AURIGA (lat. aurīga; dall'antica voce aurea "briglia" e ago "conduco")
Auriga era chiamato chiunque guidasse, uomo o donna, casualmente, per professione, liberto, schiavo o proprietario. I cocchieri erano più spesso designati dal nome del veicolo: p. es., cisiarius da cisium tipo di vettura a due ruote. Avevano in testa il cucullus, nella sinistra le briglie, nella destra la frusta (flagellum o stimulus); stavano in piedi o seduti sul carro o conducevano per mano l'animale. Il guidatore di piccoli carri da battaglia stava generalmente in piedi. In una carrozza a quattro ruote, il guidatore stava in piedi e aveva lunga frusta e lunghe briglie. Ma col termine auriga si indicava soprattutto il guidatore nei giochi circensi, e la sua attività era detta aurigatio; in seguito prevalse l'altro nome di agitator. Spesso al nome agitator segue quello della fazione a cui esso appartiene (p. es., agitator factionis russatae, albae, venetae, prasinae, che erano le quattro più importanti).
Nel sec. II d. C. era già in uso il nome di miliarii per coloro che avevano riportato mille e più vittorie in una o più fazioni, perché in genere non si soleva rimanere nella stessa factio. Quanto alla loro condizione sociale, gli aurighi del circo erano servi e liberti, e non solo la loro professione non portò mai con sé l'infamia, ma, col crescere il favore per le corse dei carri nel circo, molti agitatores acquistarono grande importanza, ed ebbero autorevoli protezioni e suscitarono invidia negli stessi imperatori. Il padre di Nerone, Domizio Enobarbo, era stato celebre in gioventù aurigandi arte (Suet., Nero, 4). Vitellio, che da giovane strigliava i cavalli nella fazione veneta, acquistò il favore di Caligola e di Nerone per lo zelo nell'arte dell'auriga. Tra i favoriti di Caligola v'era l'auriga Eutychus, per i cui cavalli i pretoriani dovettero costruire una stalla. Anche L. Vero, Commodo, Caracalla, Geta, Elagabalo ebbero grande predilezione per l'aurigatio e gli aurighi. Sebbene di solito i premî degli aurighi fossero di palme e corone, pure alcuni guadagnarono moltissimo. In alcune iscrizioni sono registrate vittorie premiate con somme da 1000 a 60.000 sesterzî; il guadagno dell'auriga Diocle fu di circa 36 milioni di sesterzî; un altro, certo Gutta Calpurniano, vinse 1127 volte. Il mestiere cominciava nella prima giovinezza e non durava oltre i quarant'anni.
L'abito degli agitatores, che nell'insieme ritraeva i colori delle quattro fazioni, era composto di un berretto simile a quello dei nostri fantini, senza visiera e con piuma a lato, una giacca senza maniche stretta alla vita con corregge intrecciate e, sotto, un corpetto con maniche ricamate, calzoncini e calzari, come si vede in alcuni monumenti figurati. (V. Tavv. LXXXIX e XC).
Bibl.: E. Pollak, Hippodromica, Lipsia 1890.