, Bologna, 6 sett. 1950); Verbale di assemblea straordinaria dei soci della spa per aumento di capitale (notaio A. Stame, Bologna, 27 nov. 1951); Trasformazione di società a responsabilità limitata in società in accomandita semplice (notaio R. Severini, Pescara, 4 ag. 1955); Verbale di aumento di capitale e modifica di statuto della società in accomandita semplice (notaio A. Amicarelli, Pescara, 25 nov. 1969); Verbale di aumento di capitale (notaio P. Rozzi, Teramo, 11 ag. 1973); Verbale di aumento di capitale (notaio P. D’Achille, Pescara, 21 dic. 1977); Modifica di statuto della società in accomandita semplice (notaio A. Mastroberardino, S. Valentino in Abruzzo Citeriore, 10 ott. 1978). Vedi inoltre: Monografia della Provincia di Teramo, III, Condizioni economiche, Teramo 1893, pp. 296 s. (P. Ventilii); IV, a cura di G. Crugnola, ibid. 1896, pp. 341 s.; Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, Annali di statistica. Statistica industriale. Notizie sulle condizioni industriali delle Province di Aquila, Chieti e Teramo, Roma 1895, f. LIV, p. 130; Camera di commercio e industria di Teramo, Lista degli elettori commerciali della Provincia di Teramo per l’anno 1921, sez. 1, Atri, Teramo 1921; Boll. della Camera di commercio e industria di Teramo, IV (1923), 8, p. 1; Rass. economica dell’Abruzzo teramano. Boll. ufficiale della Camera di commercio e industria di Teramo, Iscrizioni all’anagrafe commerciale, VII (1926), 8, p. 19; L’industria e il commercio nell’Italia centrale: rassegna economica, finanziaria, commerciale e industriale, XI (1926), 11, p. 1; Rass. economica dell’Abruzzo teramano. Boll. ufficiale della Camera di commercio e industria di Teramo, Protesti, XI (1930), 9, p. 12; ibid., Fallimenti, XI (1930), 12, p. 17; ibid., Protesti, XII (1931), 1, p. 11; P. Frascani, Politica economica e finanza pubblica in Italia nel primo dopoguerra (1918-1922), Napoli 1975, p. 115; R. Colapietra, Pescara, 1860-1960, Pescara 1980, p. 494; G. Di Filippo, Atri durante l’occupazione tedesca (settembre 1943 - 13 giugno 1944), Atri 2002, pp. 18-38.
N. Ridolfi