AUTOMA (forma arbitrariamente troncata dal gr. αὐτόματος "che si muove da sé"; fr. automate; sp. autómata; ted. Automat; ingl. automaton)
Nel linguaggio popolare sono così designati i meccanismi costruiti per imitare i movimenti dell'uomo e degli animali. I progressi nella costruzione degli automi si ebbero sempre parallelamente ai progressi delle costruzioni dei movimenti di orologeria. Dei primi tentativi di costruzioni di automi non si hanno notizie che attraverso le leggende narrate dalla fantasia degli antichi scrittori. Si parla in esse di una colomba volante costruita da Archita tarantino, delle mosche di ferro di Regiomontano; dell'aquila di Norimberga; e a questi automi viene attribuita una tale perfezione di costruzione meccanica che anche oggi, nonostante gli enormi progressi della tecnica, si sarebbe certamente nell'impossibilità di produrre tali meraviglie. Anche a Leonardo da Vinci la leggenda attribuisce la costruzione di un automa: si tratterebbe di un leone meccanico che si muoveva e andava a presentare al re Francesco I i suoi omaggi. Cartesio si era costruito, si dice, una figlia artificiale, da lui chiamata Francine: durante un viaggio di mare, il capitano la gettò in mare, ritenendola opera diabolica. Ma il secolo d'oro degli automi fu il'700. In tale epoca apparvero veri automi, ricordati da documenti d'indiscutibile autenticità. Il celebre meccanico Vaucanson fabbricò un suonatore meccanico di flauto, che eseguiva varî pezzi mediante vera e propria insufflazione di aria nello strumento e mediante reale movimento delle dita, e un canarino artificiale che mangiava e digeriva come se fosse stato vivente. Questi automi furono presentati all'Accademia delle scienze di Parigi; gli scienziati ivi radunati spiegarono senza troppa difficoltà il meccanismo del suonatore, ma il mistero del canarino risultò assolutamente inspiegabile; soltanto nel 1844 si scoprì, per caso, che la presunta digestione non era che un volgare trucco; invece gli studî teorici lunghissimi e complicati, che furono necessarî al Vaucanson per determinare la pressione dell'aria per l'intonazione delle varie note del flautista, furono molto interessanti. I movimenti di questi automi erano ottenuti mediante una molla di acciaio chiusa in un cilindro; si caricava la molla con una chiave e il movimento veniva trasmesso con catenelle e leve. Dopo i due meccanismi del Vaucanson, molti automi furono presentati, ma quasi tutte queste figure che erano dette semoventi, erano in realtà mosse di nascosto da fili o con altri trucchi talora veramente ingegnosi. Passò per lungo tempo come un automa il famoso "Giocatore di scacchi" di Maelzel. Si trattava di un trucco accortamente combinato, che fu svelato attraverso una acuta analisi da Edgar Allan Poe nello scritto omonimo. Raramente gli automi utilizzarono per i loro movimenti altra energia che quella di molle d'acciaio o di pesi e contrappesi: talvolta però si ebbero anche vere e propiie ruote motrici poste in movimento da getti di sabbia o d'acqua. Dopo il sec. XVIII poco fu prodotto in fatto di automi perché tali meccanismi, a causa del lungo studio che richiedevano e dei continui esperimenti necessarî per giungere alla perfezione desiderata, avevano dei prezzi altissimi; inoltre, dopo il primo momento di curiosità, cessarono di destare interesse. Tuttavia, benché oggi alla meccanica si richieda ben altro che dei meccanismi per il movimento di fantocci, ogni tanto, nell'ultimo cinquantennio, qualche automa continuò ad apparire. Verso il 1880 fece grande impressione un automa esposto a Londra nell'Egyptian Hall. La sua costruzione aveva richiesto al meccanico viennese Faber venticinque anni di studio e di lavoro assiduo. Fornito di una tastiera e di un mantice, tale automa articolava distintamente le lettere dell'alfabeto e poteva pronunciare tutte le parole; mediante speciali registri, poteva cambiare il tono della voce, cantare, ridere, compiere movimenti, ecc. Nel 1907 si vide un automa che tutto compassato passeggiava per le strade come una persona viva. E nel 1929 fu segnalato dalle riviste un uomo meccanico prodotto a Norimberga, moventesi con grande naturalezza grazie a complicati meccanismi. A parte queste eccezioni, ai nostri giorni l'industria degli automi non ha altro scopo che di fornire giocattoli; ed è tuttora fiorentissima nei villaggi della Foresta Nera, a Norimberga, ecc. Inoltre banali automi vengono usati a scopo di richiamo nelle mostre dei negozî e nelle esposizioni.
Bibl.: A. Chapis, e E. Gelis, Le monde des automates, Parigi 1928.