AUTOGAMIA (dal gr. αὐτός "stesso" e γάμος "nozze")
In zoologia il termine venne usato nei varî tempi con diversa ampiezza di significato. Dapprima fu adoperato per indicare in generale l'autofecondazione, cioè la fecondazione tra due gameti che derivano dal medesimo individuo; oggi il significato si è ristretto fino ad indicare quei casi di autofecondazione nei quali tutto il processo si svolge in una unica cellula: il nucleo cioè si divide e i prodotti della divisione si uniscono nuovamente tra loro. Per quanto possa apparire strana, tale fecondazione esiste realmente. Se ne conoscono anzi due tipi. Nel primo tipo (che ha affinità con la pedogamia) un protozoo si divide allo stato di cisti in più cellule, come se dovesse formare numerosi gameti destinati ad uscire dalla cisti. Sembra insomma il principio del processo di formazione di gameti, quale si osserva in numerose specie. Ma questo processo invece non si compie; le cellule formate nella cisti procedono per vie diverse da quelle che attenderemmo: in ognuna il nucleo si divide in due e questi prodotti si riuniscono nuovamente, cioè si copulano. Questo accade, per e., nell'Haplosporidium limnodrili Granata. Nel secondo tipo d'autogamia si tratta invece di una cellula che ha tutte le caratteristiche di un gamete femminile, cioè di un uovo, il quale si sviluppi per partenogenesi. Nell'Artemia salina, secondo Brauer, le uova partenogenetiche si comportario in due maniere differenti: talora emettono un solo globulo polare e poi iniziano lo sviluppo. Talora, al contrario, emettono tutti e due i globuli polari; in questo caso è perciò accaduta - con la formazione del secondo globulo - la riduzione numerica dei cromosomi. Ma il secondo globulo tosto si fonde nuovamente con l'uovo e i due nuclei si copulano (partenogamia).
In botanica la voce autogamia serve solitamente a indicare la fecondazione diretta od omoclina. Il polline portato sullo stimma proviene dalle antere dello stesso fiore. L'autofecondazione od omogamia può avvenire senza influenza estranea, essere cioè spontanea, oppure venir determinata da agenti esterni. Quindi, a seconda della struttura del fiore, può essere favorita, impedita, resa necessaria o difficile. L'autogamia feconda dà l'autocarpia. Darwin chiama l'autogamia self-fertilisation; l'allogamia (v.), cross-fertilisation o fecondazione incrociata.
Delpino distingue l'impollinazione dalla fecondazione, cioè il semplice trasporto del polline, dalla fusione dei nuclei sessuali, promovendo in modo speciale le indagini sulla dicogamia. Questo termine, adoperato da C. Sprengel (1793), per designare fiori in cui antere e stimmi d'uno stesso ricettacolo non maturano contemporaneamente, venne prima usato per indicare le impollinazioni dei fiori unisessuali, poi esteso da Delpino ai diversi adattamenti dei fiori ermafroditi, diretti ad assicurare la fecondazione degl'individui della stessa specie col polline di altri individui, trasportato dal vento, dall'acqua, da animali. È una fecondazione incrociata fra individui diversi, donde il nome di staurogamia, dato dallo stesso Delpino al particolare caso di fecondazione incrociata, che è in antitesi con l'omogamia fra stami e carpelli di uno stesso fiore.
L'autogamia, stigmatizzata dal Darwin come incesto, in ossequio alla legge generale di natura che "nessun essere organico si feconda da sé per molte generazioni", trova un certo compenso nella moltiplicazione agama per gemme. Nella bud-variation il Darwin ha dimostrato come, dal punto di vista pratico, la variazione e moltiplicazione per gemme assicura la costanza delle forme, mentre la riproduzione per incrocio eleva il vigore e la fertilità della specie.
L'autogamia prolungata rende uniforme la prole, ma era ritenuta, a torto, come si è potuto dimostrare, causa di morte precoce mentre l'allogamia favorisce la variabilità - condizione prima della selezione ed evoluzione della specie (v. ermamoditismo e fecondazione).