AUTOEMOTERAPIA (dal gr. αὐτός "stesso", αἶμα "sangue" e ϑεραπεία "cura")
Metodo di cura che trova applicazione in molti stati morbosi e che consiste nell'inoculare nel tessuto sottocutaneo, o nello spessore delle masse muscolari, una certa quantità di sangue, appena tolto da una vena del malato stesso. Il sangue può venire introdotto immediatamente e senz'alcun trattamento, oppure mescolato a sostanze anticoagulanti, o anche dopo essere stato sottoposto ad emolisi. L'autoemoterapia, per il suo meccanismo d'azione, rientra nel campo della proteinoterapia specifica e presenta analogie da un lato con l'autosieroterapia, dall'altro con l'emotrasfusione: tuttavia dalla prima si differenzia in quanto utilizza il sangue integrale, e cioè anche la parte corpuscolata, dalla seconda in quanto fa ricorso a sostanze proteiche che sono dotate di grande affinità verso l'ambiente organico in cui vengono immesse, perché appartengono allo stesso individuo; perciò riescono attenuati i fenomeni dello choc proteico consecutivo all'iniezione. L'autoemoterapia trova riscontro in antichi metodi di cura su base empirica che consistevano nel provocare la formazione di spandimenti sanguigni nel tessuto sottocutaneo (terapia degli ematomi e delle ecchimosi), e si avvicina anche ad altri procedimenti tuttora in uso, come l'applicazione di ventose. Scopo dell'autoemoterapia è di provocare utili modificazioni nelle proprietà degli umori circolanti, eliminandone attitudini patologiche di recente o di antica acquisizione, ed esaltando i poteri difensivi delle compagini cellulari dell'organismo. Il campo più vasto di applicazione dell'autoemoterapia è rappresentato dalle affezioni della pelle (edema angioneurotico, orticaria, prurito essenziale, zona, foruncolosi, ecc.); però essa trova utili applicazioni nel campo chirurgico, nella prevenzione di accidenti postoperatorî (infezione delle ferite ed emorragie) nonché nella cura di complicazioni dell'apparato respiratorio e di forme settiche chirurgiche; è usata ancora nel tracoma, nell'emicrania, nelle forme nevralgiche, nelle anemie (post-emorragiche e clorotiche) e infine nella malattia da siero. Tuttavia il suo uso non si è molto diffuso nella pratica medica a causa dell'incertezza dei suoi risultati.