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SAFFI, Aurelio

di Mario Menghini - Enciclopedia Italiana (1936)
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SAFFI, Aurelio

Mario Menghini

Patriota, scrittore e uomo politico, nato a Forlì il 13 ottobre 1819, morto a San Varano Presso Forlì il 10 aprile 1890. Ebbe un'accurata istruzione classica, dapprima privatamente a Forlì, a Osimo, a Ferrara; poi in quest'ultima città seguì i corsi di filosofia e di legge all'università, laureandosi nel 1841. Amantissimo degli studî letterarî, a quindici anni scrisse un articolo su un dipinto di Benvenuto Tisi detto Garofalo, che fu pubblicato nel Tiberino di Roma, e, subito dopo, compose in terzine una Visione nel più puro stile classicizzante. Andato a Roma appena laureato per compiervi la pratica forense, nel 1843 vi conobbe il Gennarelli che lo introdusse presso il console americano Green, il quale aveva istituito in casa sua un circolo di studî storici, e in un'adunanza vi lesse un suo lavoro denso di erudizione sul comune di Firenze, che fu pubblicato nel Saggiatore, periodico in quell'anno fondato dal Gennarelli. Tornato a Forlì negli ultimi mesi del 1844, vi fu eletto consigliere comunale (gennaio 1845) e segretario della provincia (8 agosto). Il grande amore per gli studî storici lo aveva gradatamente emancipato dall'ambiente religioso e politico, nel quale era fino allora vissuto; e già da qualche anno si era disposto a considerare con interna soddisfazione quei moti che in varie parti della penisola, specialmente in Romagna e nel Napoletano, erano diretti a risvegliare negli Italiani sensi di libertà, al punto che quando furono inviati in Romagna come legati i monsignori Janni e Ruffini, egli, nell'aprile del 1846, stese per essi un indirizzo o rimostranza, stampata anonima in una tipografia clandestina, che era una requisitoria contro il malgoverno della Romagna. L'assunzione al pontificato di Pio IX fu da lui salutata con gioia, e fu pronto a scrivere un'ode "in occasione dell'amnistia". Fu pure favorevole all'istituzione della Consulta di stato, intorno alla quale lesse un discorso alla Società del Gabinetto scientifico-letterario di Forlì il 1° agosto 1847. Sennonché gli avvenimenti che si svolsero nell'anno successivo valsero a calmare in lui, come in tanti altri patrioti, gli entusiasmi per le concessioni costituzionali, e anzi nel S. si operò quella lenta trasformazione che lo condusse alla fede mazziniana, alla quale rimase fedele fino alla morte; e alla sua iniziativa si deve quel Programma formulato dall'Assemblea dei circoli adunata in seduta generale in Forlì, col quale il 13 dicembre 1848, dopo gli "straordinarî casi di Roma e la partenza del pontefice", s'invocava la necessità di quell'assemblea costituente italiana che era stata proclamata dal Montanelli in Toscana, ma che già prima era stata invocata dal Mazzini. Eletto deputato alla Costituente per la sua città nativa, il S. andò a Roma alla fine di gennaio e fu presente alla seduta dall'8 al 9 febbraio, in cui fu proclamata la repubblica. Due giorni dopo fu nominato ministro dell'Interno, e il 29 marzo, insieme col Mazzini e con l'Armellini, acclamato triumviro. Caduta la repubblica, l'11 luglio 1849 prese la via dell'esilio, e, imbarcatosi a Genova, poté scendere inavvertito sulla riviera ligure, mercé le cure di un patriota, certo Goglioso, nativo di quei luoghi. Vi rimase un mese, e quindi, costretto ad allontanarsi dagli stati sardi, andò a Ginevra (15 agosto 1849), poi a Losanna, dove visse nell'intimità col Mazzini, pur ivi rifugiato da Roma.

