AUTUN (A. T., 32-33-34)
Città della Francia centro-orientale, capoluogo di circondario nel dipartimento di Saône-et-Loire. Si stende ad anfiteatro sulla collina boscosa del Montjeu, ai cui piedi scorre l'Arroux. La città, qual'è costituita attualmente, non occupa che appena la metà del territorio occupato dall'antica città romana (Augustodunum).
Ha una popolazione di 14.149 ab. (1926). La sua industria è alimentata specialmente da fabbriche di olî bituminosi, ma ha anche alcune fonderie, fabbriche di vasellami, forni da calce. Il commercio d'esportazione è dato da legname, bestiame e pietre da calce. Autun è riunita con un tronco ferroviario alla Parigi-Lione-Mediterraneo; altre linee la uniscono a Digione e a Corbigny; inoltre ha molte ferrovie secondarie che la riuniscono ad alcune località dei dintorni interessanti per escursioni.
È sede di sottoprefettura, di tribunale di prima istanza e di un tribunale di commercio; ha un importante seminario ecclesiastico in cui si conservano interessanti manoscritti, una bella biblioteca municipale e un museo.
Monumenti. - Augustodunum fu interamente edificata dai Romani alla fine del primo secolo a. C., per sostituire Bibracte (Mont Beuvray), l'antica capitale degli Edui, allora abbandonata; era costituita da strade che s'intersecavano ad angolo retto, e circondata da una cinta rettangolare con quattro torri rotonde e quattro porte, della qual cinta esistono ancora importanti avanzi e le porte di S. Andrea e d'Arroux. Non rimangono invece che le fondamenta del teatro e dell'anfiteatro conservati ancora in gran parte nel secolo XVIII. Autun possiede inoltre due monumenti, di scopo non bene precisato, dell'epoca romana: la piramide di Couard posta un poco fuori della città, forse monumento funebre, e il cosiddetto tempio di Giano, probabilmente avanzo d'una torre di difesa o d'un tempio, sulla sponda dell'Arroux. Nelle vicinanze delle porte vennero anche scoperti interessanti cimiteri, scavati per ora solo parzialmente. Il suolo di Autun dà ancora copiosi avanzi romani d'ogni sorta.
Nel Medioevo, tutta la vita si raccolse nella parte sud-est della città che fu circondata di una propria cinta. Ivi, al centro, sorse, nel sec. XII, la cattedrale di S. Lazzaro, chiesa affine all'abbazia di Cluny, a Notre-Dame de Beaune, alla chiesa di Paray-le-Monial e alla cattedrale di Langres. Fu cominciata nel 1120 e consacrata nel 1132; ma i lavori continuarono fino al 1178, nel quale anno fu costruito l'atrio. La chiesa ha tre navate, terminate da absidi tonde, molto rimaneggiate; nella navata centrale e nei bracci del transetto è coperta da vòlte a botte a sesto acuto con archi trasversali, nelle navate laterali con vòlte a crociera senza costoloni; nel mezzo del transetto da una cupola su pennacchi. La decorazione della chiesa, e in particolare la disposizione dei pilastri scanalati e della falsa trifora, dimostrano la tendenza a imitare i modelli romani. I capitelli sono in parte decorati con scene bibliche, e in parte con foglie d'acanto annodate o avvolte su sé stesse, ma molti sono moderni; tutti originali sono, invece, quelli del campanile. Sulla porta maggiore dell'atrio è il Giudizio universale, uno dei più cospicui saggi della scultura romanica francese, singolare per le proporzioni estremamente allungate delle figure. La porta del braccio settentrionale del transetto aveva pure un timpano scolpito del quale esiste solo un interessante frammento con Eva circondata da tralci di vite, presso l'abate Terret. La chiesa fu molto rimaneggiata nei secoli XV e XVI: vennero allora costruiti la guglia, le cappelle e la tribuna dell'organo; fu restaurata nell'800. Essa contiene belle vetrate nelle cappelle laterali, gli avanzi del sepolcro di Pierre Jeannin, opera di Nicolas Guillain (1623), e Il martirio di S. Sinforiano, di Ingres. (V. Tavv. CXXVII-CXXX).
