AURIFEX
Aurĭftx, o raramente aurarius (faber) era chiamato in Roma sia l'orafo che lavorava l'oro, sia il venditore e il negoziante di oreficerie e di vasellame d'oro. L' a. poteva essere o poteva avere alle sue dipendenze l'anularius, specializzato in anelli (v. anularius), l'armillarius, specializzato in spille e fibbie, il brattiarius, battiloro (v. brattarius), l'inaurator o deaurator, doratore, il barbaricarius, ricamatore in oro o speciale doratore (v. barbaricarius), il caelator, cesellatore (v. caelator), il gemmarius, incisore e applicatore di gemme (v. gemmarius), il crustarius, preparatore e applicatore di incrostazioni diverse (v. crustarius), il margaritarius, che lavorava con le perle (v. margaritarius), lo scalptor che incideva le pietre dure (v. scalptor); finalmente poteva essere anche argentarius, lavorare l'argento (C. I. L., VI, 9002) (v. argentarius). Le iscrizioni fanno conoscere anche un auri aceptor, forse negoziante d'oro (C. I. L., vi, 9212) e, di epoca tarda, una auri netrix, tessitrice d'oro (C. I. L., vi, 9213), e una auri vestrix, (C. I. L., vi, 9214).
Con l'oro si facevano i gioielli femminili e maschili (anuli, armillae, lunulae, bullae dei bambini), le decorazioni militari (torques, armillae, phalerae, coronae), i gioielli da offrire alle divinità, parti decorate e rivestimenti di mobili, di armi e di armature, e solo eccezionalmente vasellame e statue di metallo massiccio, che comunemente venivano invece dorati.
L'oro fu usato in Roma sin dai tempi più antichi, anche se in modeste quantità prima dell'afflusso dell'oro asiatico: una delle leggi delle XII Tavole (V sec. a. C.) vietava di seppellire gli oggetti d'oro appartenuti al defunto; si fa risalire al VII o VI sec. a. C. la fibula d'oro firmata da Manios della vicina Preneste (C. I. L., i2, 2, 3).
L'uso dell'oro da parte dei privati fu limitato in epoca repubblicana dalla lex Oppia (215 a. C.), che fu abrogata dopo 20 anni, a mezza oncia a testa; in epoca imperiale Tiberio proibì del tutto l'uso di vasellame d'oro (Tac., Ann., ii, 33; Dio Cass., 57, 15). Alessandro Severo (222-235 d. C.) impose una tassa sugli orefici e su altri artigiani di oggetti di lusso per sovvenire alle spese per i bagni popolari (Script. Hist. Aug., Alex. Sev., 24).
Le iscrizioni di orefici della città di Roma vanno dall'epoca arcaica a quella cristiana, per un periodo di circa dieci secoli, e testimoniano differenti organizzazioni di lavoro: fatto da schiavi, da liberti e da ingenui, operanti isolatamente, in piccole officine-botteghe (tabernae), con altri artigiani delle altre specialità dell'oreficeria e della toreutica, al servizio di grandi signori e, soprattutto, della casa imperiale.
La tradizione fa risalire l'origine di un collegio di orefici all'epoca regia (Plut., Numa, 7), certo in epoca repubblicana esisteva un collegium aurificum, a un certo momento retto da un magister, liberto con nome orientale, A. Furius Seleucus (C. I. L., vi, 9202); compagni romani elevano la tomba a un orefice greco di Corinto, morto a Roma (G. I. L., vi, 18175).
