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AVALOS, Iñigo d', conte di Monteodorisio

di ** - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 4 (1962)
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AVALOS, Iñigo d', conte di Monteodorisio

**

Di assai nobile famiglia spagnola, nacque ai primi del sec. XV da Rodrigo Lopez conte di Ribadeo.

Ottenuta, per i meriti acquistatisi dal padre, la protezione di Alfonso d'Aragona, fu da questo condotto con sé in Italia nel 1435, quando la flotta e l'esercito aragonese tentarono di impadronirsi del Regno di Napoli. L'A. partecipò così alla battaglia navale di Ponza, combattuta il 5 ag. 1435, nella quale la flotta aragonese venne disfatta da quella genovese guidata da Biagio Assereto. Fatto prigioniero insieme con altri dignitari e con lo stesso re Alfonso, l'A. fu condotto a Milano, ove Filippo Maria Visconti lo trattò con ogni gentilezza e lo trattenne "alquanto tempo" (Vespasiano da Bisticci, p. 331) presso di sé. Richiamato da Alfonso, iniziò nel 1439 trattative per sposare Enrichetta Ruffo, erede del marchesato di Cotrone e della contea di Catanzaro; ma Antonio Centelles governatore della Calabria, incaricato da Alfonso di concludere il contratto, pensò bene di sposare egli stesso la ricchissima nobildonna. L'A. dovette perciò attendere sino al 1452 per poter fare un conveniente matrimonio; in quell'anno, con il consenso di Alfonso, sposò Antonella d'Aquino, donna virtuosa, colta, ammirata, e ricevette la contea di Monteoderisio (di cui fu investito da Alfonso il 28 dic. 1452). Dal 1449 insignito della carica di gran camerlengo, l'A. era alla morte di Alfonso (1458) uno dei maggiori personaggi del Regno. Rimasto fedele a Ferrante I quando nel 1459 Giovanni d'Angiò, con l'appoggio di molti nobili ribelli, invase il Regno, l'A. combatté prima in Puglia (1459), poi in Abruzzo (1460) contro gli Angioini. Nel 1461 compì un'ambasceria presso il pontefice e presso il duca di Milano. L'anno appresso, dopo la battaglia di Troia, riconquistò, insieme al fratello Alfonso, il Molise, concludendo così degnamente quella guerra, al termine della quale fu insignito dell'ordine dell'Ermellino (1463). Morto Alfonso d'Avalos nel 1470, Ferrante si affidò ancor di più a Iñigo, "cuius etiam consilio... sui regni regit abenas" (Notabilia, p.174). Il gran camerario, benché ormai avanzato d'età, partecipò nel 1481 all'assedio di Otranto guidandovi la cavalleria e, fra il 1482 e il 1484, alla guerra fra il Regno e il pontefice alleato con la Repubblica veneta; dopo aver difeso il suo Abruzzo (1482), l'A. nel giugno del 1484 assalì Gallipoli occupata dai Veneziani; ma il 12 settembre di quello stesso anno morì in Napoli.

Uomo assai colto nelle discipline letterarie e nella musica, l'A. fu uno dei maggiori protettori e diffusori della rinascita umanistica nell'Italia meridionale. Vespasiano da Bisticci ci ha lasciato di lui una biografia, nella quale è tratteggiata felicemente la figura di questo magnifico e colto nobiluomo spagnolo, circondato di letterati e di poeti, appassionato bibliofilo: "Dilettossi maravigliosamente di libri e aveva in casa sua una bellissima libreria: tutti libri degnissimi di mano de' più belli iscrittori d'Italia e bellissimi di miniatura di carte" (Vespasiano da Bisticci, p. 332). Questa biblioteca, dopo la sua morte, passò ad arricchire quella reale di Castelnuovo. A lui Masuccio Salernitano dedicò la novella IV del suo Novellino,mentre la XII è dedicata alla moglie, Antonella d'Aquino, "che con le proprie virtù hai del femineo sesso scoperta e vinta la natura"; ad Antonella, morta intorno al 1493, il Cariteo indirizzò una canzone.

L'A. lasciò sette figli: Alfonso marchese di Pescara, il primogenito, che imitò le gesta del padre; Martino Rodrigo, conte di Monteodorisio, Iñigo, marchese del Vasto, tutti valorosi condottieri e fedeli sostenitori della monarchia aragonese, secondo la tradizione familiare; e tre femmine: Costanza, sposata a Federico del Balzo, Ippolita, moglie di Carlo d'Aragona e infine Beatrice, che si maritò col famoso condottiero Gian Giacomo Trivulzio.

Fonti e Bibl.: Le più importanti notizie sulla vita dell'A. furono raccolte da L. Volpicella in Regis Ferdinandi I Instructionum liber, Napoli 1916, pp. 271 s.; cfr. anche: Notabilia temporum di Angolo de Tummulillis, a cura di C. Corvisieri, Roma 1890, in Fonti per la storia d'Italia, VII, p.174; Vespasiano da Bisticci, Vite di uomini illustri del secolo XV, a cura di L. Frati, II, Bologna 1893, pp. 331-334; Regesto della Cancelleria aragonese di Napoli, a cura di I. Mazzoleni, Napoli 1951, pp. 13, 14; Una cronaca napoletana figurata del Quattrocento, a cura di R. Filangieri, Napoli 1956, pp. 36, 38, 40, 43, 44, 46, 124, 178; S. Ammirato, Delle famiglie nobili napoletane, II, Napoli 1681, pp. 96 s., 98; N. F. Faraglia, Storia della lotta tra Alfonso V d'Aragona e Renato d'Angiò, Lanciano 1908, pp. 36, 40; B. Croce, Storia del Regno di Napoli, Bari 1925, pp. 336, 343; A. Altamura, L'umanesimo nel Mezzogiorno d'Italia, Firenze 1941, pp. 60 s.; T. De Marinis, La biblioteca napoletana dei re d'Aragona, I, Milano 1952, pp. 8, 41, 143 n. 48; G. Resta, A. Cassarino traduttore di Plutarco e Platone, in Italia medioevale e umanistica, II (1959), pp. 197, 249 s., 268.

Vedi anche
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