AVALOS, Iñigo d', marchese del Vasto
Figlio di Alfonso, governatore di Milano per Carlo VI e di Maria d'Aragona, nacque a Napoli molto probabilmente nel secondo decennio del secolo XVI. Vestì l'abito di cavaliere dell'Ordine di San Giacomo di Calatrava ed ebbe il titolo di cancelliere del Regno di Napoli. Nel 1546 unificò le Accademie napoletane dei Sereni e degli Ardenti.
Abbracciata la carriera ecclesiastica, il 3 giugno 1561, per la protezione di Filippo II e della famiglia Farnese, venne elevato da Pio V alla dignità cardinalizia col titolo diaconale di S. Lucia in Selci; in questa occasione unì al cognome del padre quello regale della madre. Appartenente ad una delle più illustri casate del Regno di Napoli, ma privo, per la sua condizione di cadetto, di mezzi finanziari, cercò di mettere a frutto l'alta carica ottenuta: sollecitò pertanto senza requie dagli otto pontefici che si succedettero tra la sua assunzione nel Sacro Collegio e la sua morte sempre nuovi e più ricchi benefici; mercanteggiò sapientemente il suo voto nei conclavi e ottenne notevoli sussidi, in particolare dalla Spagna. Riuscì così ad assicurarsi un'ingente fortuna personale (alla sua morte la sua argenteria venne valutata a più di 30.000 scudi, pari ad ottocentottantadue chilogrammi di argento fino), ma oscillando tra un partito e l'altro si guadagnò la diffidenza universale e della stessa corte di Madrid, che pure ai suoi inizi, anche in omaggio alla sua famiglia rimasta sempre fedele alla Spagna, lo aveva protetto.
Il 30 luglio 1563 cambiò il titolo di S. Lucia in Selci con quello di S. Adriano e nello stesso anno assunse l'amministrazione del vescovato di Torino, che il 12 maggio 1564 cedette a Geronimo della Rovere, riservandosi una rendita di 500 ducati. Il 18 genn. 1565 ottenne di passare dall'ordine dei diaconi a quello presbiterale; il 21 ag. 1566 gli fu affidata da Pio V l'amministrazione del vescovato di Mileto, mentre il 3 marzo 1567 passò dal titolo di S. Adriano a quello di S. Lorenzo in Lucina. Nel febbraio del 1568 si recò a Mileto, visitò la diocesi e prese importanti provvedimenti arricchendo la dotazione del capitolo, che aumentò di sette canonici e delle dignità di arciprete e di cantore. Il 9 febbr. 1573 cedette il vescovato di Mileto, in cambio di una pensione annua di 1.000 ducati d'oro, al vescovo di Oppido Giovanni Mario de Alessandris, che era già stato negli anni precedenti suo vicario generale nella diocesi. Il 13 ott. 1586 fu creato vescovo di Sabina da Sisto V, che il 2 marzo 1589 lo trasferì alla diocesi suburbicaria di Tuscolo.
Nel 1590, durante il conclave da cui uscì eletto Urbano VII, attaccò duramente il cardinale Marco Antonio Colonna, ma pochi mesi dopo, nel conclave per l'elezione di Gregorio XIV, aveva decisamente cambiato parere e parlava in suo appoggio. Nel conclave per l'elezione di Innocenzo IX fu tra i maggiori esponenti del partito spagnolo, ma, proseguendo nelle sue significative oscillazioni, l'anno successivo, nel conclave da cui uscì Clemente VIII, votava contro il candidato di Madrid. L'A., che il 20 marzo del 1591 era passato alla sede di Porto, nel 1597 fu incaricato da Clemente VIII, che si recava a Ferrara per la devoluzione di quel ducato alla Santa Sede, del governo di Roma col titolo di legato a latere.L'A. morì a Roma il 20 febbr. 1600.
Fonti e Bibl.: S. Guerra, Diurnali, a cura di G. De Montemayor, Napoli 1891, p. 184;G. Bentivoglio, Memorie e lettere, a cura di C. Panigada, Bari 1934, pp. 15, 27, 44, 69;V. Capialbi, Memorie per servire alla storia della santa chiesa miletese, Napoli 1835, pp. 54-56, 183-185;L. v. Pastor, Storia dei Papi, VII,Roma 1923, pp. 122, 123;VIII, ibid. 1924, pp. 5, 20, 180, 597;X, ibid. 1928,p. 10; XI, ibid. 1929, p. 461; G. van Gulik-C. Eubel, Hierarchia catholica…,III, Monasterii 1923, pp. 39, 57, 58, 64, 72, 73; P. Herre, Papsttum und Papstwahl im Zeitalter Philipps II, Leipzig 1907, passim; J.Delumeau, Vie économique et sociale de Rome dans la seconde moitié du XVIe siècle,I,Paris 1950, pp. 95, 445, 448, 453; A. Mercati, I costituti di Nicolò Franco dinanzi l'Inquisizione di Roma, Città del Vaticano 1955, pp. 54-57.