autovittimizzazione
(auto-vittimizzazione), s. f. Vittimizzazione di sé stessi.
• [Jacques] Sémelin mette in parallelo il genocidio nazifascista degli ebrei, quello dei tutsi nel Rwanda, quello dei musulmani nella ex Jugoslavia. Un parallelismo pignolo in cui anche l’autopsia dell’orrore di una vicenda riesce a dire qualcosa dell’altra, senza riduzionismi faciloni d’una cultura che si smacchia la coscienza con poco e senza le estensioni pseudo-psicanalitiche al conflitto israelo-palestinese di un [José] Saramago. Sémelin si concentra dapprima sull’innesco: cioè sull’auto-vittimizzazione che porta persone apparentemente normali a diventare gli assassini del prossimo, nella convinzione ‒ generata politicamente, culturalmente o teologicamente ‒ che l’altro sta finendo di tramare con lo stesso fine. (Alberto Melloni, Corriere della sera, 11 febbraio 2008, p. 33, Terza pagina) • [Silvio] Berlusconi vince perché è il padrone dell’etere: ecco il grande autoinganno dei perdenti nel corso di vent’anni. Non ci sono meriti e demeriti, colpe e responsabilità. C’è solo l’autovittimizzazione, molto simile a quella dei tifosi di una squadra sconfitta che si sentono vittime di un sopruso arbitrale. (Pierluigi Battista, Corriere della sera, 23 marzo 2013, p. 1, Prima pagina).
- Composto dal confisso auto-1 aggiunto al s. f. vittimizzazione.