AUTOBIOGRAFIA (dal gr. αὐτος "stesso", βίος "vita", γράϕω "scrivo")
La narrazione della propria vita ha attratto in ogni tempo uomini d'azione e uomini di lettere, perché l'esporre i proprî casi e i proprî fatti può servire a fini diversi: a mettere meglio in luce le imprese o le azioni compiute da chi scrive, a difendere sé stesso e le proprie opere da giudizî ingiusti, che siano stati pronunziati, a impedire che altri trasmuti quello che si crede o si vuol far credere essere il veridico racconto dei fatti, a dare una compiuta immagine di sé e delle proprie vicende, a mostrare come dalla colpa e dall'errore si sia potuto giungere a una redenzione spirituale, da umili e misere condizioni pervenire a nobile meta, e così via. Essa può avere le forme più diverse: dall'epigrafe all'epistola, dalla lirica alla raccolta di memorie, dal diario alle confessioni, dall'apologia all'esame di sé stesso, dall'orazione al romanzo, dal soliloquio al commentario, dal dialogo al ritratto, ecc.
Le iscrizioni in prima persona, adoperate dagli Egizî, dai Babilonesi, dai Greci, dai Latini e da altri popoli, le notizie personali che appaiono nei giambi di Archiloco, nelle elegie di Solone, nei dialoghi di Platone, nella storia di Tucidide, nell'Anabasi di Senofonte, nell'orazione apologetica di Isocrate per un finto caso di processo, nell'orazione di Demostene "Per la corona", nelle relazioni politiche e militari scritte da capitani o da testimoni oculari per informazione o per difesa, nel libro di Nicola Damasceno "Sulla sua vita e sulla sua educazione", nei lavori del medico Galeno "Sull'ordine dei proprî scritti" e "Sui proprî scritti", e in molti altri documenti o storici o letterarî, attestano come già presso gli antichi vi siano state forme autobiografiche con atteggiamenti e spiriti loro proprî. Anche le narrazioni autobiografiche dei Romani, tra le quali hanno un posto importantissimo i Commentarii di Giulio Cesare, alcuni scritti di Cicerone e Varrone, le Res gestae di Augusto (v.), alcune celebri liriche di Catullo, Tibullo, Orazio, Ovidio e altre scritture, sono documenti di vita di primissimo ordine; anzi nelle pagine di Cicerone, Seneca, Marc'Aurelio già appare come per opera della religione e della filosofia le forme autobiografiche possano diventare intime e spirituali. Ma autobiografia più profonda, nel senso moderno di mostrare la vita e lo sviluppo interiore dello spirito, non si ha in forma compiuta che col cristianesimo; e il capolavoro di questa forma intima dell'autobiografia sono le Confessioni di sant'Agostino, il quale nel suo colloquio con Dio espresse potentemente il dramma tempestoso tra la terra e il cielo combattutosi nel suo cuore. Grande efficacia ebbero le Confessioni di S. Agostino sopra alcuni scritti autobiografici posteriori.
