Saffi, Aurelio
Uomo politico e scrittore (Forlì 1819 - San Varano, Forlì, 1890). Laureatosi in giurisprudenza a Ferrara, per compiere la pratica forense si trasferì a Roma. Qui iniziò anche a dedicarsi agli studi storici. Tornato a Forlì, nel 1845 vi fu eletto consigliere comunale e poi segretario della provincia. Di idee liberali, accolse con entusiasmo le prime iniziative riformatrici di Pio IX ma, deluse le aspettative riposte nel pontefice, aderì al repubblicanesimo mazziniano, al quale sarebbe rimasto sempre fedele. Come sostenitore della causa repubblicana, fu l’estensore del Programma formulato dall’Assemblea dei circoli adunata in seduta generale in Forlì, il manifesto approvato dai circoli popolari e patriottici della Romagna nel dicembre 1848 per la rivendicazione della costituzione. Eletto deputato alla Costituente nel gennaio 1849, partecipò alla seduta dell’8 e 9 febbraio in cui fu proclamata la Repubblica romana. Due giorni dopo fu nominato ministro dell’Interno e, il 29 marzo, entrò nel triunvirato con Mazzini e Armellini. Caduta la Repubblica, prese la via dell’esilio, rifugiandosi prima a Genova e poi in Svizzera. Qui visse in stretto contatto con Mazzini, scrivendo una storia di Roma, rimasta incompleta, e collaborando con l’«Italia del popolo». Nel 1851 lasciò la Svizzera per Londra, dove nel frattempo si era trasferito Mazzini. Partecipò ai preparativi del moto milanese del 6 febbraio 1853, occupandosi in particolare della preparazione dell’insurrezione della Romagna, che sarebbe dovuta avvenire in contemporanea a quella della Lombardia. Fallito quel tentativo insurrezionale, riuscì a tornare in Inghilterra, mentre, insieme con altri patrioti, veniva condannato in contumacia a venti anni di carcere. Nel novembre del 1853 si trasferì a Oxford, dove diede lezioni di lingua e letteratura italiana e collaborò a periodici italiani e stranieri. Tornato in Italia nell’agosto del 1860, dopo un breve periodo in Toscana e una fugace visita della Romagna, raggiunse Mazzini a Napoli. Dopo aver rifiutato l’offerta fattagli da Garibaldi di una prodittatura in Sicilia, fu nominato direttore del «Popolo d’Italia», fondato da Mazzini quello stesso anno. L’anno dopo fu eletto deputato. Per i fatti di Aspromonte, tuttavia, rassegnò le dimissioni e tornò a Londra. Rientrato definitivamente in Italia nel 1867, si dedicò alla pubblicazione degli scritti di Mazzini. Non abbandonò comunque del tutto l’impegno politico: nel 1874 fu arrestato a Villa Ruffi (nei pressi di Rimini) per una riunione di esponenti repubblicani accusati di obiettivi insurrezionali. Dal 1877 insegnò Diplomazia e storia dei trattati all’università di Bologna.