Presso la cattedrale è stata trasportata nel 1784 e restaurata nel 1863, la graziosa fontana di S. Lazzaro, costruita nel 1543 dal capitolo di S. Lazzaro per un'altra piazza. Sono ancora da ricordare la torre delle Orsoline, all'estremità dello Chemin des Torcos, un'avanzo del castello di Riveau (sec. XII); la torre de l'orologio, parte della casa di Guglielmo di Clugny (sec. XV); la Tour des Bancs, annessa all'Hotel Rolin; il piccolo seminario (ora scuola di cavalleria) costruito da Gabriel de Roquette sui disegni di Daniel Giltard (1675) con giardino disegnato dal Lenôtre; e il Collegio, già dei Gesuiti (1709-1712), dove Napoleone studiò il francese con i fratelli Giuseppe e Luciano: notevoli in esso una magnifica cancellata in ferro battuto (1772) e la chiesa (già cappella del Collegio) edificate da J. B. Casistre nel 1757.
Nel Museo della Société éduenne, collocato negli annessi del palazzo Rolin, si conserva una raccolta di oggetti neolitici trovati dal Loydreau a Chassey (Saône-et-Loire); la suppellettile dei numerosi scavi di Bibracte; antichità gallo-romane e romane della regione di Autun; oggetti di scavo provenienti da Utica e da Cartagine; sculture del Medioevo e del Rinascimento, tra le quali una notevole statua policroma della Madonna col bambino del decimoquinto secolo.
Il Museo municipale, situato nel Palazzo della città, racchiude alcune antichità, fra le quali un importantissimo epitaffio cristiano in greco (v. più avanti); sculture e pitture come la Natività attribuita al Maître de Moulins, alcuni dipinti di scuola olandese, altri di scuola italiana; i più di scuola francese dell'Ottocento. Il Museo lapidario, collocato nell'antica cappella dell'ospedale S. Niccolò (sec. XII) e nel giardino che la contorna, oltre ad alcuni sarcofagi, a numerose stele trovate nei cimiteri romani di Autun e ad alcuni monumenti religiosi gallo-romani, possiede i resti del sepolcro di S. Lazzaro, scolpito nel 1146 dal monaco Martino e che fino all'epoca della Rivoluzione si trovava nella cattedrale, con le statue di S. Maria Maddalena, di S. Marta e di S. Andrea.
La Biblioteca civica possiede tra l'altro preziosi manoscritti miniati dal sec. IX al sec. XII.
Bibl.: H. de Fontenay et A. de Charmasse, Autun et ses monuments, Autun 1889; J. Déchelette, Guide des monuments d'Autun, 2ª ed., Parigi 1909; V. Terret, Autun (La sculpture Bourguignonne), voll. 2, Autun 1925; J. Bonnerot, Autun (Les visites d'Art-Memoranda), 2ª ed., Parigi 1926.
Storia. - Già l'antica Augustodunum era città importante e prospera, ben munita sia per le opere della pace (numerose strade, atte ai commerci, vi convergevano), sia per quelle della guerra: Ammiano Marcellino ne ricorda le solide mura di cinta. Scuole celebri d'eloquenza vi furono fondate nel sec. I d. C. e vi fiorirono a lungo. Il cristianesimo vi s'introdusse ben presto e diede i primi santi e i primi martiri (v. più avanti). Distrutta parecchie volte, fu ricostruita sulle sue rovine da Aureliano prima, da Costanzo Cloro poi. Respinti gli Alamanni, cadde in potere dei Burgundî (420), poi dei Franchi (534), passando infine, dopo devastazioni per opera dei Saraceni e dei Normanni, sotto il dominio dei duchi di Borgogna, che vi risiedettero a lungo (fino al 1276). Condivise quindi le sorti del ducato di Borgogna. Il massacro della notte di S. Bartolomeo non vi fu eseguito per l'intervento del presidente Jeannin e del conte di Charny, ma la città rimase a lungo fedele alla Lega e solo nel 1595 riconobbe Enrico IV quale re. La peste la sterminò nel 1628; la città soffrì molto per l'invasione del 1814.
