AUTOINTOSSICAZIONE (dal gr. αὐτός "stesso" e intossicazione)
Si designano con questa parola i processi tossici provocati dall'azione sull'organismo di veleni di origine endogena. È concetto ancora molto vago e a limiti indistinti. Fatti di autointossicazione in senso lato accompagnano, come manifestazioni secondarie, una quantità di malattie. Così avviene, ad esempio, in tutte le affezioni microbiche, in conseguenza di un'esagerata produzione di elementi catabolici tossici (febbre). E lo stesso succede nelle lesioni gravi di quegli organi (fegato, rene) che hanno funzione eliminatrice e comunque disintossicante (colemia, uremia): esse vanno descritte insieme con le malattie dei rispettivi parenchimi.
Sono, invece, vere autointossicazioni le sindromi cosiddette da riassorbimento, che si possono distinguere in tre grandi categorie: 1° da prodotti gastrointestinali; 2° da veleni provenienti da determinati focolai morbosi (cancrene, scottature, ecc.); 3° da prodotti tossici degli elementi dei tumori. L'autointossicazione intestinale è caratterizzata da sintomi locali (diarrea, dolori, a volte stipsi, meteorismo, modificazione nell'aspetto delle feci), e da sintomi generali. Questi, nelle forme lievi, sono vaghi, e consistono in cefalea, inappetenza, stanchezza, ecc. E frequente l'indacanuria. In alcune forme gravi, invece, connesse con lesioni diffuse della mucosa intestinale (occlusione intestinale. volvolo, strozzamento) i sintomi sono più imponenti: tachicardia, polso piccolo; caduta della pressione, sudori, vomito, facies caratteristica, collasso. Forme d'intossicazione intestinale grave sono descritte nei lattanti. Non si conoscono con precisione i prodotti tossici che agiscono in questi varî casi. Si tende però oggi a dare importanza ad alcune sostanze che si formerebbero in condizioni morbose in quantità abnorme e che non sarebbero se non prodotti di scomposizione delle proteine introdotte o corporee (mucosa intestinale). Esse apparterrebbero alle albumose, e importante fra esse sarebbe l'istamina. Nelle scottature, nelle cancrene ecc., si possono avere, in conseguenza di processi tossici, febbre, vomito, sudori, ipotensione e manifestazioni d'insufficienza funzionale a carico degli organi interni. Nella stessa categoria va posto quel complesso di manifestazioni morbose che sussegue ai traumi meccanici gravi e che si riunisce sotto il termine comprensivo di choc. In tutti questi casi, detti da riassorbimento, pare agiscano varie sostanze, provenienti dalla lisi dei tessuti mortificati. Nei tumori maligni, infine, si hanno di regola l'anemia grave di tipo emolitico, il dimagramento e la cachessia, che si pongono comunemente in rapporto con l'azione di sostanze tossiche prodotte dal tessuto neoplastico. Manifestazione costante di queste tossicosi è l'accelerazione del ricambio materiale, e l'aumento delle perdite in rapporto alle introduzioni. Oltre le suddette, esistono forme da esagerata produzione, fra cui tipica è l'autointossicazione da fatica, caratterizzata da tachicardia, sudori, febbre, e a volte fenomeni depressivi gravi. È dovuta al riassorbimento dei prodotti di disassimilazione cellulare, che si generano in quantità eccessiva nelle parti sottoposte ad esagerato lavoro (muscoli). Un'ultima categoria comprende le tossicosi da incompleta elaborazione dei materiali del ricambio, fra cui si pongono comunemente l'intossicazione acetonica dei diabetici e l'uricemia. La prima forma è in rapporto con la perdita, da parte dell'organismo diabetico, della capacità di ossidare completamente i corpi cetonici, in conseguenza della mancata utilizzazione degl'idrati di carbonio; si ha quindi immissione in circolo di un eccesso di acido β-ossibutirrico e di corpi affini, la cui abbondanza è tradita dall'odore caratteristico dell'alito. Nei casi gravi compare debolezza, sonnolenza, ipotermia, respiro profondo e coma. La seconda è caratterizzata clinicamente da manifestazioni croniche (artrite gottosa, deposizione di tofi, ecc.) e da manifestazioni acute (podagra, chiragra) ed è da ricondursi ad un alterato ricambio purinico, non ancora ben definito.
La cura delle varie sindromi, essendo nei limiti del possibile causale, varia notevolmente. Nelle forme intestinali si cercherà di modificare la flora del tubo digerente, o di ristabilirne le funzioni. Nelle forme da riassorbimento vale l'allontanamento dei focolai di origine. Nelle forme da alterato ricambio si cercherà, nei limiti del possibile, di modificare il metabolismo del soggetto (insulina). Vale inoltre la terapia sintomatica.