AUREO
. Sotto il nome di aureo s'intende più propriamente il denarius aureus. I primi aurei romani emessi in Grecia da P. Quinzio Flaminino sono imitati dai χρυσοῖ greci (gr. 8,55 e 8,50). La coniazione degli aurei romani iniziata nel 49 a. C. con Cesare è proseguita con maggiore regolarità durante tutto l'Impero.
L'aureo romano fu coniato in origine su un piede assai vicino a quello dello statere attico di 1/37 1/2 di libbra, cioè con un peso di 1/40 di libbra (gr. 8,18-8,08) che andò diminuendo sino a 1/45 di libbra sotto Nerone. L'equivalente in argento dell'aureo fu, però, di 25 denari, pari a 25 dramme attiche, equivalente che trova riscontro nei sistemi monetarî degli stati ellenistici. Può darsi che il peso variabile degli aurei sia dovuto a tentativi di mantenere un bimetallismo oro-argento nell'ambito dell'Impero romano.
Dai Severi in poi il peso dell'aureo andò diminuendo. Da Caracalla a Severo Alessandro il denario d'oro pesa 1/50 di libbra (gr. 6,54), poi è coniato con pesi talmente irregolari, che è da supporre che nel sec. III fosse quotato in argento a seconda del peso. Dai primi anni del regno di Diocleziano sino al 311 circa, gli aurei sono emessi più regolarmente col peso di 1/60 di libbra. Infine nel 325 circa l'aureo è ridotto al peso di 1/72 di libbra, pari a 4 scrupoli.
I papiri greco-egizî ci permettono di seguire il corso ascendente degli aurei in denarî, che (v. antoniniano e argenteo) non sono più i medesimi denarî di circa 3 scrupoli d'argento che circolano sino a tutta l'età dei Severi. È probabile che durante l'Impero sino alla fine dell'ed dei Severi l'oro abbia fatto molto spesso un moderato aggio sull'argento. I corsi dell'aureo in denarî salgono invece notevolmente nella seconda metà del sec. III. L'aureo di 1/50 di libbra è quotato a 50 denarî circa verso il 265, a 100 denarî qualche anno dopo, a 375 circa verso il 280. L'aureo di 1/60 libbra è quotato a 833 1/3 denarî nel 301, a 1000 denarî poco dopo il 301 e prima del 305, a 2000 circa nel 307. I corsi dell'aureo continuano a salire anche dopo l'abbondante emissione di solidi d'oro nell'età costantiniana. (V. Tavv. LXXXVII e LXXXVIII).
Bibl.: Menadier, Die münzen und das Münzenwesen bei den Scriptores Historiae Augustae, in Zeitschr. f. Num., XXXI (1914), p. I segg.; Bahrfeldt, Die römische Goldprägung der Republik und des Kaisertums, Halle 1923; A. Segrè, Metrologia e circolazione monetaria degli antichi, Bologna 1928, pp. 346 seg., 359 segg., 365 segg., 427 segg., 436 segg., 535 segg.