Nel Medioevo il capo dell'amministrazione municipale si chiamava vierg (un vicario - vigerius - ducale è menzionato fin dal 1112). Questa carica durò, finche fu soppressa dall'editto dell'agosto 1692.
Fu la patria di Eumeno, retore (sec. VII); di Nicola Rolin, cancelliere di Borgogna (1376-1462); del generale Changarnier (v.).
Bibl.: E. Thomas, hist. de l'antique cité d'A., Autun 1846; A. de Charmasse, les origines du régime municipal à A., in Mémoires de la Soc. éduenne, VIII (1879); H. Abord, Hist. de la Réforme et de la Ligue dans la ville d'A., voll. 3, Autun 1855-1886; G. Theyras, A. vers le XVe siècle, Autun 1891.
Il cristianesimo in Autun. - Anche a prescindere da leggende sospette, che la ricollegano a Sant'Ireneo, la chiesa di Autun fu senza dubbio figlia di quelle greche di Lione e di Vienne, ed esisteva nel sec. III. La città è ricca di preziose memorie cristiane, dal cimitero (polyandre de l'Etrée o di Saint-Pierre-l'Etrée - coemeterium Sancti Petri a via strata) alle iscrizioni, come quella di Eufronia (oggi scomparsa; Corp. Inscr. Lat., XIII, n. 2718) e quella, scoperta nel 1839 e pubblicata dal Pitra, di Pectorios, greca e acrostica (11 linee: ΙΧΘΟΥΣ Ε[λπίς?]), probabilmente del sec. III, e di grande importanza sotto molteplici punti di vista, e ad altri monumenti. Tra i vescovi (ai quali il papa Gregorio Magno concesse l'uso del pallio) meritano menzione S. Reticio (306-337). S. Siagrio (2a metà del sec. VI), S. Leodegario (St. Léger; 663-680). Ne fu anche vescovo Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord (1788-1790), che doveva illustrarsi fuori della carriera ecclesiastica, e il card. Perraud, dell'Académie française (1887-1905).
L'ordine benedettino ebbe, nei confini della diocesi di Autun, l'abbazia di Tournus e quella celeberrima di Cluny (v.).
Bibl.: J. B. Pitra, De inscriptione graeca et christiana, ecc., in Spicilegium Soles., I, Parigi 1852; L. Duchesne, Fastes épiscopaux de l'ancienne Gaule, I-II, Parigi 1894-1899; H. leclercq, in Dictionn. d'archéol. chrét. et de liturgie, s. v.; O. Pohl, L'inscription autunaise de l'Ichthys, in Mem. soc. éduenne, XXIX (1901).
I concilî di Autun. - Il primo fu tenuto dal vescovo s. Leodegario (Léger) verso il 670, e ci rimane di esso una serie di canoni. Notevole fra essi quello che dice: "i secolari che al Natale del Signore, a Pasqua, a Pentecoste non ricevono la comunione non devono abitare fra i cattolici". Esso è la ripetizione del can. 18 del concilio di Agde (506) e voleva ovviare alla trascuranza di molti cristiani verso la S. Eucarestia, in contrasto con la frequenza fervente dei secoli precedenti.
Si ricorda un altro concilio ad Autun fra il 1060 e il 1070, un terzo del 1077, un quarto del 16 ottobre 1094 contro Filippo re di Francia a proposito del suo divorzio.
Bibl.: C. J. Hefele e H. Leclerq, hist. des Conciles, III, Parigi 1909, pp. 307, 1233; V, Parigi 1912, pp. 221, 387.