AUTOCEFALIA (dal gr. αὐτός "stesso" e κεϕαλή "capo")
Con questa parola si esprime un concetto di organizzazione ecclesiastica oggi del tutto proprio alle chiese ortodosse orientali non cattoliche. Secondo la dottrina cattolica, e anche quella ortodossa, Cristo è il capo invisibile dell'unica Chiesa da lui fondata, e continua a dirigerla e ad assisterla per mezzo della Provvidenza divina. Ammesso questo principio, le due confessioni tuttavia divergono. I cattolici credono che Cristo ha costituito S. Pietro come primo di tutti gli apostoli, anche con autorità personale sopra di loro e che il vescovo di Roma ha ereditato quel primato di onore e di giurisdizione e continua ad esercitarlo sopra tutta la Chiesa; tutti gli ortodossi invece negano a S. Pietro un primato sopra gli altri apostoli, e, quando ammettono come fatto storico la venuta di S. Pietro in Roma, sebbene riconoscano nel vescovo romano il successore di S. Pietro, gli concedono tutt'al più un primato onorifico sopra gli altri patriarchi, ma senza veruna giurisdizione né diritto d'appello alla sua autorità. Per essi, l'unica autorità suprema nella Chiesa costituita in terra è il concilio ecumenico, e sostengono, con qualche divergenza, che una siffatta assemblea non è più stata radunata dall'anno 787 (secondo concilio ecumenico di Nicea). Se un primato onorifico è riconosciuto al vescovo romano, è perché Roma fu la capitale dell'Impero romano, assolutamente come Costantinopoli ottenne il secondo posto nella Chiesa, in virtù del terzo canone del secondo concilio ecumenico (Costantinopoli 381), perché era la nuova Roma, la nuova capitale dell'Impero. I pontefici romani non hanno mai ammesso né questo canone, né il ventottesimo del concilio ecumenico di Calcedonia (451) che precisava ed ampliava le prerogative della sede di Costantinopoli, sempre perché quella città era la nuova Roma.
La conseguenza logica del principio ammesso dalla chiesa di Costantinopoli fu che, ogni qual volta un determinato stato, indipendente da Bisanzio, abbracciava la fede cristiana, gli spettava di diritto un capo religioso indipendente dal patriarca di Costantinopoli. Il medesimo principio si attuò allorché, con la decadenza dell'Impero ottomano, parecchi popoli cristiani d'Oriente riconquistarono la loro indipendenza, costituendo un nuovo stato nazionale. Le chiese di questi stati, sia della prima sia della seconda categoria, vengono dette autocefale. Sono in comunione di fede e di tradizioni con le altre chiese ortodosse, ma non riconoscono altro capo al di fuori di Cristo in cielo e del concilio ecumenico in terra: mentre questo, come si è detto, non si è più radunato, secondo esse, dall'anno 787. Al di fuori di questo principale motivo per ottenere l'autocefalia, ne possono esistere altri: p. es. l'origine apostolica d'una chiesa particolare (Cipro), o una decisione imperiale, come accadde nel 535 per Giustiniana Prima.
L'autocefalia può essere perfetta o imperfetta. È perfetta, quando si tratti di chiese d'origine apostolica (patriarcati di Alessandria, Antiochia, Gerusalemme, e arcivescovato di Cipro); è imperfetta, almeno in via di diritto, in tutti gli altri casi. Diciamo in via di diritto, perché l'autocefalia imperfetta si trasforma ben presto in autocefalia perfetta, non essendo riconosciuto da tutti gli ortodossi il diritto d'appello al tribunale del patriarca di Costantinopoli.
Regolarmente, l'autocefalia deve essere richiesta e concessa dal legittimo superiore gerarchico; ma, in via di fatto, è stata spesse volte proclamata nonostante le proteste dell'autorità canonica, che ha poi finito con il riconoscerla. I motivi di concessione dell'autocefalia possono ridursi a due: necessità politiche o geografiche e convenienze religiose. Vi è almeno un esempio di autocefalia concessa in virtù di una semplice decisione imperiale, quando Giustiniano, per onorare la propria patria (Giustiniana Prima, Skoplje), la elevò nel 535 ad arcivescovato maggiore con parecchie provincie metropolitane suffraganee.