L'artigianato libero era accentrato in determinate località, soprattutto sulla via Sacra; il luogo ove si trovava l'officina e la bottega degli orefici, e, in generale, delle altre specialità dell'oreficeria (v. argentarius, caelator, gemmarius, margaritarius) sembra abbia avuto una particolare importanza poiché) si legge con una notevole frequenza sulle iscrizioni funerarie (de sacra via, C. I. L., vi, 9212, 9207; de vico longo, C. I. L., vi, 37469; extra port(am) flumentan(am), C. I. L., vi, 9208; de aurelia(nis), C. I. L., vi, 37780; a lacu callines, C. I. L., vi, 33835). Sembra vi si occupassero soprattutto liberti (su 18 iscrizioni attribuibili ad aurifices della città di Roma indipendenti, 7 riguardano liberti dichiarati tali, 4 cittadini con cognomen greco od orientale, 4 quasi di certo ingenui, 4 schiavi). Gli orefici della casa imperiale appaiono menzionati come schiavi o liberti di un Cesare o di una donna della domus imperiale (cfr. G. I. L., vi, 3927, 4430, Année épigraph., 1953, 64), o si individuano come tali perché sepolti in colombarii di familiae imperiali (cfr. C. I. L., vi, 3943-44). Deve essere stato personale tecnico, e non solo di custodia, anche quello che nelle iscrizioni appare designato con espressioni come ab auro potorio (G. I. L., vi, 8969), ab auro gemmato adiutor (C. I. L., vi, 8736, 33764), praepositus auri escari (C. I. L., vi, 8732), praepositus auri potori (C. I. L., vi, 8733), praepositus ab auro gemmato (C. I. L., vi, 8734-35), e, più chiaramente, ab auraturis, addetto cioè alle dorature (C. I. L., vi, 8737) (cfr. le analoghe funzioni per la suppellettile d'argento, v. argentarius). Fuori di Roma, in Italia, un'iscrizione parietale di Pompei sembra testimoniare l'esistenza di un collegio pompeiano di aurifices (C. I. L., iv, 710), e artigiani isolati hanno lasciato iscrizioni funerarie, per lo più liberti (su 11 iscrizioni, 8 certamente di liberti), nessuno schiavo. A Roma un Cn. Pompeius Iucundus vissuto nel I sec. d. C., esercitava il mestiere di orefice assieme a un suo liberto (C. I. L., VI, 37781); un altro caso di patrono e liberto socî, forse, di lavoro può essere stato quello di M'. Obellius Acastus, di Roma (C. I. L., vi, 37780) e di M'. Obellius, la cui lapide fu trovata a Preneste (Ephemeris Epigraph., ix, 757).
Delle province di lingua latina le Gallie danno il maggior numero di iscrizioni di aurifices (due liberti, di cui un seviro augustale G. I. L., xii, 439 e un ingenuus), nella Belgica un a. originario dalla Lidia è socio del corpus fabrum tignuariorum (C. I. L., xiii, 5154); nelle Alpes Maritimae un ingenuus. In Britannia un'iscrizione accenna a una taberna aureficina (C. I. L., viii, 265). Solo un inaurator in Spagna (C. I. L., ii, 6107).
In Oriente è testimoniata in epoca romana una associazione di orefici e argentieri a Smirne (Syll.3, 1263), a Palmira (Cagnat, Inscript. Graecae ad res Romanas pertinentes, III, 1031); papiri menzionano vendite ed affitti di negozî di orefici in Egitto (Berliner griechische Urkunden, 1127, 18 a. C.; P. London, 90, 6, del 128 d. C.).
Nomi di aurifices sono anche qualche volta incisi sugli oggetti stessi (cfr. oltre all'arcaica fibula prenestina, Année épigraphique, 1951, i), che però più frequentemente, se iscritti, hanno il nome del proprietario o una espressione augurale (cfr. C. I. L., xii, 5692, 1-10, 5697, 1-3; xv, 7065-73), qualche volta il peso (cfr. C. I. L., x, 8071, i, su un'armilla; Dessau, Inscript. Latinae selectae, 103, peso di statua d'oro indicato sul relativo titulus).
Aurifices
(Per le abbreviazioni v. Aerarius).
Agathocles (inaurator, ser., Tarragona, I sec. d. C. iscr. fun., C. I. L., ii, 6107).
Agathopus (lib., Roma, età di Tiberio, iscr. fun., C. I. L., vi, 3945-46-47).
Amantius (lib. ?, Roma, VI sec. d. C., iscr. fun., C. I. L., vi, 37792).
Sex. Aurelius (ing., Nîmes, I sec. d. C., iscr. fun., Grummerus, n. 184).
T. Aurelius Anicetus (lib. imperiale, Roma, iscr. fun., Année épigraph., 1953, 64).
D. Artorius Fructus (ing., Roma, iscr. fun., C. I. L., vi, 37779).
M. Caedicus Iucundus (ing. ?, Roma, I sec. d. C., iscr. fun., G. I. L., vi, 9207).
Camillius Paulus (figlio del seguente, C. I. L., xiii, 5154).
Carnillius Polynices (p.?, Aventicum in Helvetia, III sec. d. C., iscr. fun., G. I. L., xiii, 5154).
Ti. Claudius Hymeneus (lib. ?, Roma, I sec. d. C., iscr. fun., G. I. L., vi, 9209).
Coattenus Lamirus (ing. ?, Chioggia, tardo Imp., iscr. fun., G. I. L., v, 2308).
L. Cornelius Amandus (ing., Narbona, I sec. d. C., iscr. fun., C. I. L., xii, 4464).
L. Cornelius Optatus (lib., Narbona, I sec. d. C., iscr. fun., G. I. L., xii, 4391).
Crat. (ser. ?, Roma, I sec d. C., iscr. fun., C. I. L., vi, 9205).
Epythicanus (ser. imperiale, Roma, età di Augusto, iscr. fun., C. I. L., VI, 3943).
Euboulos di Corinto (p., Roma, I-II sec. d. C., iscr. fun., C. I. L., vi, 18175).