Ma anche nei secoli moderni le forme autobiografiche furono diversissime; e le autobiografie piu vive e più belle sono proprio quelle più personali e originali, riflettendo l'animo di chi narra. Avventuroso e pittoresco è Il Milione di Marco Polo; intima la Vita Nova di Dante; tutto rivolto a una redenzione interiore il Secretum del Petrarca, il quale diede anche notizia delle principali sue vicende esteriori e interiori nell'Epistola ad posteros e in molte sue lettere familiari e senili; estrosa la Vita del Cellini; incisivi e aderenti alla realtà i Ricordi del Guicciardini; riflessivo, come un esame di coscienza, il Soliloquio del Paruta; sincera e spregiudicata l'autobiografia del Cardano, De propria vita, dove il celebre naturalista "tutto si confessa"; candide e schiette le pagine autobiografiche, che il Cornaro ha introdotto nel trattato Della vita sobria; compassata la Vita del Chiabrera; perspicue e acute le Memorie di Guido Bentivoglio; semplice e sapiente l'Autobiografia del Vico; sereni e onesti i Mémoires del Goldoni; romanzesche le Memorie del Casanova; vivide e argute quelle di Lorenzo da Ponte; sorridenti e caustiche le Memorie inutili di Carlo Gozzi; diritta e forte la Vita dell'Alfieri, ecc. E quel che si è detto dell'intonazione diversa delle singole autobiografie italiane potrebbe essere detto di quelle che, con grande varietà di forme, caratteri e intendimenti, offrono a dovizia tutte le letterature straniere; poiché, p. es., tra il giornale di viaggio del Montaigne, i Commentaires del Monluc, e i Mémoires del Brantôme, quelli del Saint-Simon, la Vita di santa Teresa, le Confessions del Rousseau, la Vita di Beniamino Franklin, i memoriali napoleonici di Sant'Elena, i Mémoires dello Chateaubriand, il Viaggio in Italia e Verità e poesia del Goethe, le ricordanze del Guizot, del Tocqueville, di M.me de Rémusat, del Marbot, del Pasquier, del Constant, della Sand, del Mérimée, del Delacroix, del Regnault, del Renan, del Doudan, le pagine autobiografiche del Dickens, di Riccardo Wagner (Mein Leben), del Tolstoi, del Gorki, i Capitoli per la mia autobiografia di Mark Twain, e mille altri libri di ricordi militari, politici, sociali, religiosi, letterarî, artistici, scientifici ecc., non v'è soltanto differenza di tempi, luoghi e condizioni di vita, ma sopra tutto di anima. Il sec. XIX in particolar modo fu ricchissimo di autobiografie, né da meno appare il XX. Tra le più note della nuova Italia sono Le mie prigioni del Pellico con le Addizioni del Maroncelli, le Note autobiografiche del Mazzini, le memorie di Giovita Scalvini e quelle del Giusti, i due scritti autobiografici di Cesare Balbo, le memorie del Guerrazzi, del Montanelli, di Felice Orsini, I miei ricordi del d'Azeglio, le Ricordanze del Settembrini, I miei tempi del Brofferio, i Ricordi autobiografici del Duprè, Da Quarto al Volturno dell'Abba, le Memorie di Garibaldi, i Ricordi di prigione del Pastro, i Ricordi di gioventù di Giovanni Visconti Venosta, le Memorie artistiche di Giovanni Pacini, La giovinezza di Francesco De Sanctis, le Memorie della mia vita di Giovanni Arrivabene, i Ricordi diplomatici del 1870 di Costantino Nigra, le memorie del Pasolini, del Compagnoni, di Olimpia Savio, I Fatti miei e i miei pensieri del Bonghi, le Memorie di un editore di Gaspero Barbèra, La mia giornata di Salvatore Farina, le Memorie di Giovanni Giolitti, i ricordi di Ferdinando Martini, le Faville del maglio (già Memoranda) di Gabriele d'Annunzio, La neutralità italiana di Antonio Salandra, i ricordi di Luigi Cadorna, My Autobiography di Benito Mussolini, ecc.
Chi voglia conoscere gli uomini nostri del secolo passato veda anche: Il libro delle confessioni di ventitré uomini drammatici, raccolte da G. Costetti, Roma 1888; Il primo passo, note autobiografiche di molti scrittori della seconda metà dell'Ottocento, raccolte da F. Martini e G. Biagi; e i quattro volumi di O. Roux: Infanzia e giovinezza di illustri italiani contemporanei, Memorie autobiografiche di letterati, artisti, scienziati, uomini politici, patrioti e pubblicisti, (I, Letterati; II, Artisti; III, Scienziati; IV, Uomini politici, patrioti e pubblicisti), Firenze 1909. V. biografia.
Bibl.: G. Misch, Geschichte der Autobiographie, I, Das Altertum, Lipsia 1907 (al quale si riconnette la rassegna sintetica di G. Funaioli, L'autobiografia nell'antichità, in Atene e Roma, XI [1908], pp. 332-46). Il secondo e il terzo volume, annunziati fin dal 1907, e che dovevano comprendere il Medioevo e l'età moderna, non sono apparsi. Una storia degli scritti autobiografici italiani (Autobiografie ed epistolari) fu intrapresa da G. Rossi presso la casa editrice F. Vallardi di Milano, nella Storia dei generi letterari italiani, ma è incompiuta.