Da ciò che si è esposto finora, si rileva che non esiste, propriamente parlando, una Chiesa ortodossa, e nemmeno una federazione delle chiese ortodosse, ma soltanto un certo numero di chiese indipendenti, o tutt'al più un aggregato di chiese, il numero delle quali è soggetto a variazioni con tendenza ad aumentare.
Ecco, con alcuni dati cronologici, l'elenco delle chiese ortodosse autocefale oggi esistenti: 1. patriarcato di Costantinopoli (già dipendente da Eraclea di Tracia, costituito definitivamente a patriarcato nel 451); 2. patriarcato d'Alessandria, con autonomia riconosciuta già anteriormente al primo concilio di Nicea (325); 3. patriarcato di Antiochia, con la medesima caratteristica; 4. patriarcato di Gerusalemme (451); 5. patriarcato di Mosca (eretto il 23 gennaio 1589, vacante nel 1700, soppresso nel 1721, ristabilito nel 1917); 6. arcivescovato di Cipro (416); 7. katholikosato di Georgia (autocefalo tra il 745 e il 751, soppresso nel 1811, ristabilito nel 1918); 8. chiesa bulgara (gerarchia stabilita nell'865, patriarcato, poi arcivescovato di Ocrida 1018-1767, soppresso e quindi esarcato nel 1870, per ora vacante e praticamente chiesa sinodale); 9. patriarcato serbo (eretto nel 1219, autonomo nel 1346, scomparso nel 1457-1463 e riunito all'arcivescovato di Ocrida, ristabilito a Peć nel 1557, soppresso nel 1766, autonomia parziale nel 1830, autocefalia riconosciuta nel 1879, patriarcato ristabilito nel 1920); 10. arcivescovato del Sinai (autocefalia parziale nel 1575); 11. chiesa sinodale di Grecia (autocefalia proclamata nel 1833, riconosciuta nel 1850); 12. patriarcato di Romania (autocefalia con forma sinodale proclamata nel 1856, riconosciuta nel 1873, patriarcato eretto nel 1925, riconosciuto nello stesso anno); 13. chiesa sinodale d'Albania (autocefalia proclamata nel 1922); 14. chiesa autocefala di Ucraina (senza episcopato valido, proclamata per via popolare nel 1922, non riconosciuta); 15. chiesa autonoma di Ucraina, in comunione con la chiesa patriarcale russa e da questa riconosciuta nel 1925; 16. arcivescovato greco d'America (autocefalia parziale eretta dal patriarca di Costantinopoli nel 1922); 17. chiese di Lettonia e di Lituania, con parziale dipendenza dal patriarcato russo; 18. chiesa sinodale di Estonia (eretta dal patriarca di Costantinopoli nel 1923); 19. chiesa sinodale di Finlandia, dal 1923 (sanzionata dal patriarca di Costantinopoli nel 1925); 20. chiesa sinodale di Polonia (autocefalia proclamata nel 1923, non riconosciuta dal patriarca di Mosca, ma sanzionata da quello di Costantinopoli nel 1924, approvata da tutte le altre chiese ortodosse); 21. chiesa nazionale cecoslovacca (organizzata dal vescovo ortodosso di Niš [Serbia]) nel 1921-1925 e praticamente riconosciuta dai soli Serbi); 22. arcivescovato ortodosso cecoslovacco di Praga (autocefalia parziale concessa dal patriarca di Costantinopoli nel 1923, più o meno dipendente dalla precedente); 23. chiesa sinodale russa dell'emigrazione (più o meno autocefala, e per adesso in grave diverġenza di vedute con la chiesa patriarcale di Russia: centro a Sriiemski Karlovci in Iugoslavia, non bene omogenea). Nella precedente enumerazione non è stato tenuto conto degli Staroveri russi, che si considerano come ortodossi, ma non sono riconosciuti come tali né dalle chiese russe, né da quella romena, e tra le diverse chiese russe si è fatto cenno soltanto di quella detta patriarcale o ticoniana, la più tradizionale.
Bibl.: Per la parte canonica, N. Milaš, Pravoslavno crkveno pravo (Diritto canonico ortodosso), in serbo, 3ª ed., Belgrado 1926, pp. 320-336, 802-890; la versione tedesca della 2ª ed., di A. von Pessić, Das Kirchenrecht der morgenländischen Kirche, Mostar 1905, pp. 303-317, non è più al corrente. Per la parte descrittiva, una sommaria informazione in R. Janin, Les Églises orientales et les rites orientaux, 2ª ed., Parigi 1926.