M. Fonteius Acantus (lib.?, Narbona, I sec. d. C., iscr. fun., C. I. L., xii, 4465).
A. Fourius Seleucus (lib., Roma, tempo di Augusto, C. I. L., vi, 9202).
C. Fulvius Phoebus (lib. ?, Roma, età di Vespasiano, iscr. v., C. I. L., vi, 196 = 30712 = 36747).
vicus Frixus (lib., Padova, ìscr., C. I. L., v, suppl., Pais, 597).
Hedys (ser. imperiale, Roma, età di Augusto, iscr. fun., C. I. L., vi, 3944).
Helenus (ser., Britannia, firma su un'ansa, C. I. L., vii, 1284).
Hilarus (ser., Roma, età di Augusto, iscr. fun., C. I. L., vi, 9149).
M. Iulius Agatopodes (lib. imperiale, C. I. L., vi, 3945).
M. Livius Menander (lib. imperiale, Roma età di Augusto, iscr. fun., C. I. L., vi, 3949).
Manios (ing., Preneste, VII sec. a. C., firma su fibula, C. I. L., 12, 2, 3-xiv, 4112).
Masumilla (ser., Roma, IV sec. d. C., iscr. fun., C. I. L., vi, 9206).
M. Nerius Quadratus (lib., Roma, I sec. d. C.?, iscr. fun., C. I. L., 37469).
Nerusius Vincentius (ing. ?, Grosseto, III sec. d. C.. iscr. fun., C. I. L., xi, 2619).
Nymphodorus (lib., Tripi in Sicilia, I-II sec. d. C., iscr. fun., Kaibel, Inscriptiones Graeciae, Siciliae et Italiae, 3826).
M. Obellius (lib., Preneste, Ephemeris Ephigraph., ix, 757).
M. Obernus Acastus (ing., Roma, iscr. fun., C. I. L., vi, 37780).
P. (Ocratius?) Philodamus Bassus (lib., Capri, iscr. fun., C. I. L., x, 3976).
Philomusus (inaurator, lib. imperiale, Roma, età di Augusto, iscr. fun., C. I. L., vi, 3928).
nius Paryxus (lib., Padova, I sec. d. C., iscr. fun., C. L. L., v, 8834).
Cn. Pompeius Fructus (lib., del seguente, Roma, iscr. fun. C. I. L., vi, 37781).
Cn. Pompeius Iucundus (ing., Roma, I sec. d. C., iscr. fun., C. I. L., vi, 37781).
? Pompeia Helena (lib. imperiale, Roma, iscr. fun., C. I. L., vi, 4430).
Protogenes (lib. ?, Roma, II sec. d. C., iscr. fun., G. I. L., vi, 9203; cfr. anche C. I. L., vi, 3950).
D. Segulius Alexsa (lib., fine Repubblica, Forum Novum nella Sabina, C. I. L., ix, 4797).
Sellia Epyre (auri vestrix, Roma, 11-111 sec. d. C., iscr. fun., C. I. L., vi, 9214).
L. Sempronius Cephalius (lib., Roma, iscr. fun., C. I. L., vi, 9208).
Serapa (ser. imperiale, Roma, età di Nerone, iscr. fun., C. I. L., vi, 8741).
L. Sicinius Priamus (lib., Oderzo, I sec. d. C., iscr. fun., G. I. L., v, 1982).
A. Septicius Salvius (lib., Roma, I sec. d. C., iscr. fun., C. I. L., vi, 9212).
Stephanus (ser. imperiale, Roma, età di Tiberio, iscr. fun., C. I. L., vi, 3951).
L. Titius Optatus (lib. ?, età flavia, Capua, iscr. fun., C. I. L., x, 3978).
L. Travius Argentillinus (lib., Amena nell'Umbria, I sec. d. C., iscr. fun., C. I. L., xi, 4402).
M. Ulpius Dionysius (lib. imperiale ab auraturis, Roma, età di Traiano, iscr. fun., C. I. L., vi, 8737).
P. Valerius Flaccus (lìb., Roma, iscr. fun., C. I. L., vi, 33835).
L. Vettius Nymphius (ing.?, Roma, I sec. d. C., iscr. fun., C. I. L., vi, 9204);
Vicentia (auri netrix, Roma, 111-1V sec. d. C., iscr. fun., C. I. L., vi, 9213).
Zeuxis (lib. imperiale, Roma, I sec. d. C., iscr. fun., C. I. L., vi, 3927).
Bibl.: E. Saglio, in Dict. Ant., I, 1873, p. 568 ss., s. v. Aurifex ou aurarius; H. Grummerus, Der römische Industrie: I, Das Goldschmied und Juweliergewerbe, in Klio, XIV, 1914, p. 129 ss.; XV, 1918, p. 256 ss.