Colà il S. attese a scrivere una storia di Roma, che rimase incompleta, giungendo dal 1846 al 1848, e collaborò all'Italia del popolo; ma nell'aprile del 1851, avendo il governo federale tolto la facoltà agli esuli italiani di dimorare nei cantoni di lingua francese, lasciò la Svizzera per Londra, dove nel frattempo si era trasferito il Mazzini, col quale visse in fraterna intimità. Partecipò ai preparativi del moto milanese del 6 febbraio 1853, e, incaricato dal Mazzini, andò in Piemonte, poi penetrò nella Romagna, che sarebbe dovuta insorgere insieme con la Lombardia. Fallito quel tentativo insurrezionale, fra mille pericoli riuscì a riparare in Inghilterra, mentre, insieme con altri patrioti, era condannato in contumacia a venti anni di carcere. Nel novembre del 1853 si ritirò a Oxford, dove diede lezioni di lingua e letteratura italiana alla Taylor Institution e colà rimase fino al 1860, collaborando pure a periodici italiani e stranieri (Italia e popolo di Genova, Pensiero ed azione, Westminster Review di Londra) e tenendo letture sulla storia d'Italia del Medioevo e moderna. Tornato in Italia nell'agosto del 1860, dopo breve dimora in Toscana e una fugace gita in Romagna, raggiunse nel mese successivo il Mazzini a Napoli, dove rifiutò l'offerta fattagli da Garibaldi di una prodittatura in Sicilia, mentre accettò la direzione del Popolo d'Italia, che il Mazzini aveva fondato nell'ottobre. L'anno dopo fu eletto deputato per il collegio di Acerenza; ma i fatti di Aspromonte lo decisero a dimettersi, insieme con altri suoi colleghi. Tornò a Londra insieme con la famiglia, avendo nel 1857 sposato una inglese, Giorgina Craufurd, di famiglia assai devota alla causa italiana, ma nel 1867 fu di nuovo in Italia, ritirandosi nella solitudine di San Varano, dedito agli studî storici, e dal 1872, morto il Mazzini, attese, per incarico di una speciale commissione, a continuare la pubblicazione degli scritti editi e inediti che il suo grande amico aveva lasciata in tronco all'VIII volume, e che il S. proseguì, premettendo ai volumi mirabili proemî, fino al XVII, quando la morte interruppe quel suo coscienzioso lavoro. Nel 1874 era stato arrestato per i fatti di Villa Ruffi, ma presto rilasciato. Dal 1877 aveva tenuto lezioni all'università di Bologna, dapprima come lettore poi come incaricato. Notevoli furono le sue lezioni su Alberico Gentile e il diritto delle genti.

Bibl.: Per cura del municipio di Forlì furono da G. Mazzatinti raccolti i suoi scritti sparsi, col titolo: Ricordi e scritti di A. S., Firenze 1892-1905, in voll. 14. Ivi buone notizie biografiche. V. pure: C. Albicini, A. S., in Nuova Antologia, 1° maggio 1890; D. Benedetti Roncalli, Cenni biografici sulla vita di A. S., Foligno 1890; E. A. Ceccarelli, Per la morte di A. S., Forlì 1891; G. Brini, Commemorazione di A. S., ivi 1892; G. Ruffoni, Commemorazione di A. S., Ferrara 1892.

Vedi anche
Carlo Armellini Patriota (Roma 1777 - Saint-Josse-ten-Noode, Belgio, 1863); giurista e avvocato concistoriale a Roma, entrò nella vita politica con l'avvento di Pio IX (collaborazione al Contemporaneo); passò poi rapidamente alle idee radicali. La convocazione della costituente e la proclamazione della Repubblica romana ... Forlì Forlì Comune della Romagna (228,2 km2 con 114.683 ab. nel 2008), capoluogo della prov. di Forlì-Cesena. È situata presso lo sbocco in pianura delle valli confluenti del Montone e del Rabbi. Chiusa a NE dalla ferrovia Bologna-Ancona e a O dal torrente Montone, si è estesa principalmente lungo l’asse SE ... Roma Città del Lazio, capitale della Repubblica Italiana; capoluogo di regione e di provincia (Comune di 1307,7 km2 con 2.718.768 ab. nel 2008). ● Il problema dell’etimologia del nome di Roma si era presentato già alla mente degli antichi, ma le soluzioni da essi offerte non reggono alla critica scientifica. ... Antonio Fratti Patriota (Forlì 1848 - Domokòs, Grecia, 1897). Repubblicano, fu con G. Garibaldi nel Trentino (1866), a Mentana (1867), in Francia (1870); si schierò poi con G. Mazzini contro l'Internazionale. Partecipò al convegno di Villa Ruffi (3 ag. 1874) e con A. Saffi e L. Fortis fu arrestato come reo di cospirazione. ...
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